Farina d’insetti

Agroalimentare & Enogastronomia

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Quando ero piccolo forse l’avrei anche mangiata la pasta fatta con farina d’insetti, l’avrei mangiata io e l’avrebbero mangiata certamente anche i miei genitori. C’era la guerra e la farina non si trovava facilmente e se si trovava costava tanto. Era il tempo in cui mia madre non aveva bisogno di scuotere la tovaglia per eliminare le briciole di pane, giacché pensavamo noi fratelli a non lasciarne neppure una. Era il tempo in cui mio padre,  distinto cancelliere di pretura, affrontò un viaggio avventuroso in un piccolo autocarro da Carrara a Pontremoli, per procurarsi un sacco di farina. Il figlio maggiore, sui quindici anni, seduto accanto al guidatore, e lui sopra, nella parte scoperta del mezzo. Fu una festa per tutta la famiglia quel sacco di farina. Era tanta ma non durò molto.

Era il tempo in cui ho sofferto tanto freddo e anche un po’ fame. Un po’, giacché mia madre a tavola qualcosa metteva sempre, se mancava la pasta, c’era la polenta di farina di granoturco o la polenta di farina di castagne. Quanta ne ho mangiata di questa! Ottima col latte bianco sopra. Ancora oggi mi gusto le frittelline di farina di castagne.
Ma adesso, dico io, adesso che posso persino permettermi il lusso di evitare le solite marche di pasta che si trovano nei supermercati, adesso, gente perfida, mi spiegate perché vorreste mangiassi le vostre schifezze?

Renato Pierri

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