L’Australia è il primo Paese al mondo ad autorizzare l’Ecstasy terapeutica

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Da luglio sarà consentito l’uso dell’Mdma per il trattamento del disturbo post-traumatico da stress e della psilocibina, sostanza contenuta nei funghi allucinogeni, per la cura della depressione resistente ad altre terapie

di Francesco Russo

© Joubert/ Bsip via AFP – Pasticche di ecstasy

 

AGI – Dopo decenni di criminalizzazione, l’Mdma, ovvero l’ecstasy, e la psilocibina, la sostanza contenuta nei funghi allucinogeni, potranno tornare a essere utilizzati a scopo terapeutico in Australia. La Therapeutic Goods Administration (Tga) di Canberra ha annunciato, a sorpresa, che dal prossimo luglio psichiatri con un’autorizzazione apposita potranno prescrivere l’Mdma per la cura del disturbo post-traumatico da stress e la psilocibina per il trattamento della depressione resistente ad altre terapie.

L’Australia diventa così il primo paese al mondo ad autorizzare l’utilizzo medico di due sostanze con una lunga storia di sperimentazione clinica. La loro prescrizione sarà però limitata e resterà vietato servirsene al di fuori dei protocolli medici previsti. Il dottor David Caldicott, docente di medicina d’urgenza presso l’Australian National University, nondimeno ha parlato al ‘Guardian’ di un “passo molto gradito per allontanarsi da quelli che sono stati decenni di demonizzazione”.

L’ecstasy era stata sviluppata come soppressore dell’appetito nel 1912 e negli anni ’70 iniziò a trovare applicazioni terapeutiche nella psichiatria, in particolare negli Stati Uniti. L’esplosione, negli anni ’80, dell’uso ricreativo dell’Mdma condusse però alla proibizione, che in Australia fu sancita nel 1987. Quanto ai “funghetti magici”, nella “land down under” è tutt’altro che difficile trovarne diverse varietà in natura ma il loro possesso è illegale.

Secondo Caldicott, è diventato “chiarissimo” che una fornitura controllata di Mdma o psilocibina “può avere effetti notevolissimi su condizioni spesso considerate refrattarie al trattamento. Inoltre, prosegue il docente, “oltre a un beneficio terapeutico chiaro e in continua evoluzione, offre anche la possibilità di recuperare decenni di opportunità perdute di approfondimento del funzionamento interno della mente umana”, percorso abbandonato “per così tanto tempo nel quadro di una ‘guerra alla droga’ ideologica e mal concepita”.

La neuropsicologa cognitiva Susan Rossell, del Center for Mental Health di Swinburne, si approccia invece alla decisione con “un notevole grado di cautela” e sostiene siano necessariie ulteriori ricerche. “Non abbiamo alcun dato sui risultati a lungo termine, quindi questo mi preoccupa molto, ed è uno dei motivi per cui sto estendendo così tanto il mio studio”, ha dichiarato al quotidiano britannico Rossell, responsabile della maggiore ricerca mai svolta in Australia sull’efficacia della psilocibina nel trattamento della depressione. Prudenza riconosciuta dal Tga, la quale ha avvertito che “i pazienti possono essere vulnerabili durante la psicoterapia assistita da sostanze psichedeliche” e occorrono quindi “controlli per proteggerli”

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