Meloni in Usa per rafforzare ruolo centrale dell’Italia

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Il viaggio di Giorgia Meloni in usa arriva in un momento assai importante per la premier e per il nostro paese, mai come in questo periodo al centro dello scacchiere geopolitico internazionale. I suoi successi in politica estera, soprattutto sul fronte africano, ma anche su quello mediorientale, hanno smentito categoricamente tutti quelli che preconizzavano per il nostro paese le peggiori sventure, se la destra fosse arrivata al governo. Il supposto isolamento che avrebbe dovuto subire la “pericolosa sovranista” si è rivelato un semplice bluff della sinistra, che sembra ormai aver perso il contatto con la realtà, oltre che leadership. linea politica ed autorevolezza.

-“La visita negli Usa del presidente Giorgia Meloni, costituisce una missione di grande significato, anche alla luce dell’attuale contesto internazionale, segnato dalla guerra in Ucraina e dall’espansionismo cinese. Oltre alla
naturale affinità con il Partito repubblicano, per noi Conservatori europei e’ fondamentale rafforzare le relazioni
transatlantiche al di la’ delle appartenenze politiche, difendendo valori e interessi comuni e, al contempo, la posizione dell’Italia In ambito internazionale”. ha detto Nicola Procaccini, copresidente del gruppo Ecr, il gruppo dei conservatori europei di cui fa parte il partito della Meloni e di cui la stessa premier italiana è presidente.

L’autorevole think thank americano “Atlantic Council” ha scritto in un recente articolo che Biden e Meloni sono assai più vicini di quanto si pensi. “Meloni ha mantenuto l’Italia chiaramente impegnata nei pilastri dell’UE e della comunità transatlantica. È stata inequivocabile nella sua posizione contro le autocrazie. Ancora più notevole, ha sostenuto apertamente l’Ucraina e ha chiaramente ritenuto la Russia responsabile della sua aggressione non provocata. La chiarezza della sua posizione contrasta con le posizioni talvolta più ambigue di altri partiti della coalizione italiana.” si legge in un articolo di Valbona Zanelli.

Saranno molte le questioni sul tavolo che vanno certamente dalla questione ucraina, ma che non potranno non toccare l’accordo sulla via della seta formato dal governo gialloverde, nel 2009 e che gli Stati Uniti vorrebbero non fosse rinnovato dal governo italiano. E si tratta di una questione che il governo sta gia affrontando, per trovare il giusto compromesso, per non irritare eccessivamente i cinesi, pur ribadendo la collocazione del paese, che deve e non può essere altrimenti, rimanere fermamente ancorata all’atlantismo. Il discorso deve essere trattato con tutte le cautele possibili per evitare ritorsioni della Cina che è comunque un importante ed ormai irrinunciabile partner commerciale per il nostro paese. Ma ciò deve anche fare i conti con la realtà dei fatti, che vede comunque gli Stati Uniti come centrali geopoliticamente ma anche economicamente per Europa ed Italia, da decenni.

Il commercio tra gli Stati Uniti e l’Italia è quasi raddoppiato, passando da 52 a 100 miliardi di dollari nell’ultimo decennio. A differenza della Cina, la bilancia commerciale dell’Italia con gli Stati Uniti è sempre stata positiva. L’anno scorso, ad esempio, le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti hanno raggiunto i 73 miliardi di dollari. Gli Stati Uniti sono il secondo mercato di esportazione per l’Italia, rappresentando l’11% di tutte le esportazioni e oltre il 20% delle esportazioni extra-UE. Analogamente, l’Italia è il terzo mercato dell’UE e l’ottavo al mondo per prodotto interno lordo nominale; con una popolazione di circa sessanta milioni è il sedicesimo mercato di esportazione degli Stati Uniti, con importanti opportunità commerciali e di investimento concentrate in settori ad alto valore. Lo stock italiano di investimenti negli Stati Uniti ha totalizzato più di 41 miliardi di dollari, sostenendo quasi centomila posti di lavoro americani. Per metterlo in prospettiva, gli investimenti diretti esteri italiani negli Stati Uniti sono quasi quattro volte quelli in Cina.

Ma la Meloni ovviamente chiederà a Biden un supporto ed un aiuto, per una sua intercessione con il Fmi, che possa favorire uno sblocco degli aiuti previsti per la Tunisia, che soffre una crisi economica gravissima, che rischia di ripercuotersi su un esodo di immigrati verso le coste italiane. La premier italiana si sta spendendo moltissimo su questo punto, come dimostrato dalla recente firma del memorandum con il presidente tunisino, alla presenza della presidente della commissione europea,  Ursula Von der Leyen e il premier olandese Mark Rutte. Lo stesso presidente americano, forse pochi lo sanno, ha approvato una legge molto dura contro la immigrazione clandestina, che proprio in questi giorni deve affrontare il giudizio di un tribunale del nord della California che vorrebbe eliminare molte delle restrizioni imposte dal presidente americano. Insomma la questione migratoria è un problema assai sentito anche oltre oceano e quindi la Meloni è convinta di riuscire a sensibilizzare il presidente Usa sullo sforzo immane che lei sta facendo in Africa per cercare di risolvere il problema.

Biden ha già mostrato nel loro breve incontro in Giappone interesse verso la riedizione del piano Mattei in Africa della Meloni, considerando che il continente africano sta diventando terra di conquista della Cina e sul quale gli usa stanno perdendo influenza e legami. Ecco allora che per una volta un premier italiana potrebbe presentarsi al cospetto del potente alleato con una postura ed un atteggiamento molto meno subalterno rispetto al passato. Perchè il ruolo del nostro paese a livello internazionale, in questi mesi di governo Meloni, è certamente cresciuto in autorevolezza, credibilità ed importanza.

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