VIDEO | Uzbekistan, del lago di Aral restano solo dune: “Catastrofe causata dall’uomo”

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Immagini girate da Vienna Cammarota, 73 anni, prima donna al mondo a percorrere la Via della Seta per raccontarla in epoca contemporanea, nonché guida ambientale escursionistica di Assoguida e ambasciatrice dell’Archeoclub D’Italia

ROMA – “Il lago di Aral in Uzbekistan è l’emblema dello scempio causato dall’uomo ed è il simbolo della catastrofe ecologica. Oggi il lago non c’è più. L’ho attraversato a piedi ed ho filmato tutto. Oggi, dove prima c’erano le sue acque, si vedono solo dune come se fosse un deserto, sono emersi i relitti delle barche”. Questa la testimonianza di Vienna Cammarota, 73 anni, prima donna al mondo a percorrere la Via della Seta per raccontarla in epoca contemporanea, nonché guida ambientale ascursionistica di Assoguida e ambasciatrice dell’Archeoclub D’Italia.

In una nota, l’Archeoclub diffonde il video realizzato dalla guida mentre cammina nel deserto lasciato dalla scomparsa di Aral, che un tempo era considerato il quarto lago più grande del mondo e definito anche ‘mare di Aral’, scomparso a causa della siccità e della deviazione dei fiumi che lo alimentavano, Amu Darya e Syr Darya, avvenuta nell’ambito di un progetto sovietico negli anni sessanta del secolo scorso.

Cammarota nel filmato spiega: “Sono a Moyonq, principale città di Karalpakstan, in Uzbekistan. In questa città c’era il principale porto e il lago di Aral. Il lago è scomparso e questo luogo è diventato il simbolo di una catastrofe ecologica voluta dall’uomo. Un lago prosciugato e una città, che viveva solo di tantissima pesca, anche caviale, che si è spopolata”.

Le immagini mostrano che nel letto del lago oggi sono rimaste dune e sabbia: “non c’è più nulla del lago di Aral”. Secondo la guida ambientale “c’entrano i cambiamenti climatici causati dall’uomo”.

L’esperta spiega che a partire dagli anni sessanta il governo socialista dell’epoca decise di trasformare la zona per avviare la produzione di cotone e sviluppare l’industria tessile. Fu installato quindi un sistema di irrigazione che prelevava le acque dai due fiumi per convogliarle nei campi di cotone, e il corso fu anche deviato. Questo processo, ricorda Cammarota, “ha ridotto nel giro di pochi anni la portata dei fiumi”. Gli additivi chimici impiegati dall’industria tessile inoltre “hanno inquinato le falde, causando una mortalità infantile impressionante”. Questo ha determinato anche “la fine dell’industria della pesca e quindi lo spopolamento della città: sono emigrati tutti”

L’esperta cita lo storico greco Strabone, che nei suoi scritti “raccontò che Alessandro Magno nell’attraversare uno dei due affluenti, impiegò ‘cinque giorni e cinque giorni’. Ora è un deserto. Benvenuti all’Inferno“.

Il lago d’Aral, prosegue Archeoclub nella nota, è stato un lago di origine oceanica situato tra Uzbekistan e Kazakistan. Dal 1986, lo sfruttamento delle risorse idriche dei suoi emissari principali Amu Darya e Syr Darya ne ha generato prima la separazione in un due bacini, uno più piccolo a Nord e uno di maggiore estensione a sud. Infine, negli ultimi anni, anche con l’accentuarsi dei cambiamenti climatici, si è esaurito del tutto.

Cammarota, partita il 26 Aprile del 2022 dal Lazzaretto Nuovo di Venezia, l’eco-museo gestito da Archeoclub D’Italia, ha attraversato a piedi Slovenia, Croazia, Bulgaria, Turchia, Iran, Turkimenistan, Azerbaigian, e in queste ore sta attraversando l’Uzbekistan, con l’obiettivo di raggiungere a Pechino non prima del Dicembre 2025. (fonte Agenzia DIRE  www.dire.it)

 

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