Demolita la villa-bunker del boss Zagaria

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Alla demolizione era presente anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il presidente della Regione, Vincenzo De Luca. Ancora irrisolto dopo oltre un decennio il mistero della pen drive a forma di cuore, rinvenuta proprio nel bunker all’atto dell’arresto e mai comparsa nei verbali di sequestro. video

© Mena Grimaldi
AGI –  Era il suo ultimo covo. Protetto da un sofisticato sistema di sorveglianza, connesso al mondo da una rete segreta di citofoni, reso sicuro da un ampio bunker nascosto sotto il salotto da una botola mascherata nel pavimento e attivata da un complesso congegno elettrico. Sono partite alle 11 di questa mattina le operazioni di abbattimento della villetta in via Mascagni a Casapesenna dove ha vissuto i suoi ultimi istanti da uomo libero l’ex primula rossa dei Casalesi, il boss Michele Zagaria.

Lo Stato prima o poi vince”, disse prima dell’arresto, il 7 dicembre 2011. Ed è forse per sottolineare questa vittoria che le ruspe sono entrate in azione davanti al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e al presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. Presenze fortemente simboliche e, per certi versi, necessarie. “Una giornata importantissima”, sottolinea lo stesso Piantedosi. “Oggi è la giornata della demolizione  – aggiunge il ministro subito dopo – ma la costruzione di nuovi simboli passa anche attraverso la ricostruzione e qui ci sarà un bel progetto dall’alto valore sociale”.

In quello spazio, alla fine di una stradina angusta, dove le macerie saranno portate via e tombato il bunker, fra circa 12 giorni, verrà infatti costruito un parco pubblico. “Un messaggio di fiducia e speranza per i cittadini di Casapesenna”, dice ancora Piantedosi, quello portato dallo Stato. Importante ma non sufficiente perche, come ha ricordato l’ex procuratore antimafia Federico Cafiero de Raho, che da pm e’ stato il primo a combattere la camorra dei casalesi e a ottenere la prima sentenza nel maxiprocesso Spartacus contro questo clan, “la strada per riportare la legalità in queste zone è ancora lunga”.

Lo Stato ha vinto rispetto a Zagaria – esplicita de Raho, oggi parlamentare del M5S – ma non ha sgominato la camorra. Occorrono forze per sostenere sviluppo sociale ed economico, occorrono piu’ forze dell’ordine per dare una segnale forte di presenza dello Stato”.

Ed è proprio con quest’abbattimento, che si è riaperto anche il dibattito sulla valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata. 20.000 in tutta Italia, 4000 solo in Campania.

Piantedosi ammette che “talvolta ci sono delle difficoltà”,  ma chiarisce che “c’è un’attività straordinaria e stiamo lavorando affinché si possa dare una rappresentazione giusta alla preziosa attività di recupero di questi beni che lo Stato fa attraverso l’agenzia nazionale dei beni confiscati. La lotta alla criminalità organizzata è al primo posto dell’azione non solo del Ministero dell’Interno e dell’intero Governo”.
Il lavoro delle ruspe, il cui inizio viene salutato da un applauso della piccola folla dei presenti, “è un segnale di grande valore, un punto di passaggio, di svolta da un tempo nel quale qui regnava la paura, a un tempo nel quale si potrà lavorare con serenità e tranquillità nel rispetto delle regole, cercando di creare un futuro ad una generazione di ragazzi che dovremmo salvare dalla delinquenza organizzata, ma anche dalla disperazione”, dice De Luca.

La Regione, del resto, ha messo in campo le risorse finanziarie e personale Sma per arrivare a questo risultato. “Casapesenna non è più il paese di Zagaria, ma della sua gente.

Dopo tante pagine nere scritte in questo territorio festeggiamo finalmente una pagina di legalità e di sinergia con lo Stato”, rimarca il sindaco, Marcello De Rosa.

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