Il voto degli spagnoli all’estero che può fare la differenza

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Verranno resi noti oggi i dati delle preferenze degli elettori fuori dai confini nazionali. “Questa è la prima elezione generale senza il ‘voto rogado'”, spiega all’AGI Carlos Maldonado Valcarcel, Console generale a Napoli

AGI – Mentre continuano a ritmo serrato i negoziati del Partito polare (Pp) e del Partito socialista (Psoe) in vista di possibili alleanze di governo, si accendono i riflettori sul voto degli spagnoli all’estero il cui esito, tutt’altro che scontato, sarà reso oggi. La grande novità di questa tornata elettorale ha infatti interessato proprio quei due milioni e mezzo circa di elettori spagnoli residenti all’estero che, per la prima volta, si sono potuti esprimere senza il cosiddetto “voto implorato” (il ‘voto rogado’) cioè senza l’obbligo di richiedere la possibilità di votare prima di essere autorizzati a farlo.

Entrata in vigore a febbraio 2023, la riforma elettorale prevede che tutti i cittadini spagnoli registrati nei consolati come residenti temporanei (Erta) o permenti (Cera) ricevano automaticamente la documentazione e le istruzioni per poter votare – recandosi direttamente al loro consolato oppure inviando per posta il loro voto (sempre al consolato) – senza dover essere preliminarmente abilitati.

“Questa è la prima elezione generale senza il ‘voto rogado’, cioè senza pre-autorizzazione, e ci si aspetta un sostanziale aumento della partecipazione degli spagnoli all’estero”, spiega all’AGI Carlos Maldonado Valcarcel, Console generale di Spagna a Napoli

Interpellato su come la riforma potrebbe impattare queste elezioni politiche straordinariamente contese, il console rammenta che, negli anni passati, la complessità della procedura di voto aveva tenuto gran parte dei residenti all’estero lontano dalle urne. Di conseguenza, prosegue, “il voto all’estero aveva sempre avuto un impatto marginale per via della scarsa partecipazione degli aventi diritto” (i cittadini iscritti all’equivalente della nostra Aire).

Con la riforma, afferma, il voto all’estero può per la prima volta influire e cambiare la situazione” consegnata dalle urne spagnole il 23 luglio. Una situazione dove nessuno dei principali contendenti – il blocco di centrodestra Pp-Vox e di centrosinistra, Psoe-Sumar – ha ottenuto una chiara maggioranza in parlamento per poter dar vita a un governo. I riflettori, in particolare, si sono accesi sulle poche circoscrizioni dove il testa a testa tra i due blocchi sara’ deciso da una manciata di voti, “che potrebbero passare all’ultimo dai socialisti ai popolari o dai popolari ai socialisti”, chiarisce Madonado Valcarcel.

Anche se in bilico sono solo quattro circoscrizioni al massimo, in questa delicata fase negoziale il passaggio anche solo di un seggio da un partito all’altro può modificare i rapporti di forza e fare la differenza. Dal suo osservatorio, il console Maldonado Valcarcel non ha registrato balzi decisivi in termini di partecipazione al voto che nella città partenopea si è fermato al 16% degli aventi diritto.

Nella Capitale invece, la partecipazione – secondo quanto si apprende – è aumentata a circa il 20% e questo è già un dato “interessante” per gli addetti ai lavori. L’edizione europea della testata Politico evidenzia come “il voto degli stranieri non abbia mai cambiato drasticamente l’esito di un’elezione spagnola”.

Tuttavia, “in questo particolare parlamento anche l’alterazione di uno o due seggi potrebbe fare la differenza”. Gli spagnoli all’estero, storicamente irrilevanti, rischiano di diventare il vero “eXpat Factor” di questa consultazione.

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