Un viaggio sulle due ruote: riflessioni attorno al tandem

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Pubblichiamo una riflessione di Vincenzo Punzo

UN VIAGGIO SULLE DUE RUOTE: RIFLESSIONI ATTORNO AL TANDEM

Il tandem fa parte della famiglia della bicicletta, è un mezzo con doppia pedalata.

Prima di inoltrarci nel tandem, un brevissimo cenno sulla storia della bicicletta che nasce come mezzo aristocratico. Il primo biciclo, con la gigantesca ruota anteriore, comparso intorno al 1870, era infatti considerato un segno di distinzione sociale e pochi se lo potevano permettere. Di li a poco, però l’evoluzione tecnica avrebbe portato alla creazione della bicicletta come la conosciamo noi, con le due ruote uguali, via via più maneggevole e sicura.

Dal 1885 in poi, anche in Italia, grazie ad aziende storiche come  Bianchi, Olympia, Atala, Torpado, la bici ha sfondato ed è diventata onnipresente, un bene di consumo popolare. Nel 1896, secondo le prime statistiche, circolavano circa 30 mila biciclette e appena vent’anni dopo, più di un milione e 300 mila.

Eppure nella sua storia si legge anche del difficile rapporto tra la modernità D il nostro paese, perché non sempre la bicicletta è stata vista di buon occhio, troppo moderna, troppo facile per una società conservatrice come quella tra Ottocento e Novecento. Andare in bici era un gesto quasi sfrontato, una donna in bicicletta si staccava dalla casa e dal focolare domestico ed un giovane prendeva la distanza dai luoghi dell’educazione tradizionale, tanto che la chiesa temeva che le due ruote potessero favorire una sorta di neopaganesimo. Infatti nel 1894 il cardinale, sua eminenza Giuseppe Sarto (futuro Papa Pio X), ne proibì l’uso ai sacerdoti, anche se per molti di loro era comodissimo inforcare la bici per raggiungere i parrocchiani in campagna o nelle periferie.

Torniamo quindi al tandem, tanti sono gli spunti e le sfumature che l’immagine di questa diversamente bicicletta ci regala, in primis è una bicicletta a doppia pedalata, quindi come funziona? Come fa a mettersi in movimento? Il guidatore è il passeggero anteriore il quale non solo comanda la direzione, ma anche i freni e il cambio, la trasmissione del moto invece avviene attraverso due assi,  per funzionare necessita quindi di una certa sincronizzazione tra i movimenti dei due ciclisti, ma anche di un grado di allenamento analogo per non creare troppa disparità nella percezione dello sforzo.

Credo che sia ben chiaro che muoversi in bicicletta sia diventato uno stile di vita, da soli o in  compagnia come sul tandem, in questo caso due ciclisti si mettono d’accordo in modo da unire contemporaneamente le proprie forze per il raggiungimento di un preciso obiettivo.

Quindi nel pedalare si trovano varie e rapide soluzioni di complicità, ed allora viene da domandarsi: perché a volte è più facile trovare complicità fra uomo (inteso come genere umano) e mezzo meccanico, fra uomo e animale, fra uomo e natura e non fra uomo e uomo?

E’ proprio vero che l’unica catena che rende liberi è quella della bicicletta.

 

Vincenzo Punzo

 

Savona, 16 marzo 2023

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