Teorie astratte di economisti defunti condizionano le risposte al rischio climatico

Economia & Finanza

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La variazione reale complessiva del PIL italiano ,  da inizio secolo al 2022 è stata del 7,6% .

Praticamente il caso di un paese a crescita quasi pari a zero.  Caso unico in Occidente.

Ora la banale osservazione che , per diminuire il debito il tasso di crescita nominale del PIL deve superare il disavanzo dello Stato cioè il deficit annuo che , a seguito dei vincoli  UE non poteva superare ( sospeso allo scoppio della pandemia e che ritornerà dal prossimo anno) il 3% . Quindi con inflazione , che non doveva superare il 2% la crescita reale doveva essere almeno all’1% , per ridimensionare debito e creare occupazione.

Ora vorrei richiamare i disastri prodotti dalla concezione economica prevalente e porre la domanda ma non è giunto il tempo di pensare in modo nuovo?  e rievocare una dichiarazione di Keynes davvero adatta al tempo corrente ;

Gli uomini pratici , che si ritengono completamente liberi da ogni influenza intellettuale , sono spesso SCHIAVI di qualche ECONOMISTA DEFUNTO . Pazzi al potere , i quali odono voci nell’aria, distillano le loro frenesie da qualche scribacchino accademico di pochi anni addietro“.

 La crisi del 2008 dalla quale , di fatto paghiamo ancora il prezzo fu l’esito di teorie di “economisti defunti”.

IL problema è che le loro antiquate dottrine imperano nei ministeri delle finanze, nelle istituzioni internazionali e nelle università come nella Commissione europea e soprattutto nelle banche centrali.

Concordare inoltre  su quanto sostiene l’Economist , siamo in “slowbalisation”, ovvero nel processo di rallentamento della globalizzazione ?

Io credo di si perché la componente fondamentale della globalizzazione cioè le spese di trasporto  , a causa del combinato disposto crisi energetica e climatica saranno sempre più costose ancor più se la Politica comprenderà quell’indicatore vitale , per l’umanità e gli ecosistemi che si chiama “ spazio del carbonio o budget del carbonio” , introdotto nel Rapporto Speciale di IPCC , redatto per conto dell’ONU nel 2018.

In estrema sintesi  se vuoi restare entro un aumento di temperatura media globale pari , a 2 gradi centigradi continuando , a usare combustibili fossili al massimo puoi emettere altri 1000 miliardi di tonnellate di CO2 , che considerando le emissioni di CO2 pari a 36 miliardi di tonnellate annue quantificano ,  in  28 anni il tempo residuo .

Tempo oltre il quale un incremento eccedente i 2 gradi centigradi , renderà ingestibile gli effetti che si produrranno sugli ecosistemi.

 Se vuoi restare entro + 1,5 gradi centigradi allora devi ridurre radicalmente le emissioni e quindi l’uso di gas, carbone e petrolio “.

 I due gradi centigradi si riferiscono all’accordo di Parigi , firmato da 195 paesi compreso gli USA e indica la decisione di cercare di “contenere l’aumento della temperatura al di sotto dei 2 gradi centigradi rispetto all’epoca pre-industriale”.

Due gradi , che molti scienziati ritengono un compromesso e, che bisogna arrivare invece a 1,5 gradi centigradi.

Una inezia il mezzo grado? No , una urgenza  per garantire un futuro migliore al nostro pianeta e ,a chi lo abita e lo abiterà nel futuro.

Sottolineo che quel Rapporto è stato redatto valutando  6000 referenze scientifiche  e curato da 91 autori da tutto il mondo. Mezzo grado, in meno limiterebbe di 10 centimetri in meno l’aumento del livello dei mari , sarebbe bloccato il declino delle barriere coralline e ancora l’Oceano Artico conserverebbe il ghiaccio.

 Ridurre le emissioni rapidamente , questo sarebbe il compito della Politica ,ma l’influenza di teorie economiche defunte ritardano le decisioni. Ancora si trastullano sulla “razionalità  e l’efficienza dei mercati”,  le “aspettative razionali” e le fallaci basi del paradigma neoliberista ,che ha prodotto la crisi dei mercati finanziari nel 1987, del mercato obbligazionario nel 1994, dei mercati valutari nel 1998, dei mutui subprime nel 2008.

 Fatti che hanno smentito le teorie economiche dominanti , ma che continuano a regnare sovrane. Addirittura alcuni fanno dipendere i propri convincimenti dal Principio di Autorità !

IL Tizio autorevole  afferma , che l’investimento infrastrutturale è  positivo a prescindere ? E  via la folla disinformata plaude.

Stime dell’Autorità anticorruzione di alcuni anni fa indicavano , che  ogni miliardo investito produce tre miliardi sull’indotto e dai 12 ai 16 mila posti di lavoro e questo SOLO SE   le risorse vengono utilizzate in modo oculato.

E questo vuol dire fare valutazioni su quell’investimento e , quindi applicare metodologie valutative per esempio il sistema EVA,  per assicurare la coerenza con lo sviluppo sostenibile e quindi con il Green New Deal della UE e l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.

Ponte sullo Stretto , nuovi progetti di alta velocità sono centrati su traguardi ( millestone)  e obiettivi (target) definiti , in relazione allo sviluppo sostenibile come chiaramente scritto nelle “Istruzioni tecniche per la selezione dei progetti PNR”  (Allegato alla Circolare del Ministero delle Finanze).

 EVA è uno strumento innovativo ( EVAluation) per aiutare chi ha la responsabilità delle decisioni politiche quando sceglie gli investimenti da finanziare.

EVA consente di valutare la coerenza dell’investimento agli obiettivi,  sia di sviluppo sostenibile che del PNRR.

L’analisi EVA adotta il  metodo centrato sull’analisi del valore dell’utilità.

Tratteremo in un altro articolo il metodo EVA e la necessità di uscire dal paradigma di una economia , che prescinde dalla Natura e dalle leggi della fisìca.

Se riconosciamo che le leggi termodinamiche sono un elemento essenziale del funzionamento dei sistemi socioeconomici, dobbiamo sottostare ai limiti da esse imposti.

Stare lontani dagli economisti del “ paradiso terrestre”. Tratteremo le leggi della termodinamica da internalizzare ora,  in una nuova teoria e  concepiamo   il PIL come un indicatore,  che  bisogna non massimizzarlo ma ottimizzarlo,  traendo  sempre maggiori utilità da sempre minori risorse , questa è la via del vero sviluppo.

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