Qatargate, Cozzolino arrestato in una clinica a Napoli

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All’europarlamentare vengono contestati i reati di organizzazione criminale, corruzione e riciclaggio. Il provvedimento è stato notificato dalla guardia di finanza quando il deputato europeo stava per essere dimesso da una clinica a Posillipo. In mattinata era stata perquisita la casa di Bruxelles. La parabola di Andrea Cozzolino

di Lucia Licciardi

© Armando Dadi / AGF
– L’eurodeputato del Pd Andrea Cozzolino

 

AGI –   Andrea Cozzolino è stato arrestato dai militari della guardia di finanza: l’europarlamentare sospeso dal Pd stava per essere dimesso da una clinica di Posillipo dove si era sottoposto ad accertamenti per alcuni problemi di salute. Sarà portato nel carcere di Napoli-Poggioreale nel reparto dei ‘primi accessi’.

Il provvedimento, emesso dalla magistratura belga ed eseguito dalle fiamme gialle,  è scattato nell’ambito del Qatargate, lo scandalo su presunte mazzette che ha coinvolto diversi funzionari e politici a Bruxelles.

Nel Mandato d’arresto europeo notificato questa sera dal Gico della Guardia di Finanza di Napoli  –  firmato dal giudice belga Michel Claise  – a Cozzolino vengono contestati profili penali che riguardano reati di organizzazione criminale, corruzione e riciclaggio.

A tirarlo in ballo, come viene ricostruito nelle 23 pagine del mandato che l’AGI ha visionato, nell’indagine che è partita da Pierantonio Panzeri e i suoi rapporti con componenti del Parlamento europeo con pressioni per decisioni a favore del Qatar e del Marocco, è un interrogatorio del suo ex assistente Francesco Giorgi (“Cozzolino è implicato per il Marocco”, dice testualmente al magistrato).

Cozzolino dal 2019 è presidente della delegazione per le relazioni con i paesi del Magreb e l’unione del Maghreb arabo, co-presidente della commissione parlamentare mista Marocco-Ue, e dal 2022 membro della commissione d’inchiesta del Parlamento europeo Pegasus.     Panzeri e Giorgi, si legge ancora nel mandato, hanno fatto pressioni in cambio di denaro per avere decisioni o dichiarazioni a favore del Marocco in seno al Parlamento europeo in particolare attraverso Eva Kaili, Marc Tarabella, Andrea Cozzolino e Maria Arena, nella tesi degli inquirenti.

Cozzolino per l’inquirente belga a contatti diretti con Abderrahim Atmoun, uomo “con un ruolo chiave in un caso di corruzione”, si legge nel documento, si incontra con lui a Bruxelles giugno del 2021, e ricevi da lui così come Giorgi denaro; l’incontro sarebbe avvenuto in Polonia, dove Cozzolino non avrebbe ricevuto solamente una onorificenza. Altro incontro a Bruxelles nel suo appartamento.

C’è poi una conversazione intercettata tra Panzeri e Giorgi in cui i due si dicono che stanno facendo in modo che Cozzolino entri nella commissione speciale del Parlamento europeo Pegasus. A marzo 2022 inoltre  Giorgi contatta Panzeri perché Cozzolino faccia una dichiarazione per il Marocco.

Cozzolino aveva già esposto la sua versione dei fatti al Parlamento europeo, dopo aver chiesto ai giudice inquirente di essere sentito sui fatti, sottolineando che non aveva mai presentato alcuna risoluzione urgente in favore del Marocco, e ne aveva sostenuta una soltanto a giugno 2021 ma in una data diversa da quella indicata dalle carte dell’inchiesta.

Aveva inoltre ricordato che Atmoun era stato presidente della commissione parlamentare mista Marocco-Ue per quasi 10 anni fino a prima che lui fosse designato, e ha avuto con lui rapporti di frequentazione come tanti altri europarlamentari italiani perché Atmoun è sposato a una italiana, rapporti sporadici. “Il sospetto nei miei confronti è basato sul fatto che Giorgi lavorasse alle mie dipendenze essendo stato in precedente assistente di Panzeri- aveva detto – ma quando ho assunto Giorgi era tra i più brillanti giovani funzionari di Bruxelles e poteva vantare anche un’importante rete di relazioni istituzionali e Panzeri dal cui ufficio proveniva era tra i più stimati i parlamentari italiani uscenti”.

La misura restrittiva viene chiesta dal giudice belga per “gravi indizi di colpevolezza” e per “il timore che l’indagato possa commettere nuovi reati o delitti analoghi o più gravi” o che “ostacoli il regolare svolgimento delle indagini o si sottragga all’azione della giustizia tentando di occultare prove, o di entrare in collisione con terzi al fine di impedirle o per indurre false testimonianze”.

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