Caldo e incendi da record nel 2022. Il rapporto di Copernicus

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Secondo i nuovi dati sullo stato del clima europeo, le emissioni di anidride carbonica legate ai roghi boschivi hanno toccato il massimo da vent’anni in alcune regioni del continente: “Temperature estive mai così elevate, l’anno scorso il più secco di sempre”

© ANGELOS TZORTZINIS / AFP
– L’incendio che ha colpito l’isola di Evia in Grecia

AGI – Il 2022 è stato l’anno più secco e il secondo più caldo mai osservato in Europa e le emissioni di carbonio associate agli incendi estivi sono state le più alte degli ultimi 15 anni, con alcuni paesi che hanno registrato i livelli più elevati degli ultimi 20 anni. Questi, in estrema sintesi, sono i dati relativi al tasso di frequenza di incendi che emergono dal rapporto annuale sullo stato del clima europeo (ESOTC), divulgato oggi dagli scienziati del Copernicus Climate Change Service (C3S). I ricercatori hanno confrontato i dati raccolti dal 1850, quando è iniziato il monitoraggio, per ricostruire un quadro temporale accurato e puntuale dell’andamento dei fattori legati al cambiamento climatico in Europa.

“I risultati – scrivono gli autori – hanno evidenziato aumenti significativi delle emissioni di carbonio associate agli incendi boschivi, specialmente nell’estate del 2022 e in particolare in determinate regioni europee. Il tasso di episodi e fenomeni naturali estremi è aumentato notevolmente anche a causa delle condizioni più calde e secche che si sono verificate nel continente”. Nei paesi europei, inoltre, le emissioni totali stimate per l’estate del 2022 sono state le più elevate dal 2007. “Francia, Spagna, Germania e Slovenia, inoltre – si legge nel rapporto – hanno registrato le emissioni di incendi boschivi estivi più elevate degli ultimi 20 anni. In Europa sudoccidentale si sono manifestati alcuni dei più vasti incendi mai registrati nell’intero continente”.

Un caldo senza precedenti

La situazione climatica del 2022 è stata caratterizzata da un caldo estremo senza precedenti e condizioni di siccità diffusa, evidenzia ancora il rapporto. “I risultati – si legge – mostrano l’aumento delle temperature e l’intensificarsi degli eventi estremi e offrono una panoramica del clima dello scorso anno in un contesto a lungo termine”.

Stando a quanto emerge dall’indagine, in Europa è stato osservato il secondo anno più caldo mai registrato, mentre l’estate è stata caratterizzata dalle temperature più elevate dall’inizio dei record. Gran parte dell’Europa ha subito ondate di caldo intense e prolungate. Le scarse precipitazioni, inoltre, hanno portato a una diffusa siccità.

“Le temperature in tutta Europa – riportano gli scienziati – stanno aumentando al doppio del tasso medio globale, più veloce rispetto a qualsiasi altro continente”. “Nell’ultimo quinquennio – spiega Carlo Buontempo, direttore del Copernicus Climate Change Service (C3S) – la media per l’Europa è stata di circa 2,2 C al di sopra dei livelli associati all’era preindustriale (1850-1900). Il 2022 è stato il secondo anno più caldo mai registrato, con 0,9 C in più rispetto alla media recente, relativa al periodo di riferimento compreso tra il 1991 e il 2020″.

Siccità ai massimi storici

Il 2022 è, rilevano ancora gli scienziati di Copernicus, è stato l’anno più secco mai registrato, con il 63% dei fiumi europei che ha registrato flussi inferiori alla media degli ultimi decenni. “L’umidità del suolo – scrivono gli autori dello studio – è stata la seconda più bassa degli ultimi 50 anni. Solamente aree isolate sono state caratterizzate da condizioni di umidità del suolo superiori alla media”.

Il flusso fluviale dell’Europa è stato il secondo più basso mai registrato, ed è stato il sesto anno consecutivo con flussi inferiori alla media. “Tali cambiamenti – commentano gli studiosi – possono influenzare negativamente moltissimi aspetti legati alla natura e alla società, provocando conseguenze negative su ambiti che possono spaziare dall’agricoltura all’energia fino al trasporto fluviale”. “Le alte temperature – sottolineano ancora gli scienziati – rappresentano un rischio per la salute umana. Gli indici di stress da calore costituiscono il modo in cui il corpo umano risponde all’impatto di diversi ambienti termici”.

Perdita record di ghiaccio nelle Alpi

“La carenza di neve invernale e le elevate temperature estive – si legge ancora nel rapporto – hanno determinato una perdita record di ghiaccio nelle Alpi, che ha superato i cinque chilometri cubici di massa ghiacciata fusa”. “In molte aree europee – scrivono gli esperti – sono stati registrati fino a 30 giorni di nevicate in meno rispetto alla media elaborata sulla base dei record storici. Anche le precipitazioni primaverili sono state inferiori comparate alle aspettative per gran parte del continente”.

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