In Mali i golpisti hanno rinviato il referendum sulla Costituzione

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La data prevista era il 19 marzo ma le autorità di transizione, i militari al potere dopo due colpi di Stato, hanno deciso di spostarla, senza specificare una nuova data, per questione “tecniche”

di Angelo Ferrari

© MICHAEL KAPPELER / DPA / dpa Picture-Alliance via AFP – Soldato golpista in Mali

AGI – Il voto per ratificare o meno la nuova Costituzione del Mali è stato rinviato. La data prevista era il 19 marzo, ma le autorità di transizione, i militari al potere dopo due colpi di Stato, hanno deciso di spostarla, senza specificare una nuova data, per questione “tecniche” legate all’insediamento della neonata “autorità indipendente di gestione delle elezioni“.

Molti analisti, tuttavia, ritengono che questo rinvio sia il preludio per il prolungamento della transizione che dovrebbe culminare con le elezioni presidenziali del febbraio 2024, momento in cui si dovrebbe ripristinare l’ordine costituzionale e il ritorno del potere nelle mani dei civili. Una condizione dettata, anche, dalla Comunità economica dell’Africa occidentale (Ecowas) che sottopone il Mali a sanzioni e che potranno essere tolte solo quando il paese tornare a una situazione di normalità.

Dopo la decisione della giunta militare l’Ecowas non ha reagito, segno di un imbarazzo o di discussioni in atto con le autorità di transizione. Il governo maliano non ha ancora annunciato una nuova data per il referendum, ma ha detto chiaramente che la scadenza, negoziata con l’Ecowas per il ritorno all’ordine costituzionale, resta una “priorità assoluta”, perché “il capo dello Stato è fermamente impegnato a rispettare questa data”.

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Soldati in Mali

L’impegno è quindi fermo, ma verrà mantenuto? I sostenitori delle autorità di transizione non hanno dubbi al riguardo e ritengono che questo rinvio sia una decisione saggia viste le difficoltà legate all’organizzazione del referendum. Ma chi pensa, al contrario, che i cinque colonnelli golpisti vogliano restare al potere il più a lungo possibile vede in questo l’inizio di uno scenario a lungo preannunciato, quello del prolungamento della transizione.

Soprattutto tra gli oppositori, ma anche tra i tradizionali sostenitori delle attuali autorità, molti sono preoccupati per le divisioni che questo progetto costituzionale sta creando all’interno della società maliana. Per le giunta militare sono solo questioni tecniche che potranno essere risolte entro la fine di giugno, come stimano le stesse autorità.

I problemi da risolvere

Non sono di poco conto, una su tutte: la distribuzione delle carte di identità biometriche. Secondo l’ex primo ministro Moussa Mara, del partito Yelema – non è né un sostenitore né un oppositore delle attuali autorità – il rinvio del referendum è un motivo di preoccupazione. “La transizione è, per definizione – sostiene Moussa Mara – un periodo di incertezza, quindi possiamo capire che siamo in ritardo, il governo è deciso a rimandare per qualche tempo.

La domanda essenziale è: come compensare questo ritardo affinché si possano tenere le varie elezioni intermedie che sono previste nell’ambito della transizione, fino all’ultima elezione che è quella presidenziale del 2024? Come andare avanti, come recuperare il ritardo? Ho quindi chiesto a tutti di accelerare i tempi”.

Di decisione “saggia, onesta e patriottica“, parla Aboubacar Sidick Fomba, presidente del partito Alleanza Democratica del Popolo Maliano e che siede nel Consiglio Nazionale di Transizione (CNT, Assemblea Legislativa durante il periodo di transizione) e Vicepresidente di Corema (Collettivo per la Rifondazione del Mali).

Secondo Fomba la decisione “è in linea con le priorità del momento. Certo, il ritorno all’ordine costituzionale è un chiaro desiderio delle autorità transitorie, ma la priorità delle priorità è innanzitutto mettere in sicurezza il territorio e le necessarie riforme prima di andare alle elezioni. E non ci saranno elezioni in Mali senza prima il voto referendario. Questo è ciò che la gente chiede”.

L’ex ministro Amadou Koita, del Partito socialista Yeelen Koura – uno dei portavoce del Quadro dei partiti e dei gruppi politici per il ritorno all’ordine costituzionale – è preoccupato per questo rinvio e chiede l’annullamento definitivo del referendum: “Non siamo rimasti sorpresi – dice – perché sin dalla presentazione del calendario, ci siamo resi conto che non era stata prevista alcuna disposizione per rispettarlo. Il governo non sta lavorando per garantire il rispetto della tempistica e della scadenza per la transizione. Per noi è una delusione totale. Una delusione e motivo di preoccupazione”.

Per l’ex ministro Koita si dovrebbe abbandonare definitivamente l’idea del referendum e il “governo deve cominciare ad affrontare, oggi, l’organizzazione delle altre elezioni intermedie e di quelle presidenziali, secondo il calendario che esso stesso ha presentato alle forze vive della nazione e alla comunita’ internazionale”.

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