UE, secco no delle marinerie italiane al pacchetto contro “lo strascico”

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I pescatori italiani si dicono decisi a respingere categoricamente le misure dell’Unione europea che rivedono i contorni della “pesca a strascico“.

L’ultima direttiva comunitaria, presentata il 21 febbraio scorso, ha infatti adottato un “piano d’azione” per “limitare la pesca a strascico in tutta Europa entro il 2030 e proporre la creazione di ulteriori aree marine protette”. Ma solo a leggere un’ennesima provocazione come questa si è già scatenata la rabbia degli operatori di settore, che hanno prontamente manifestato, ancora una volta, il loro dissenso.

Burocrati idealisti che decidono per altri a occhi chiusi?

La forte opposizione all’ulteriore intromissione controproducente dell’inutile e dannoso carrozzone comunitario si fonda sulla logica che il comparto ittico italiano sia già stato pesantemente colpito di recente, in particolare dall’aumento dei costi del carburante aggravati dalle tasse introdotte per puntare – tutto e di corsa – sulle politiche “verdi”. E non si intravede nemmeno con il binocolo l’opportunità di nuove restrizioni sulla pratica della pesca “a strascico” (cosiddetta perché effettuata tramite “attrezzi mobili che toccano il fondale”) pensate dal Commissario europeo per l’ambiente, gli oceani e la pesca, il lituano Virginijus Sinkevičius, che avrebbe deciso di incrementare la percentuale delle zone marine sotto protezione, passando dall’attuale 12% al 30%.

Sinkevičius che, successivamente, ha anche cercato di correggere il tiro sottolineando come il progetto previsto non sarebbe quello di imporre “un divieto di pesca a strascico in acque europee”, ma piuttosto quello di “invitare gli Stati membri a impegnarsi nel dialogo per proteggere l’ambiente marino e garantire la prosperità e il futuro della pesca e delle comunità di pescatori”. Parole dopo le quali sono esplose ancora più velocemente le legittime preoccupazioni degli oltre 2.000 titolari di imbarcazioni italiane che praticano questo tipo di attività per vivere: una fetta “di mercato” che è stimata intorno al 30% del totale prodotto ittico nazionale e che, con un valore equivalente al 46% dell’intero fatturato, dà lavoro a oltre 7.000 lupi di mare.

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Le reazioni alla “brillante trovata comunitaria”

Come evidenziato dai pochi deputati europei che hanno scelto di difendere le istanze dei pescatori, non esiste al momento alcuna analisi dei benefici derivanti da un’eventuale messa al bando dell’irrisoria e misera (ecologicamente parlando) pesca a strascico nel nostro Paese. La Commissione Agricoltura e Pesca della Camera, pertanto, si è espressa compatta in senso contrario a quanto programmato nella “missione di protezione degli ecosistemi” avanzata dall’UE. I parlamentari della Lega, in aggiunta, hanno anche dichiarato che “[…]l’Italia importa già la maggior parte del prodotto ittico dall’estero, spesso di scarsa qualità e dubbia freschezza, non all’altezza del pescato italiano fresco”. E, per concludere, hanno poi ricordato che “[…]nel Mediterraneo è sempre più forte la concorrenza delle flotte extra-Unione europea, che non subiscono queste limitazioni”, marcando il fatto che la marineria nostrana “[…]sta già svolgendo un percorso virtuoso per la salvaguardia dell’ecosistema marino, adeguandosi duramente negli anni a mille balzelli europei. Ed è un’eccellenza da proteggere”.

Organizzazioni come Federpesca, Coldiretti, Alleanza delle Cooperative e vari sindacati del comparto, inoltre, hanno manifestato venerdì scorso in diverse città italiane, col l’unico ambizioso scopo di far giungere le proprie rimostranze al Governo italiano prima del Consiglio Agrifish, tuttora riunito a Bruxelles. Anche il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che aveva precedentemente già fatto proprie le istanze della categoria interessata, ha votato negativamente al Consiglio europeo, ribadendo di essere in piena sintonia con la “posizione unanime della Commissione XIII Agricoltura della Camera dei deputati” e di essere conscio “che abbiamo il dovere di tutelare un settore strategico per la nostra nazione”.

Sembra finalmente di essere in una di quelle poche situazioni in cui Governo italiano e consorzi produttori viaggiano allineati, mentre Bruxelles pare annegare nelle proprie ideologie (e interessi lobbistici?), vomitate sul piatto da funzionario “green” palesemente inadeguati, forse perché provenienti da Paesi che vantano pochissimi tratti costieri e scarsissima affinità con il mare – e a cui di “baltico” resta a malapena l’appellativo -.

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Fonti online:

ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Giuliana Radice del 26 giugno 2023), sito istituzionale della Commissione europea, La7, Wikipedia, Corriere Adriatico, Libertà, sito istituzionale del Consiglio europeo, ANSA;

Account Instagram: Mircocarloni;

Canali YouTube: Visit Fano, Radio UCI – Agricoltura e Agroalimentare.

Antonio Quarta

Redazione Il Corriere Nazionale

Corriere di Puglia e Lucania

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