Follie di Davos che sbarcano in Italia ma… chi vuole vivere in modo “nuovo”?

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Un drastico cambiamento delle nostre abitudini quotidiane è da tempo nei sogni di una cricca di personaggi megalomani, che avrebbero anche studiato dei punti-chiave per un’imminente svolta: eliminazione dell’alimentazione a base di carne, latte e derivati; rinuncia ai mezzi di trasporto privati; limitazione nell’acquisto dell’abbigliamento annuale. Attuale termine da loro fissato per abituarsi a ogni costo a tali decisioni? Il 2030, anno in cui tutto sarà compiuto e la oramai celebre “agenda per lo sviluppo sostenibile” avrà trovato piena applicazione.

“C40 Cities”: i portabandiera del progetto scritto per Milano e Roma

Senza chiedere non solo l’autorizzazione ma nemmeno il parere a nessun cittadino contribuente e votante, gli obiettivi che si è scelto di fissare e perseguire in meno di dieci anni sarebbero stati anche stilati in un rapporto, denominato “Il futuro del consumo urbano in un mondo a 1,5°C” e curato da “C40 Cities“, un network mondial-globalista che, dietro la bandiera dell’ambientalismo, avrebbe riunito i primi 100 sindaci delle principali città del mondo (in pratica pare che, in questi “circoli geniali“, la gente si candidi e si elegga da sola addirittura…). Tra i centri abitati italiani di riferimento figurano Roma e Milano, sulla pelle delle quali è stato marchiato a fuoco – forse anche abbastanza segretamente, da come sembra – l’ormai celebre e ridondante dictat: ridurre la CO2, mantenendo il surriscaldamento globale entro il limite massimo fissato – nel 2015 a Parigi – del grado centigrado e mezzo.

Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, è tra i “fortunati” – lui, non certo i cittadini milanesi – che fanno parte del comitato direttivo del C40 Cities, mentre anche un’altra perla della Politica italiana di qualità, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, nel corso di un vertice tra menti eccelse tenutosi a Buenos Aires nell’ottobre scorso, aveva presentato in anteprima il proprio progetto, denominato “Città dei 15 minuti” e basato essenzialmente sulla riduzione degli spostamenti per tutelare l’ambiente.

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Fondazioni e governi che spalancano i loro potenti (o i nostri miseri) portafogli

Dati gli scopi annunciati (e i già noti metodi e strumenti con cui si punta a raggiungerli), non sorprenderebbe sapere che i finanziatori della rete C40 Cities siano enti pubblici e privati ben noti: tra i principali fondatori e sostenitori, infatti, ci sono la Open Society Foundations (dell’onnipresente ed eterno George Soros), la Clinton Foundation (guidata dall’ex presidente degli Stati Uniti d’America, appassionato di sassofono e di morette accovacciate, Bill Clinton) e colossi commerciali e mediatici del calibro di Google e Bloomberg, oltre alle rappresentanze istituzionali di vari Stati, tra cui quello tedesco, danese e britannico.

Considerando il peso influente di questi nomi e il loro spessore decisionale sulle linee politiche ed economiche mondiali, appare evidente che il C40 Cities non sia semplicemente un’istanza per proporre targets in virtù di un mondo più pulito e sano, ma piuttosto una cerchia che può avere una rilevanza significativa nelle maggiori scelte da prendere a livello globale.

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La rivoluzione nel look, in cucina e a passeggio

Se puntiamo poi ad analizzare nel dettaglio cosa costoro propongono di attuare, entro il 2030 dovremmo arrivare ad avere un consumo annuo pro capite di carne pari a 67,6 chilogrammi, anche se il traguardo “ambizioso” degli autoproclamatisi condottieri mondiali del C40 è quello di azzerare completamente (anche il desiderio di) una cucina basata su proteine animali, nonché di limitare drasticamente (puntando sempre allo 0) il ricorso ai 100 e passa kg di latticini attualmente ingeriti a testa in un anno.

La relazione pubblicata focalizza anche sull’inquinamento (molto eventualmente) prodotto nelle maggiori città dai veicoli di proprietà, che andrebbero quindi – sempre secondo loro – ridotti dalle odierne 190 vetture ogni mille persone a – pensate un po’… – zero. In sostanza, una serie di aziende multimilionarie che, in accordo con i propri “compagni di merenda”, si dicono paladine dell’ecosistema ma i cui dirigenti si spostano spesso su jet privati, causa certa di ripercussioni ecologiche impressionanti, hanno pensato – e stanno investendo sul fatto – che le persone comuni non dovranno più possedere uno strumento di locomozione per muoversi.

Dovranno quindi usare solo il servizio pubblico? Sì, ma con moderazione, visto che si punta anche a diminuire l’utilizzo dell’aereo: mentre si prevede che per il 2030 si arriverà a poter effettuare un volo di andata e ritorno a corto raggio ogni due anni, la meta promossa dal C40 Cities è quella di limitare questo tipo di viaggi a una volta ogni tre. Infine, per quanto riguarda il vestiario, se le proiezioni a fine decennio disegnerebbero uno shopping annuo contingentato a 8 capi, il fine ultimo dei capi dell’organizzazione sovranazionale di cui trattiamo è quello di abbassare questa cifra a 3.

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Messaggi impliciti e semplici riflessioni conclusive

Il report del C40 Cities, dunque, oltre a fissare dei parametri fermi – del tutto utopici e decisi senza alcun mandato o consultazione in merito – trasmette anche una serie di messaggi impliciti: l’idea di eliminare carne e latte (magari in vista di un futuro alimentare basato su insetti o ripugnanti prodotti sintetici – quest’ultimi peggiori persino dei primi -) e la rinuncia ad una propria auto o moto/motorino (in rispetto dello slogan creato e lanciato del World Economic Forum che recita: “Non avrai nulla e sarai felice”).

Le domande, ora, sorgono e devono sorgere spontanee: ma… chi si nutre di queste illusioni e le propone come programmi, li seguirà anche personalmente in maniera scrupolosa o mirerà solo a dettare un “nuovo modello di vita” agli altri, considerati magari degli “inferiori socialmente addomesticabili” a cui dire cosa fare e come farlo? I filantropi e i leader dell’alta finanza si incontreranno meno spesso? E, quando accadrà, raggiungeranno le nazioni ospitanti i loro forum in monopattino o in bicicletta? In ultimo, poi (ma non per importanza), a questa gente – che non si è capito se “ci fa” o, realmente, “ci è” – perché viene ancora data voce e prestata attenzione?!?

Un’unica risposta ai primi tre interrogativi, apparentemente nascosta o complessa, potrebbe invece palesarsi in modo abbastanza semplice all’interno dello stesso messaggio di Davos, che non recita “non avremo nulla e saremo felici” ma promette, a te che conosci e ignori e/o segui tali proclami, che “(tu) non avrai nulla”.
Per quanto riguarda il quarto quesito, invece, vedete un po’ voi…

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Fonti online:

ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Andrea Murgia del 14 luglio 2023), sito del World Economic Forum (attuale e archivio di marzo 2023 e di maggio 2021), sito dell’Agenzia per la Coesione Territoriale, C40 Cities (attuale e archivio di luglio 2023), sito della Convezione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), AGI (Agenzia Giornalistica Italia), sito istituzionale della Commissione europea (sezione Agricoltura e sviluppo rurale), EAT, ANSA, The GOOD in TOWN, Deloitte;

Account Medium: World Economic Forum;

Canali YouTube: C40 Cities, ITF Global, Gerico.

Antonio Quarta

Redazione Il Corriere Nazionale

Corriere di Puglia e Lucania

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