Bomba in un bar a San Pietroburgo, ucciso il blogger russo Tatarsky

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L’ordigno sarebbe stato nascosto in una statuetta portata da una ragazza 26enne, arrestata nella notte. Nell’attacco anche 25 persone ferite. Per Kiev “è terrorismo interno”

© Olga Maltseva/ AFP – Polizia a San Pietroburgo

AGI – Un noto blogger russo, Vladen Tatarsky, è rimasto ucciso nell’esplosione di una bomba in un caffé di San Pietroburgo. Secondo le indicazioni raccolte dalla stampa russa, la bomba esplosa nel bar del centro della città sarebbe stata nascosta in una scatola contenente una statuetta consegnato da una ragazza al blogger che poi è rimasto ucciso. La 26enne, Daria Trepova, sarebbe stata arrestata nella notte.

Il quarantenne Vladlen Tatarsky, nato in Ucraina nel Donbass, aveva oltre mezzo milione di “follower” sul suo profilo Telegram ed era noto per i suoi post polemici contro i vertici delle forze armate. L’esplosione è avvenuta allo “Street Bar”, vicino all’Università. Il locale era stato affittato per un evento privato dal gruppo Cyber Front Z, che si definisce sui social network come formato da “soldati dell’informazione in Russia”.

“C’e’ stato un attacco terroristico – ha dichiarato su Telegram la formazione – le nostre misure di sicurezza non sono bastate”, si è rammaricato. Secondo il ministero degli Interni, la polizia è sul posto per accertare quanto accaduto; è presente anche il procuratore di San Pietroburgo.

Sono rimaste ferite sedici persone, riferisce il ministero dell’Interno di Mosca, che ha definito Tatarsky “corrispondente militare”. Il ministero degli Esteri russo ha reso omaggio al blogger e corrispondente di guerra morto in seguito a un attentato a San Pietroburgo.

Le persone come Vladlen Tatarsky “sono difensori della verità”, ha dichiarato la portavoce Maria Zakharova in un messaggio postato sul suo profilo Telegram, aggiungendo che l’assenza di reazione dai governi occidentali, “nonostante le loro preoccupazioni per il benessere dei giornalisti e della stampa libera parla da sola”.

Secondo il consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dietro la bomba esplosa oggi in un bar di San Pietroburgo uccidendo il blogger militare nazionalista noto con lo pseudonimo di Vladlen Tatarsky c’è il terrorismo interno.

Utilizzando la metafora dei “ragni che si mangiano a vicenda dentro a un barattolo”, sul suo profilo Twitter Podolyak ha scritto che “nella Federazione Russa inizia”. “Quando il terrorismo interno diventerà uno strumento di lotta politica interna?”, si è chiesto.

Secondo la stampa ucraina, il locale nel quale è esplosa la bomba è di proprietà del capo del gruppo paramilitare Wagner, Evgenij Prigohin

Tatarsky, blogger di guerra critico con i generali

Tatarsky, il cui vero nome era Maxim Fomin, in Russia era più di un blogger militare: forte di 560mila follower su Telegram, era il corrispondente di guerra che dal fronte aveva raccontato l”operazione speciale’ in Ucraina alimentando il sostegno in patria ma anche criticando a più riprese i generali e l’inefficienza delle forze armate

AGI – Tatarsky, il cui vero nome era Maxim Fomin, in Russia era più di un blogger militare: forte di 560mila follower su Telegram, era il corrispondente di guerra che dal fronte aveva raccontato l”operazione speciale’ in Ucraina alimentando il sostegno in patria ma anche criticando a più riprese i generali e l’inefficienza delle forze armate.

Considerato vicino al capo dei mercenari russi della Wagner, Yevgeny Prigozhin, in un video postato dal Cremlino, lo scorso anno, aveva salutato l’invasione dell’Ucraina promettendo: “Sconfiggeremo chiunque, uccideremo chiunque, deruberemo chiunque, se necessario. Proprio come ci piace”.

Una volta in prima linea, però, si era soffermato sugli errori nell’avanzata russa, pur senza mettere in discussione l’obiettivo dell’operazione.

“Fino a quando non scopriremo il nome di questo genio militare che ha posizionato il battaglione tattico vicino al fiume, e lui non risponde pubblicamente di questo, non ci saranno riforme nell’esercito”, ammonì in uno dei suoi seguitissimi post.

Lo pseudonimo di “Vladlen Tatarsky” era preso dal nome del creativo moscovita protagonista di “Generation “, visionario romanzo del 1999 di Viktor Pelevin, in cui si parla di consumismo, droghe e mitologia mesopotamica.

Aveva alle spalle già l’esperienza nella guerra nel Donbass dal 2014 al 2015, al seguito dei separatisti del Donetsk.

A settembre Tatarsky era tra le centinaia di invitati alla sontuosa cerimonia organizzata dal Cremlino per proclamare l’annessione russa di quattro regioni parzialmente occupate dell’Ucraina.

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