Considerazioni stagionali sulla movida: la tua vacanza finisce dove comincia la mia

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A dispetto del fatto che i dati parziali di affluenza nelle località turistiche della regione Puglia segnalino un generalizzato e piuttosto significativo calo delle presenze per l’estate 2023 rispetto alle precedenti, imputabile si dice ai rincari dei prezzi chiesti per il soggiorno ed al caro-carburante,  prevedibile come la pubblicità di panettoni e pandoro nel mese che precede il Natale si è presentata puntuale, anche in questi mesi estivi, la questione riguardante la faticosissima convivenza fra due schieramenti sociali portatori di esigenze di assai difficile compatibilità.

Il primo schieramento, composito, è costituito dai numerosissimi avventori dei centri storici delle nostre città e dai tanti proprietari di attività di ristorazione e intrattenimento che insistono all’interno del perimetro degli stessi. Il secondo schieramento è rappresentato dai residenti dei centri storici.

Il fenomeno è riassumibile in un termine che la nostra lingua, ed i nostri dizionari, hanno accolto sin dai primi anni ’90 dello scorso secolo come prestito dalla lingua spagnola: movida. La parola indicante, nella sua accezione originaria, il clima di apertura culturale e di ritorno alla democrazia  che la Spagna visse alla fine del regime franchista ha assunto in seguito, e peculiarmente in Italia, un significato legato all’animata e chiassosa vita notturna presente nelle diverse località, specialmente nei mesi primaverili ed estivi, come è ovvio. Da qui anche la diffusissima locuzione di “movida selvaggia”, con la quale i mezzi di informazione dettagliano sui frequenti episodi di intemperanze e disordine che si verificano fra la sera e la notte, generando episodi di elevata tensione, polemiche e accese discussioni fra i due suddetti schieramenti.

Le problematiche sono di varia natura, ma innanzitutto di spazi, poiché i tavoli e le sedie deputate ad accogliere la clientela, su marciapiedi o sulla sede stradale, con o senza i dehors, finiscono col rendere angusto il passaggio di residenti e non solo, a volte perfino ostruendo o ostacolando l’accesso alle abitazioni. Questo poi per tacere della questione “parcheggi” che finisce, come è ovvio, per riguardare, a catena, vie e piazze distanti dai luoghi del vero e proprio “divertimento”.  Altro problema: gli esercenti, per attirare il maggior numero possibile di clienti ed anche per rendere loro più piacevole possibile la permanenza, ricorrono in alcuni casi all’utilizzo di musica sparata ad elevati livelli di decibel, non rispettando né le soglie massime stabilite dai decreti sindacali né l’orario massimo entro il quale porre termine alla trasmissione di musica o all’esecuzione di concerti con musica dal vivo. C’è poi la questione “decoro urbano”: una parte, per quanto minoritaria sul totale, del nutrito gruppo di frequentatori delle zone della movida è costituita da giovanissimi o da para-teppisti: essi non si curano di insozzare, con i resti delle vivande da asporto consumate, con i mozziconi delle sigarette quando non con la propria urina, stradine e vicoli dei centri storici,  o di prodursi in schiamazzi o in altre goliardate che tutto fanno fuorché conciliare col sacrosanto diritto al riposo notturno.

Come biasimare quindi le ragioni dei residenti, di chi abbia magari la necessità di dover dormire dopo la mezzanotte? Clamoroso, e diventato virale, come si usa dire nell’era della comunicazione via social network, quanto accadde la scorsa estate nel centro storico di Ostuni, nei pressi della centralissima quanto bella piazza S.Oronzo: un residente, peraltro ex assessore della Città Bianca, logorato dalla notte insonne, sfogò la propria rabbia accanendosi con un bastone sullo stereo di un locale che continuava, imperterrito, a diffondere musica…alle quattro del mattino!

E un episodio di simile, e reciproca, ostilità si è verificato all’inizio di questa estate a Brindisi, quando una persona ha gettato dal proprio balcone uova sui tavoli delle persone sedute in un locale, nel quale evidentemente si diffondeva musica in modalità, o in orario, ritenuti sgraditi. Per tutta risposta, i titolari del locale hanno alzato notevolmente il volume delle proprie casse e sfidato platealmente il residente con scenografici fuochi d’artificio.

E le amministrazioni comunali? Esse sono il proverbiale vaso di coccio fra i due di ferro, visto che ci rendiamo conto perfettamente di quanto difficile sia contemperare le esigenze dei due blocchi contrapposti senza scontentare qualcuno, perdendo quindi anche parte del consenso. Se è indubbio che il circuito del turismo, della ristorazione e dell’intrattenimento sia importantissimo in un territorio che ha quest’ambito fra i punti di forza della propria economia, se è altrettanto certo che esso sia uno dei pochissimi canali di inserimento lavorativo non saturi o in crisi di domanda, non solo per manodopera specializzata, è altrettanto certo che esistono bisogni primari della popopazione residente che non possono essere calpestati.

Sempre a Brindisi, pochi giorni dopo l’episodio di cui si è raccontato, il sindaco neo-eletto, Giuseppe Marchionna, aveva emanato un’ordinanza sindacale, la n.31 del 6 luglio 2023, il cui obiettivo primario era quello di facilitare, per quanto possibile, la vita ed il lavoro del settore lavorativo impegnato nell’animazione serale. Essa ampliava la deroga all’emissione di musica fino all’una del mattino, per il periodo estivo, dai soli venerdì e sabato a tutti i giorni della settimana, senza peraltro fissare un limite massimo dei livelli di inquinamento acustico. Immediata è giunta la reazione del comitato di cittadini residenti “Civilmente in centro”, già recentemente autore di un esposto e di una querela alla Procura della Repubblica per le problematiche descritte: un ricorso d’urgenza, presentato presso il TAR di Lecce, è stato accolto positivamente dal Tribunale Amministrativo il quale, con sentenza n.404 del 2023, ripristinava lo stop alle emissioni musicali per le ore 24, fatta salva la deroga dell’una per i prefestivi e per la festa patronale, ritenendo come “appaiono condivisibili le principali censure formulate nel ricorso”.

Volendo tirare le fila del discorso ci pare doverosa, pur comprendendo l’importanza strategica di questo ambito del settore terziario dell’economia, una riflessione. Essa è frutto della semplice osservazione, e attiene se vogliamo a questione prettamente estetiche.

Sappiamo bene peraltro, o immaginiamo, come nelle grandi città, anche in quelle d’arte, il fenomeno sia potenziato all’inverosimile. Ma questa è semmai un’aggravante.

Riteniamo che vedere trasformate suggestive piazze o vie dei nostri centri storici in enormi mangiatoie a cielo aperto, senza di fatto alcun divieto (basta, per l’appunto, l’osservazione in una serata qualsiasi di una rinomata (sic!) località per rendersene conto) faccia anche bene all’economia in generale, possa essere pure questione di sopravvivenza per una percentuale non trascurabile di persone, ma sia esteticamente qualcosa di orrido. Non avendo la fortuna, o la sfortuna, di risidere in un centro storico, a tanto ci fermiamo.

Se però dovessimo considerare anche come il livello di sopportazione di chi abita in un posto assalito dal “popolo della notte” sia quotidianamente sfidato durante la bella stagione, ci viene facile la seguente conclusione, e cioè che per vivere la propria “vacanza” sia per alcuni obbligatorio fuggire dalle vacanze altrui.

Solidarietà!

 

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