Gaza, scontri no stop e rischio nuova Intifada

I fucili in Medio Oriente continuano a sparare, esacerbando quelle tensioni mai sopite e che esplodono ogni volta in maniera più crudele. A farne le spese, su tutti, è sempre prima la popolazione civile, di qualsiasi bandiera e religione essa sia. E mentre Nablus diventa teatro dell’ultimo attacco, a cui risponde una ritorsione notturna, ci si chiede come esorcizzare un conflitto allargato di possibile portata nucleare

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L’intensificazione delle tensioni in Medio Oriente, scaturita da un’operazione militare israeliana nella città cisgiordana di Nablus, sta scatenando un nuovo ciclo di violenza nella regione. L’azione degli eserciti di Netanyahu sarebbe partita con lo scopo di neutralizzare due individui ricercati, appartenenti alla fazione palestinese nota come “Fossa dei Leoni e coinvolti in attacchi contro gli apparati di difesa israeliani, nelle regioni della Giudea e della Samaria.

Secondo Tel Aviv, questi terroristi sarebbero stati uccisi in quanto rappresentavano una minaccia imminente di ulteriori attentati verso la propria popolazione. Il tutto sarebbe avvenuto durante la demolizione della casa in cui erano nascosti insieme a un ex membro della Jihad Islamica, che avrebbe tentato la fuga prima di essere ucciso nello scontro a fuoco apertosi con gli agenti israeliani, di pattuglia all’esterno dell’edificio.

Terrorismo ed estremismo, i due volti di un odio che invoca l’ONU

L’accaduto ha sollevato una serie di proteste per le strade di Nablus, che sono sfociate in incidenti tra manifestanti palestinesi e forze di sicurezza di Israele (del “nemico sionista”, come vengono definiti dai locali). In queste rivolte avrebbero perso la vita 11 persone e sarebbero stati annoverati oltre 100 feriti, tant’è che anche l’Autorità Nazionale Palestinese, dal canto suo, avrebbe definito la missione portata a termine come “un atto di terrorismo organizzato“, chiedendo rapidamente all’ONU di intervenire in maniera più decisa per evitare futuri massacri. Ma il segretario generale dell’organismo newyorkese, Antonio Guterres, per ora si sarebbe limitato a descrivere il contesto come la situazione “più incandescente da anni”, invitando entrambe le parti a prendere posizioni atte a ridurre le tensioni.

La fiamma dell’odio, invece, pare alimentarsi ulteriormente, fomentata dalle moltissime azioni intimidatorie intraprese in nome di una presunta guerra all’estremismo, le cui principali vittime, per ora, sono state prettamente civili. E le ultime ostilità registrate si sarebbero protratte persino durante tutta la notte scorsa, quando si è verificato il lancio di 6 razzi su Israele da parte dei combattenti palestinesi. Cinque di questi missili sarebbero stati intercettati dal sistema difensivo con la Stella di David, noto come “Cupola di Ferro“, mentre uno sarebbe precipitato in una zona scarsamente popolata, senza causare fortunatamente né morti né feriti.

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Proporzionalità o escalation: un’instabilità pericolosa per gli equilibri mondiali

Israele, a sua volta, avrebbe prontamente risposto con nuovi raid aerei sulla Striscia di Gaza, prendendo di mira non solo un sito di produzione di armi, ma anche (e ci si chiede perché) una struttura medica e una scuola, causando il ferimento collaterale di donne e bambini inermi. Questa rappresaglia non avrebbe rispettato – nuovamente – il principio internazionale della proporzionalità nei confronti dei danni subiti, suscitando paure per una possibile escalation di violenza e per lo scoppio di un’ipotetica nuova “Intifada” (lett.: “rivolta”, dall’arabo).

In questo quadro, l’instabilità mediorientale comincia a rappresentare una minaccia globale, poiché potrebbe scatenare una guerra regionale tra quell’Israele, affiancato dall’Occidente, e l’Iran, non solo alleato delle maggiori organizzazioni palestinesi ma anche “appoggiato” da potenze militari come Russia e Cina. Questo conflitto potrebbe quindi portare a sviluppi internazionali e ostacolare ogni sforzo compiuto per risolvere altre crisi mondiali, come quella in Ucraina, dove i giganti nucleari della Terra sono già faccia a faccia da tempo. L’equilibrio rimane estremamente fragile e la necessità di sforzi diplomatici, utili a prevenire l’allargamento del fronte in Medio Oriente, è più che mai fondamentale.

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Fonti online:

ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Marco Paganelli del 23 febbraio 2023), Contropiano, InfoAut, Il Post, Rai News, La Sestina, Il faro sul mondo.

Canale YouTube: Pagine Esteri, Euronews (in Italiano).

Antonio Quarta

Redazione Il Corriere Nazionale

Corriere di Puglia e Lucania

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