Dopo tre anni di rigorosa politica di zero-Covid torna il “China Development Forum”. Molte aziende a stelle e strisce continuano a vedere nell’enorme mercato dei consumi del colosso asiatico una scommessa a lungo termine ma pesano le tensioni tra Pechino e Washington
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Il Financial Times ricorda che il prossimo fine settimana, l’ex segretario di Stato Henry Kissinger, l’investitore Ray Dalio e i dirigenti d’azienda americani, tra cui Jon Moeller di Procter & Gamble, si recheranno, con non poco imbarazzo, a Pechino per quella che è stata presentata come una festa di riapertura dopo tre anni di rigorosa politica di zero-Covid.
I venti contrari che da Washington gravano sugli interessi commerciali statunitensi in Cina si contrappongono all’evento, simile a ‘Davos’ che punta sulle “opportunità e sulla cooperazione”. “Non credo che gli americani se ne staranno con le mani in mano, ma probabilmente faranno di tutto per rimanere sullo sfondo e lontano dai riflettori”, ha dichiarato Francis Bassolino, managing partner di Alaris Consultancy a Shanghai.
Tuttavia, il clima geopolitico potrebbe al contrario incoraggiare alcune aziende Usa a investire maggiormente in Cina che rimane il mercato di crescita più interessante al mondo, per le aziende in grado di anticipare un cambiamento rapido. “Alcuni dirigenti delle multinazionali, tra cui molte aziende americane – ha spiegato il premier cinese Li Qiang – mi hanno tutti detto di essere ottimisti sul futuro di Shanghai e della Cina”.
In un recente sondaggio, la Camera di Commercio Americana in Cina ha rilevato che, lo scorso anno, più della metà delle aziende in Cina non è stata redditizia, ma per “quest’anno sembra che l’economia stia andando nella giusta direzione”.