La paura

Interviste & Opinioni

Di

L’OPINIONE
Di Roberto Chiavarini

Un associato, mi chiede: .. Lei, da oltre diciotto anni, è il Presidente di una Associazione locale dedicata alle problematiche legate all’Alzheimer e, nel corso delle riunioni associative, che si sono svolte inizialmente anche presso l’Ospedale Regionale “Perrino” di Brindisi, ha potuto contare sul sostegno di un Patronato come le A.C.L.I. e di alcuni specialisti in Neurologia, in Geriatria e in Medicina generale, quindi ne avrà viste chissà quante …

Cosa pensa che possa accadere alle persone che, ancora oggi, continuano ad indossare quei dispositivi di prevenzione (che dovrebbero offrire all’individuo, magari perfettamente sano, anche quando va in macchina da solo, l’ipotetica protezione, dall’andirivieni aereo, di batteri e virus), benché quei presidi non siano più imposti?”.

Si, Le rispondo affermando che è stata una grande esperienza umana e sociale quella della Associazione Alzheimer e posso solo ipotizzare (senza alcuna velleità scientifica) che, quegli individui ai quali fa riferimento Lei, siano fisiologicamente le probabili vittime sacrificali, di una grande paura durata tre anni (uno spazio temporale troppo lungo, fatto di tensione, di smarrimento e di sofferenza acuta per tutte le persone più fragili e non), che, come conseguenza, hanno sviluppato in loro serie problematiche psicologiche.

Colgo l’occasione, per fare alcune riflessioni ad alta voce sul tema della paura.

Il potere esercitato dall’uomo sugli altri uomini si è avvalso, sin dalla sua comparsa sul palcoscenico della vita, di un elemento fondamentale: La paura.

Messa in atto perfino dalla Chiesa, nel corso della sua millenaria storia.

Vi prego, però, di non confondere la “paura” con il “timore”.

Ma cos’è la paura?

La paura, è un’emozione primaria, presente da sempre nel genere umano.

Infatti, la “sana” paura, è una sorta di sistema di allarme naturale, che ci preserva dall’essere sopraffatti al momento dell’incedere del pericolo.

Altrimenti, l’Umanità si sarebbe già estinta sin dalla notte dei tempi.

Pensate, se un uomo non dovesse avere l’istinto della paura e si trovasse di fronte a un leone, probabilmente, cercherebbe senz’altro di accarezzargli la criniera, per via della sua fulgida bellezza.
Le conseguenze potete immaginarle da soli.

Mentre, la “insana” paura, individuale e collettiva, come viene combattuta dagli individui, soprattutto quando essa assume le diffuse condizioni di contagiosità psicologica e, quindi, anche emulativa?

L’uomo, solitamente, implodendo in sé stesso, si pone con un atteggiamento difensivo e apotropaico (che in greco significa allontanare) attribuito ad un atto, oggetto o persona, necessari ad allontanare gli influssi maligni.

Infatti, si parla, ad esempio, di un “monile apotropaico” (un oggetto), un “rito apotropaico” (un rito propiziatore) o un “gesto apotropaico” (fare e/o indossare un qualcosa che riteniamo efficace per respingere un influsso negativo).

Chi di noi, da ragazzi, prima di un esame, non ha provato a porre in essere condizioni scaramantiche, per allontanare gli influssi negativi.

Infatti, per semplificare tutto ciò, nel linguaggio comune, si usa anche e soprattutto, il più noto aggettivo, appunto, “scaramantico”.

Ed ecco spiegato perché, gli italiani, negli ultimi tempi, hanno finito per accettare di indossare alcuni oggetti contro i possibili contagi infettivi, malgrado la maggior parte degli individui fossero perfettamente sani, a prezzo della loro Libertà, non sapendone più fare a meno nell’immediato futuro, neanche in quei luoghi dove quei “presidi” non erano più necessari, ritenendo, quell’utilizzo, come un rito scaramantico, capace di allontanare qualsiasi male.

Coronavirus compreso.

Insomma, un rito tribale indotto, che viene riproposto in maniera modernizzata, che va sottobraccio e a sostegno di una certa “Politica” di bassa lega.

ROBERTO CHIAVARINI
Opinionista di Arte e Politica

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