Festival di Sanremo 2023: bilancio della terza serata

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Terza serata del Festival vuol dire “Conosciamo già tutte le vent’otto canzoni, dobbiamo solo riascoltarle fino all’alba e sorbirci lo show collaterale”. L’accendiamo? No, di certo. Forse poche volte come quest’anno – e lo dimostra uno share sempre alto (57,6%) anche se inferiore al precedente – questa puntata è stata fondamentale per definire beniamini e pezzi da scartare. Nella musica, si sa, predomina il relativismo e la soggettività per tutti gli artisti, tranne per uno, lui, il pistolero dell’Ariston, che anche ieri sera ha confermato di essere un fuoriclasse, sublime nella voce e ancora più sexy del solito nel look. Chissà perché sono convinta che da queste poche parole, persino chi non segue il Festival, ha capito di chi si tratta. Esatto, Mengoni. E chi se no. Per questi motivi – e perché ormai la sua vittoria è ampiamente assodata – invito a ragionare sulle canzoni in gara senza considerarlo.

Da che ho memoria, la giuria demoscopica appena entra in gioco stravolge la classifica e in malo modo: i 300 componenti di questa edizione sono stati come di consueto selezionati tra abituali fruitori e consumatori di musica, di età e gusti artistici differenti. Questo dovrebbe garantire un pluralismo indiscutibile e, invece, puntale come un orologio svizzero, dà una impennata notevole a brani che la stampa ha giustamente collocato in basso. Al suo punteggio, quest’anno va sommato anche il televoto, lo strumento più democratico inventato per far interagire in un programma televisivo il pubblico da casa. La voce del popolo, insomma, che però il più delle volte – con le dovute eccezioni che riconosco – è solo la dimostrazione nazionale della fanbase più forte e fedele. Non c’è tecnicismo, non c’è oggettività nella valutazione della canzone. Unendo le tre modalità di votazione previste dal Festival, queste autonomamente si annientano generando quella che è stata la classifica generale e provvisoria di ieri sera.

Davvero la canzone di Ultimo merita un secondo posto? È ai livelli de “I tuoi particolari”? Possiamo definirla così potente da scavalcare Colapesce e Dimartino, Madame, Coma Cose e Tananai? No, e molto difficilmente riuscirei a cambiare opinione in merito. “Alba” è il suo ennesimo buon pezzo da romanticone lagnoso, arrabbiato e triste, nulla di nuovo né di sensazionale a livello emotivo. Però riesce ad arrivare su ed è chiaro il perché: lui riempie gli stadi e dunque possiamo ben comprendere di quanto seguito gode e quanto il 50% riservato al televoto sia per lui significativo. Discorso similare vale per Mr. Rain, molto trascinante tra le nuove generazioni: gli riconosco una cifra stilistica attraente e una spiccata abilità comunicativa, ma a malincuore – perché “Supereroi” è un brano tenerissimo e ricco di positive vibes sempre ben accolte – bisogna ammettere che il terzo posto avrebbe dovuto spettare a qualche altro artista. Detto ciò, nella mia ideale top 10 lui senz’altro c’è.

Lotta al razzismo, accettazione, autenticità ed empatia. Questo ha trasmesso la co-conduttrice della terza puntata, voluta fortemente da Amadeus, la pallavolista padovana Paola Egonu. “Sapete, da bambina ero fissata coi ‘perché. Perché sono alta? Perché mio nonno vive in Nigeria? Perché mi chiedono se sono italiana? Poi sono diventata più grande e i perché sono continuati. Perché mi sento diversa? Perché vivo questa cosa come una colpa? Perché ogni volta mi sono punita dando una versione sbagliata di me stessa? Con il tempo ho capito che questa mia diversità è la mia unicità. E che nella domanda ‘Perché io sono io?’ c’è già la risposta: ‘Perché io sono io!”. Essendo stata accusata di vittimismo per aver semplicemente raccontato alcuni suoi episodi spiacevoli legati al colore della sua pelle, la Egonu ha sentito l’esigenza di liberarsene, spiegando sul palco dell’Ariston che se “Prendete dei bicchieri di vari colori e ci mettete dentro l’acqua, vedrete che la maggior parte delle persone sceglierà il bicchiere trasparente, solo perché il suo contenuto è più limpido. Eppure, se proverete a bere da uno dei bicchieri colorati, scoprirete che l’acqua ha sempre lo stesso gusto, perché siamo tutti uguali oltre le apparenze”. Un messaggio senza fronzoli sull’uguaglianza e sull’integrazione del diverso da parte di chi direttamente continua a sperimentare e subire i pregiudizi, purtroppo ancora dilaganti in Italia. E lo fa con il sorriso e un’emozione contagiosa che più volte la fa inceppare nel discorso ma lo rende al tempo stesso vero e tremendamente sentito. Con consapevolezza, dolcezza e umiltà la nostra campionessa ha poi concluso virando verso un’altra strada: l’accettazione della fallibilità, dichiarando: “Nella mia storia di giocatrice, sono più le finali che ho perso di quelle che ho vinto. Eppure questo non fa di me una perdente, così come non lo è chi prende un brutto voto a scuola, chi non riesce a realizzare al primo colpo il suo sogno e nemmeno chi arriva nelle ultime posizioni della classifica del Festival di Sanremo”.

Simpaticissimo il duetto Morandi-Sangiovanni su “Fatti ri-mandare dalla mamma a prendere il latte”, rivisitazione del celebre successo degli anni 60 nella versione nonno-nipote. Sangiovanni, infatti, ha emulato il grande Gianni nelle movenze e addirittura indossando un abito nero elegantissimo con una classicheggiante riga al lato del ciuffo mantenendo però il suo linguaggio artistico 3.0. Possiamo affermare quindi che la tradizionale benedizione di un mito della musica nei confronti di un emergente è tornata in voga ed è avvenuto tutto in mondovisione. > https://www.raiplay.it/video/2023/02/Sanremo-2023-terza-serata-Sangiovanni-e-Gianni-Morandi-cantano-Fatti-rimandare-dalla-mamma-9c968703-9e98-41c0-877e-d4e1329282e6.html

Altro che i Black Eyed Peas accolti mercoledì sera, i veri superospiti internazionali di questa 73esima edizione sono stati le nostre star, l’orgoglio italiano, i Maneskin. Trionfali sin dalla traversata della platea tra il tripudio di applausi del pubblico, hanno infuocato il palco con una rapsodia rockettara, di sudore, anima e anticonformismo: “I wanna be your slave”, “Zitti e buoni”, “The loneliest” e “Gossip” accompagnati dalla leggenda Tom Morello, chitarrista dei Rage Against the Machine. Uno strepitoso poker d’assi, eppure solo un piccolo assaggio dei loro live in cui presenteranno il loro nuovo album “Rush” al primo posto nelle classifiche di 15 nazioni. Riportare una così scatenata e spettinata energia, marchio di fabbrica acclamato in ormai in tutto il mondo era proprio necessario? Assolutamente sì, un antidoto contro la noia che, ammettiamolo, si stava cominciando a far sentire. E per la loro incredibile ascesa all’olimpo hanno anche ricevuto il premio “Città di Sanremo”. Insomma, non vanno mai via dal festival a mani vuote (e a ben ragione). > https://www.raiplay.it/video/2023/02/Sanremo-2023-terza-serata-LAriston-in-fiamme-per-i-Maneskin-751a7509-1e11-4520-9bcb-21c21fd1ddf9.html

Doveroso e degno di essere qui citato anche il tributo a Burt Bacharach, uno dei più celebri compositori di canzoni e colonne sonore passate alla storia e vincitore di sei Grammy e tre Oscar, scomparso ieri a 94 anni.

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