Da che cosa fuggivano i naufraghi di Crotone

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Il governo di Kabul fa sapere di pregare per quei “martiri”, ma dietro la tragedia c’è l’aggravarsi di una situazione sociale, politica ed economica che rende la vita di milioni di afghani sempre meno sostenibile: circa 700mila persone hanno perso il lavoro negli ultimi 18 mesi e i costi dei beni alimentari sono cresciuti del 30%

di Nicola Graziani

© KABUL, AFGHANISTAN
– Una strada di Kabul

 

AGI – Da cosa fuggivano le decine di migranti, quasi tutti afghani, che hanno perso la vita a pochi metri dalla costa di Crotone? Il governo di Kabul fa sapere di pregare per quei “martiri”, ma dietro la tragedia c’è l’aggravarsi di una situazione sociale, politica ed economica che rende la vita di milioni di afghani sempre meno sostenibile. “Con grande tristezza abbiamo appreso che 80 rifugiati afghani, tra cui donne e bambini, che stavano viaggiando dalla Turchia verso l’Italia su una barca di legno, sono annegati nel mare del sud Italia”, ha affermato nei giorni scorsi il ministero talebano degli Esteri.

“L’Emirato islamico dell’Afghanistan prega per il perdono dei martiri e per la sofferenza delle famiglie e dei parenti delle vittime, esortando ancora una volta tutti i cittadini a non recarsi all’estero attraverso l’immigrazione irregolare”, ha aggiunto. Dopo il ritiro Usa dall’Afghanistan nel 2021, scrive AsiaNews, e la riconquista del Paese, le condizioni di vita della popolazione sono drammaticamente peggiorate.

700mila afghani hanno perso il lavoro negli ultimi 18 mesi

Secondo quanto dichiarato ieri in conferenza stampa da Ramiz Alakbarov, vice rappresentante speciale delle Nazioni Unite e coordinatore umanitario per l’Afghanistan, circa 700mila persone hanno perso il lavoro negli ultimi 18 mesi. Nello stesso periodo il prodotto interno lordo (Pil) è diminuito del 35%, mentre i costi dei beni alimentari sono aumentati del 30%.

Sono almeno 28 milioni (, tra cui oltre 15 milioni di bambini su una popolazione di meno di 42 milioni) le persone che dipendono dagli aiuti umanitari e “l’Afghanistan rimane la più grande crisi umanitaria del mondo nel 2023, nonostante, ovviamente, i recenti devastanti terremoti in Turchia e Siria”, ha affermato Alakbarov, aggiungendo che il 75% del reddito delle famiglie afghane viene speso per il cibo.

Il problema dello smaltimento degli ordigni esplosivi

Le agenzie Onu hanno dichiarato di avere bisogno di almeno 4,6 miliardi di dollari per far fronte alla situazione umanitaria. Si stima inoltre che nel 2023 serviranno almeno 18,3 milioni di dollari per lo sminamento e lo smaltimento degli ordigni esplosivi: dopo decenni di conflitti, l’Afghanistan è infatti uno dei Paesi con il più alto tasso di contaminazione da ordigni esplosivi al mondo, e si calcola che circa il 15% della popolazione abbia qualche forma di disabilità a causa delle mine, della povertà e della mancanza di accesso ai servizi di base.

Riguardo le restrizioni nei confronti delle donne, scrive ancora asiaNews, non ci sono stati “sviluppi incoraggianti” sul piano dell’istruzione, ha continuato Alakbarov, aggiungendo che i talebani hanno fatto qualche eccezione alla partecipazione delle donne in alcuni settori, come quello sanitario.

Negli ultimi quattro mesi le autorità talebane hanno inoltre interferito nella distribuzione di aiuti alla popolazione: “La maggior parte dei problemi di accesso, e ciò che sta portando alla sospensione temporanea dei programmi umanitari negli ultimi tempi, è legata alle direttive contro le donne afghane che lavorano per le ong nazionali e internazionali”, ha spiegato il vice rappresentate speciale. “Non è legato a questioni di sicurezza e continuiamo a godere di un buon accesso fisico in tutto il Paese”, ha aggiunto.

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