Grecia: destra vittoriosa, ma si va verso un nuovo voto

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Elezioni. Il partito del premier Mitsotakis punta al ritorno alle urne, probabilmente il 25 giugno, per assicurarsi la maggioranza. Vola la borsa di Atene

 Il leader di Nuova Democrazia Kyriakos Mitsotakis

 

AGI – All’indomani della solida vittoria alle legislative del partito di destra al potere, Nuova Democrazia, il premier uscente Kyriakos Mitsotakis punta ad una nuova votazione, che potrebbe tenersi il 25 giugno, per assicurarsi la maggioranza assoluta e riuscire così a formare un governo senza dover stringere alleanze

Secondo i risultati definitivi, Nuova Democrazia ha ottenuto il 40,8% delle preferenze dei 10,5 milioni di aventi diritti andati alle urne per rinnovare i 300 seggi del Parlamento monocamerale. Un risultato che Mitsotakis ha definito un “terremoto politico“.

Il suo principale rivale, il partito Syriza dell’ex capo di governo Alexis Tsipras, che incarnava la speranza della sinistra radicale in Europa quando è salito al potere nel 2015, ha subito una dura battuta d’arresto con il 20% dei voti. Al terzo posto è arrivato il partito socialista Pasok-Kinal, che ottiene l’11,5% dei voti.

Il quotidiano di sinistra Efsyn ha titolato sullo “sgomento e l’ammirazione”, un sentimento condiviso dagli elettori di Nuova Democrazia e Syriza di fronte a tali risultati. Il quotidiano filogovernativo Proto Thema ha osservato che il divario di 20 punti tra i due partiti principali è stato il più ampio dal ritorno della democrazia in Grecia nel 1974.

Lo stesso Mitsotakis ha riconosciuto che “la grande vittoria” aveva “superato le nostre stesse aspettative”. “Correremo più velocemente, per migliori stipendi, posti di lavoro, un migliore sistema sanitario, una Grecia più forte. Sono fiero e sento il peso della responsabilità per un risultato così importante”, ha ribadito l’ex analista economico nella Chase Bank di Londra, laureato a Harvard che appartiene a una longeva dinastia politica greca, con un padre già premier, mentre il nipote è l’attuale sindaco di Atene.

Nonostante la solida vittoria, con 145 deputati eletti, il partito del premier uscente, il 55enne Mitsotakis, alla guida della Grecia dal 2019, avrebbe dovuto conquistare altri sei seggi per ottenere la maggioranza assoluta e poter formare da solo un governo. In un Paese in cui la cultura politica è poco orientata alla ricerca del compromesso, ha quindi escluso la formazione di un governo di coalizione.

A Mitsotakis sono già arrivate le congratulazione del ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani: “I cittadini greci hanno premiato il lavoro fatto al governo: è un successo elettorale importante per continuare ad affrontare insieme le sfide europee, a cominciare da quelle nel Mediterraneo, nel solco della famiglia del Partito Popolare Europeo”.

I mercati hanno reagito molto positivamente all’esito delle urne e alla riconferma della fiducia nel leader di Nea Dimokratia. La borsa di Atene volta: l’indice Ftse Athex guadagna il 7% a 1.200 punti. Il prossimo scrutinio si svolgerà con un sistema elettorale diverso rispetto a quello di ieri, in base al quale il partito vincitore otterra’ un “bonus” fino a 50 posti.

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© Achilleas Chiras / NurPhoto / NurPhoto via AFP

Elezioni in Grecia 21/05/2023

Quanto basta, secondo i calcoli di Mitsotakis, per garantirgli la maggioranza assoluta. “Insieme, lotteremo domani perché alle prossime elezioni sia matematicamente confermato quanto già deciso dai cittadini, ovvero una Nuova Democrazia autonoma”, ha martellato il leader della destra. Secondo la Costituzione, il Presidente della Repubblica, Katerina Sakellaroupoulou, deve ora dare a ciascuno dei partiti politici un mandato di tre giorni per cercare di formare un governo. Sulla carta ora dovrebbe aprirsi la fase delle trattative per un’alleanza di governo, ma il capo dei conservatori ha gia’ fatto sapere di non voler formare una coalizione e di puntare a un governo monocolore, libero dai “ricatti di altri partiti”.

Da parte sua, l’ex primo ministro della sinistra radicale Syriza,Tsipras, prendendo atto della sua sconfitta, ha invitato i suoi simpatizzanti a portare avanti una “seconda cruciale lotta elettorale”.  Ma il leader 48enne, che negli ultimi anni ha ampiamente riorientato Syriza, ha subito un pesante fallimento, lui che aveva promesso “cambiamento”.

I greci infatti non gli hanno mai perdonato la linea adottata con l’Unione Europea durante le burrascose trattative per la concessione di un piano di salvataggio nel 2015 prima di capitolare, quando la Grecia, nel bel mezzo di una crisi finanziaria, si trovava sul punto di uscire dall’euro. Alla fine Tsipras dovette attuare drastiche misure di austerità i cui effetti devastanti sui greci si avvertono ancora oggi.

Danneggiato per la sua gestione ritenuta calamitosa dal disastro ferroviario che ha provocato la morte di 57 persone a fine febbraio, Mitsotakis è comunque riuscito a recuperare la fiducia degli elettori che ieri lo hanno persino premiato, rimanendo molto sensibili al bilancio economico positivo del suo governo.

Dopo un rovinoso decennio di crisi economica tra il 2010 e il 2018, la Grecia ha registrato una crescita significativa negli ultimi anni. La produzione è aumentata del 5,9% lo scorso anno, alimentata principalmente dal turismo, dalla navigazione mercantile e dall’edilizia. Il governo uscente di Mitsotakis prevede una crescita del 2,3% nel 2023, ma il debito del Paese, al 171,3% del Pil nel 2022, è una preoccupazione di lunga data.

Tuttavia, la disoccupazione rimane elevata al 12,4%, soprattutto tra i giovani, quasi un quarto dei quali sono senza lavoro. Un’ondata inflazionistica guidata dalla crisi energetica e un aumento dei prezzi e dei costi delle case è un’altra preoccupazione fondamentale per gli elettori. L’altro nodo riguarda l’immigrazione. In effetti la Grecia è uno dei principali punti di ingresso per i migranti che cercano di raggiungere l’Unione europea attraverso la vicina Turchia.

Mitsotakis ha adottato una linea dura, sigillando i suoi confini con l’aiuto dell’agenzia di frontiera dell’Ue Frontex. Il governo uscente è stato accusato di respingimenti di migranti illegali, cosa che nega costantemente, e di svolta autoritaria.

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