ENI, uno stato parallelo?

Ambiente, Natura & SaluteEconomia & Finanza

Di

L’ex ministro e presidente del consiglio Giuliano Amato, considerava l’ENI uno stato parallelo.

Storico lo scontro di tanti anni fa, tra ENI e il ministro Formica che denunciò l’affare ENI – PETRONIM definito da un grande giornalista come Statera, “ la nonna di tutte le tangenti”.

I dispacci diplomatici segreti diffusi da Assange , contenenti i particolari dei rapporti tra governo italiano e Putin. Finisco con le rivelazioni di Guzzanti sui rapporti ENI governo e , che costò al giornalista lo scranno di parlamentare.

Tutto questo per introdurre alcune enormità di ENI , che era e resta potentissima. Tanto potente da “ fregarsene” non solo dell’Europa , ma paradossalmente anche dell’Italia.

I fatti : esiste un pacchetto  Fit for 55 del Green Deal europeo e un   piano , sempre della UE denominato REPowerEU.

L’obiettivo è che al 2030 il 45% della energia deve provenire da fonte rinnovabile. Questo equivale che al 2030 , l’80% dell’energia elettrica dovrà essere prodotta da fonti rinnovabili.

Lo strumento principale, per raggiungere l’obiettivo sarà quello dei Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza , che integrati con gli obiettivi del REPowerEU mette , a disposizione quasi 300 miliardi di euro fino al 2027.

Solo il 4%,  quindi 12 miliardi dovranno essere destinati a infrastrutture, per i combustibili fossili.

IL 96% dovrà finanziare la crescita delle rinnovabili , l’idrogeno verde , le pompe di calore, l’efficienza energetica, in campo domestico e industriale , il biometano e la rete elettrica da adeguare.

Obiettivi di decarbonizzazione, per limitare le emissioni di gas serra , in particolare di CO2 e metano. La strategia di ENI invece quale è? Nel piano pluriennale è prevista la produzione di gas ,che passerà al 60% del business .

IL GNL raddoppierà passando da 9 milioni di tonnellate del 2022, a 18 entro i prossimi tre anni. Intanto ENI ha annunciato un utile operativo di 20,4 miliardi di euro determinato  dalle altissime bollette, che hanno colpito famiglie e imprese.

Profitti che per il 70% andranno ai privati , invece che investire sugli obiettivi di decarbonizzazione richiesti da provvedimenti UE e leggendo i Rapporti IPPC.

 IL 75% degli investimenti di ENI andrà alle fonti fossili, fregandosene proprio da Stato parallelo della UE, dell’Agenzia Internazionale per l’Energia e di IPCC.

Le azioni di ENI per la decarbonizzazione? Investimenti nelle tecnologie che catturano la CO2 e,  successivamente sarà stoccata.

La tecnologia di cattura della CO2 non è  matura e i prototipi sperimentali ,in funzione catturano frazioni infime rispetto ai 52 miliardi di tonnellate di gas serra globalmente prodotti.

Due  ultime  osservazioni.

Può la Unione europea consentire che,  per la costruzione di terminali GNL e gasdotti derogare dal principio di non causare danni all’ambiente ovvero il Principio DNSH  ( Do Not Significant Harm)?

IL DNSH è richiesto dall’art 18 del regolamento RRF (il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza), il quale prevede che tutte le misure dei Piani Nazionali ,per la Ripresa e la Resilienza (PNRR), nonché gli interventi da essi finanziati, debbano essere conformi al principio del “Do No Significant Harm” (DNSH), sancito dal Regolamento Tassonomia (Reg. UE 2020/852) all’art. 17.

ENI è al 111 posto nella classifica Fortune 2022  sulle prime 500 aziende , per fatturato al Mondo e al 4 posto come multinazionale europee per idrocarburi fossili.

L’altra osservazione riguarda quale motivazione politica può consentire,  a una società come ENI detenuta e controllata dal Ministero dell’Economia con il 30% pagare le tasse sui colossali profitti in Olanda ?

Un rilevante gettito fiscale sottratto al fisco italiano

Perché?

Non solo ENI paga le tasse in Olanda, a seguito del trasferimento della sede anche  Enel, Saipem, Mediaset, Agip, Pirelli, Armani Olanda, Stefanel International holding, Benetton Olanda, Telecom Italia, Tiscali Olanda, Fiat, Piaggio, FCA, Ferrari, Exor, Aprilia, Luxottica, Segafredo, Ferrero, Barilla e altri.

Un paese con colossali problemi di debito pubblico, disoccupazioni e disuguaglianze crescenti.

Alla fine ci “ mangeremo” la democrazia trasformata, in plutocrazia!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube