Ritornano le Cassandre di Goldman Sachs sul nostro paese

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Dopo un certo periodo di pausa, ecco puntuali ritornare i grandi delle finanza ( leggi Goldman Sachs ) a mettere becco nella politica italiana, come succede ormai da decenni e proprio nel momento in cui il governo sembra adottare un atteggiamento prudente sui conti pubblici, al pari se non maggiore di quello del suo predecessore Mario Draghi ( ex uomo di Goldman Sachs, tanto per cambiare ). E allora perchè proprio ora i grandi guru di Goldman Sachs ( che negli ultimi anni ne hanno indovinate davvero pochine) ritornare all’assalto del nostro debito pubblico, consigliando ai propri clienti di vendere i nostri BTp e preferire i bonos spagnoli ( governati ma lo diciamo piano da un governo socialista, spostato fortemente a sinistra con la sua componente di Podemos). IL motivo di tutto ciò sarebbe in larga parte dovuto alla “correzione”, avvenuta la settimana scorsa, delle previsioni della banca Usa sulle future mosse della Bce: visto che i crac bancari paiono circoscritti e l’inflazione core (depurata di energia e alimentari) non sta calando, la Banca centrale europea tornerà ad alzare i tassi, probabilmente nella riunione di giugno, e difficilmente inizierà il “rientro” entro l’anno.

Una tesi, per dire, sostenuta esplicitamente dal capo economista della Bce, Philip Lane: “Se lo scenario di base, che è alla base delle proiezioni macroeconomiche degli esperti fatte a marzo, persiste”, allora altri rialzi dei tassi saranno “a p p r o p r i ati ”. Gli analisti di di Goldman Sachs scrivono letteralmente “Riteniamo che la resilienza degli spread sovrani sia in contrasto con una prospettiva macroeconomica difficile e scelte politiche chiave, in particolare la politica di bilancio della Banca centrale europea, con la stretta quantitativa pronta ad aumentare l’offerta di obbligazioni agli investitori privati”. Eppure tutta questa preoccupazione non sembra giustificata se si guarda ai dati crudi sia economici che quelli relativi al debito pubblico. Da quando Giorgia Meloni si è insediata a Palazzo Chigi lo spread è rimasto sempre ampiamente sotto controllo, e i dati sembrano mostrare una economia comunque ancora solida. E questo è stato certificato anche da una delle principali agenzie di rating che negli ultimi anni certo non è stata tenera nei giudizi relativi al nostro paese. Si è sforzato S&P Global Ratings, qualche giorno fa, nel confermare la sua valutazione sull’Italia a tripla B, ha sottolineato come l’esecutivo guidato da GiorgiaMeloni abbia finora «seguito un approccio moderato e pragmatico in relazione all’Europa e alla politica di bilancio». Insomma se non è una promozione a pieni voti certo non la si può definire una bocciatura. ecco allora che questo improvviso intervento della grande banca d’affari a stelle e strisce lascia adito a qualche dubbio sulla imparzialità. Le banche d’affari non sono certo enti benefici e quindi il loro lavoro comporta anche analisi della situazione politica e sociale del paese su cui ci si appresta ad investire.

Ma di fronte ai dati di fatti riconosciuti anche dalla stampa internazionale, come di recente il Guardian di Londra e gli americani Washington Post e Cnn, che certo non si possono definire organi di stampa vicini alle idee conservatrici, occorrerebbe forse una maggiore prudenza. Inoltre il fatto che proprio in questi giorni la banca americana abbia manifestato il chiaro intento di salire nella propria partecipazione azionaria nel primo istituto finanziario italiano Unicredit, alimenta i sospetti. Forse gli analisti di Goldman Sachs che sono abituati da tempo ad avere propri uomini nei ruoli chiave di molti paesi europei e della stessa commissione a Bruxelles, temono che il nuovo governo, come anche visto con le recenti nomine, non sia troppo propenso a farsi dettare la linea dai grandi colossi di Wall Street, e quindi cominciano a lanciare i primi avvertimenti.

D’altra parte il primo avvertimento era arrivato a campagna elettorale in corso, quando in una nota del 12 settembre 2022, gli analisti di Goldman Sachs, avevano scritto come  l’Italia è “il paese più a rischio di discontinuità politica”, con le “imminenti elezioni che potrebbero portare i partecipanti al mercato a trovare l’occasione per comprendere fino a che punto il debito italiano sia sostenibile”. Secondo la banca d’affari americana il discrimine sarebbe determinato dal Pnrr e dalle difficoltà che il nostro paese starebbe incontrando per mettere a terra tutti i progetti inseriti nel piano, Malgrado le rassicurazione del ministro Raffaele Fitto, che mercoledì riferirà alle camere sulla situazione del piano, evidentemente Wall street teme che il nostro paese potrebbe non riuscire a impiegare tutti i fondi messi a disposizione dal piano di resilienza e resistenza della commissione europea.

Eppure nei giorni scorsi il ministro Giorgetti nella sua trasferta americana aveva contribuito a rassicurare gli usa sul Pnrr, ma evidentemente alcuni preconcetti sul nostro paese restano. occorre non dimenticare come su questo certo non agevoli la narrazione della sinistra che usa il massimo del disfattismo solo per criticare il governo, non rendendosi conto ( o forse e questo sarebbe ancora più grave, ben consapevole di ciò) che tutto ciò non fa altro che gettare discredito sul paese all’estero. Anche perchè occorre anche non dimenticare la serie di sventure, di cui nessuna fortunatamente mai avveratasi, che la sinistra preconizzava se al governo fosse andata la destra, dal punto di vista del debito e della situazione economica del nostro paese.

Maggiore responsabilità da parte di tutti, in questo senso, cui recentemente ha fatto cenno proprio il ministro Fitto parlando dell’approccio che il governo sta usando sul pnrr, sarebbe certamente auspicabile e vantaggiosa per il sistema paese, in una situazione assai delicata come quella attuale

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