Erdogan vince a Vilnius e si allontana da Putin

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Dal vertice Nato che ha sancito il via libera all’ingresso della Svezia è emersa una centralità della Turchia nell’Alleanza e il riavvicinamento di Ankara all’Unione Europea

© Beata Zawrzel / NurPhoto / NurPhoto via AFP

 

AGI – La partecipazione al vertice Nato del presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha lasciato l’impressione di una crescente centralità della Turchia all’interno dell’Alleanza e di un contemporaneo scollamento dalla Russia, Paese con cui il leader turco ha mantenuto aperto un canale di dialogo durante tutto il conflitto in Ucraina.

Il summit di Vilnius di Erdogan è durato tre giorni e non due. Lo scorso lunedì è forse stata la data più significativa, segnato dallo storico via libera all’ingresso della Svezia nella Nato dopo un trilaterale con il Segretario Generale dell’Alleanza, Jens Stoltenberg, e con il premier svedese Ulf Kristersson. Erdogan si è spinto fino a garantire che la ratifica da parte del Parlamento turco avverrà “in tempi brevi”.

Un particolare di non poco conto è il riavvicinamento della Turchia all’Unione Europea e il fatto che questo sia una diretta conseguenza del via libera alla Svezia. Lunedi mattina Erdogan aveva stupito tutti affermando che avrebbe dato il semaforo verde alla Svezia se fosse stata riaperta la procedura d’ingresso della Turchia nell’Ue. Sembrava una provocazione e invece è diventata la chiave per sbloccare il veto su Stoccolma che altrimenti sarebbe rimasto.

Il governo svedese aveva infatti firmato un protocollo durante il vertice Nato di Madrid di Giugno 2022 prendendo impegni che ha poi disatteso, in particolare per quanto riguarda le estradizioni di presunti terroristi richieste da Ankara e la fine di manifestazioni a favore dei separatisti curdi del Pkk. A queste condizioni il no alla Svezia sarebbe rimasto, ma la procedura di integrazione europea ha sbloccato la situazione.

Non è stato un caso che il trilaterale tra Erdogann, Stoltenberg e Kristersson sia stato interrotto per un incontro tra il leader turco e il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel. Quest’ultimo ha confermato l’intenzione di far ripartire il dialogo con la Turchia. Un dialogo per cui Erdogan ha da oggi un alleato in più, la Svezia appunto, che ha promesso sostegno ‘attivo’ alla Turchia.

Mercoledi il presidente turco ha incontrato la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen e ha definito l’atteggiamento dei leader europei “una positiva apertura”. Va detto che più che il quasi impossibile ingresso a pieno titolo nell’Unione Europea a Erdogan interessano l’integrazione della Turchia nell’unione doganale e la liberalizzazione dei visti.

Il primo rappresenterebbe un segnale positivo per un’economia andata in crisi negli ultimi anni, il secondo un successo enorme dinanzi a un Paese i cui cittadini sono costretti a procedure lunghissime per ottenere o vedersi negato un visto anche solo per andare in vacanza in Europa. Il tema è sentitissimo presso l’opinione pubblica. Martedi ha tenuto banco l’incontro tra Erdogan e il presidente americano Joe Biden. I due leader hanno promesso che “un nuovo capitolo” dei rapporti tra Turchia e Usa è appena all’inizio.

Biden, evidentemente soddisfatto per il si alla Svezia, ha promesso che sbloccherà la vendita dei caccia da guerra F-16 promessi anni fa alla Turchia. Sarebbe la fine di una polemica pluriennale. Un incontro “assolutamente positivo” per entrambi e durato più di un’ora. “Fino ad ora ci siamo riscaldati, ora è il momento di iniziare sul serio”, ha detto Erdogan.

Parole arrivate sull’onda dell’intesa tra i due rispetto all’ngresso dell’Ucraina nella Nato. Erdogan aveva detto che Kiev “merita” di entrare nella Nato per poi allinearsi con Biden sulla necessità che prima il conflitto deve cessare. “La pace non ha perdenti” ha ricordato dallo stesso leader turco, e proprio con la pace si potra’ procedere all’allargamento all’Ucraina.

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© Sergei Chirikov/ Pool/ AFP

Putin ed Erdogan

Il sì alla Svezia e soprattutto all’Ucraina, il riavvicinamento all’Ue e soprattutto agli Usa, i jet da guerra americani rappresentano scelte politiche che non saranno piaciute troppo a Mosca. Quest’ultima settimana lo scollamento tra Erdogan e il Cremlino a favore di Biden e della Nato è stato evidente. Erdogan ha promesso di continuare a mediare per il ‘corridoio del grano’, accordo che scade tra 4 giorni e che ha permesso a grano e alimentari ucraini di attraversare il Mar Nero in sicurezza nell’ultimo anno, ma da Mosca arrivano segnali negativi.

Il presidente russo Vladimir Putin è atteso in Turchia ad agosto e i due avranno molto da parlare. La scorsa settimana il Cremlino non ha nascosto il fastidio per il rilascio di alcuni prigionieri ucraini “ospiti” della Turchia. Tutti militari del famigerato battaglione “Azov” pronti a tornare a combattere dopo essere stati restituiti a Kiev senza avvisare Mosca.

Ma il sì all’Ucraina nella Nato non può che trovare il disappunto di Putin ed il presidente turco lo sa, anche se ha ribadito di ieri di continuar a credre nel dialogo con il Cremlino. Un dialogo che in Turchia si arricchirà di un nuovo capitolo con la prossima visita del leader russo.

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