Bce: “Il rialzo dei tassi continuerà”. Obiettivo: inflazione al 2%

Economia & Finanza

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Il Consiglio direttivo ha spiegato che “continuerà a seguire un approccio dipendente dai dati per determinare un livello e una durata della restrizione”

AGI – Il Consiglio direttivo della Bce “continuerà a seguire un approccio dipendente dai dati per determinare un livello e una durata della restrizione adeguati“. È quanto si legge nel Bollettino della Bce, che spiega: “In particolare, le decisioni sui tassi di riferimento continueranno a essere basate sulla valutazione del Consiglio direttivo circa le prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari più recenti, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’intensità della trasmissione della politica monetaria”.

“I tassi di interesse di riferimento della Bce – prosegue la riflessione – restano lo strumento principale utilizzato dal Consiglio direttivo per definire l’orientamento di politica monetaria. In parallelo, il Consiglio direttivo continuerà a ridurre il portafoglio del programma di acquisto di attività (PAA) dell’Eurosistema a un ritmo misurato e prevedibile. Coerentemente con tali principi, il Consiglio direttivo prevede di porre fine ai reinvestimenti nell’ambito del PAA a partire da luglio 2023″.

“La guerra in Ucraina: un significativo rischio al ribasso”

“La guerra russa contro l’Ucraina continua a rappresentare un significativo rischio al ribasso per l’economia” della zona euro. È quanto si legge nel bollettino mensile della Banca centrale europea. “Il riacutizzarsi delle tensioni nei mercati finanziari, se dovesse persistere, porrebbe rischi al ribasso per le prospettive di crescita, in quanto potrebbe determinare un inasprimento superiore alle attese delle condizioni creditizie in senso più esteso, ripercuotendosi sul clima di fiducia”.

Obiettivo: inflazione al 2%

Le decisioni future del Consiglio direttivo della Bce “assicureranno che i tassi di riferimento siano fissati a livelli sufficientemente restrittivi da conseguire un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2 per cento nel medio termine e siano mantenuti su tali livelli finché necessario”. È quanto si legge nel Bollettino economico della Bce.

Il mercato del lavoro tiene

Il mercato del lavoro dell’area dell’euro continua a evidenziare una capacità di tenuta. È quanto si legge nell’ultimo bollettino mensile della Banca centrale europea, secondo cui “a marzo 2023 il tasso di disoccupazione si è collocato al 6,5 per cento, scendendo in misura marginale rispetto al 6,6 per cento del mese precedente e attestandosi a un livello inferiore di 0,8 punti percentuali rispetto a quello precedente la pandemia, osservato a febbraio 2020. Nel quarto trimestre del 2022 l’occupazione complessiva è aumentata dello 0,3 per cento sul periodo precedente, dopo essere cresciuta dello 0,3 per cento nel terzo trimestre, sostenuta da un aumento delle forze di lavoro (in ragione, tra gli altri fattori, di una piu’ forte immigrazione)”.

Conseguentemente alla ripresa economica seguita all’abolizione delle restrizioni connesse alla pandemia, le misure di integrazione salariale sono state in gran parte revocate, riportandosi al livello precedente la crisi, pari a circa lo 0,3 per cento delle forze di lavoro, alla fine del 2022. Tuttavia, proseguono nella riflessione gli economisti della bce, “nel quarto trimestre del 2022 la media delle ore lavorate era ancora dell’1,6 per cento al di sotto dei livelli precedenti la pandemia, compensando parzialmente il forte aumento del numero di occupati. Il basso livello della media delle ore lavorate è stato un tratto comune a tutti i principali comparti dell’attività economica.

Rispetto ai livelli precedenti la pandemia, il numero medio delle ore lavorate è diminuito dell’1,2 per cento nel settore industriale (al netto delle costruzioni) e dell’1,4 per cento nel settore dei servizi di mercato, mentre il calo è stato più marcato nelle costruzioni e nel settore pubblico, rispettivamente intorno a -1,9 e -2,4 per cento. Oltre alle determinanti settoriali, sul numero medio delle ore lavorate sembra aver inciso l’aumento delle assenze per malattia nella seconda metà del 2022″.

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