Dopo il divorzio (consensuale) rimane da assegnare la patria potestà del nome e dei gruppi di quello che doveva essere il Terzo Polo
AGI – Il divorzio è consensuale e, di fatto, compiuto. Rimane però da assegnare la patria potestà del nome e dei gruppi di quello che doveva essere il Terzo Polo e che è rimasta una aggregazione da trattino: Azione-Iv. Su questo si giocherà, a partire da settembre, la partita fra Carlo Calenda e Matteo Renzi, con quest’ultimo che è descritto in piena attività nonostante la pausa estiva.
Il piano renziano è ancora coperto da segreto, ma alcuni esponenti di Italia Viva, viene spiegato, vorrebbero usare le assemblee dei gruppi di Camera e Senato per “mettere in minoranza Calenda”. Una impresa tutt’altro che scontata, visto che fibrillazioni e malumori si registrano tanto nel campo renziano quanto in quello di Azione. Nel fronte che guarda a Calenda, ci sono almeno un paio di esponenti che hanno “mal digerito la scelta di rompere con Renzi per intraprendere la strada dei gruppi separati”, si sottolinea.
In Italia Viva, al contrario, ci sarebbe chi manifesta malumore per l’affacciarsi di Renzi nel campo del centrodestra, unitamente ad alcune scelte sugli incarichi interni, e starebbe già guardando ad Azione come possibile approdo. Di sicuro c’è il muro che si è ormai alzato fra i due leader e che fa dire a Calenda: “Con Matteo Renzi abbiamo già divorziato” e se i Gruppi parlamentari sono ancora uniti, “non posso farci niente. C’è il mio cognome nel simbolo, la decisione la deve prendere Renzi. Comunque siamo due partiti diversi e andremo separati alle Europee. Al cento per cento”. Da Italia Viva arriva una risposta altrettanto gelida: “Calenda ha scelto di non fare le liste per le europee assieme a noi, sta facendo tutto da solo”.
Quello delle europee è, infatti, la vera sfida che Matteo Renzi è deciso a giocarsi fino all’ultimo, consapevole anche di poter guardare alla sua destra, in direzione Forza Italia. Il partito sta vivendo una fisiologica fase si riorganizzazione dopo la scomparsa del presidente Silvio Berlusconi. Di questo potrebbe approfittare FdI, partito che attualmente detiene la golden share della maggioranza. Ma anche lo stesso Renzi, consapevole di suscitare interesse nell’elettorato più moderato del partito azzurro.
Tra i dem, in ogni caso, non si registrano allarmi per le mosse dell’ex segretario. Anche nelle fila riformiste e moderate dem prevale “la responsabilità di tenere dritta la barra del Pd sul pluralismo interno, necessario in un partito come il nostro. Guardiamo con attenzione a quello che accade, ma non c’è alcuna preoccupazione”. Il tema, semmai, è capire cosa faranno Azione e Più Europa, formazioni con le quali Elly Schlein ha avviato la campagna per il salario minimo e che potrebbero essere compagne di altre battaglie alla ripresa dei lavori parlamentari. Per Calenda le strade di Pd e M5s potrebbero tornare a incrociarsi sulle proposte che riguardano il Pnrr, industria 4.0 e sanità. “Noi siamo centro repubblicano e loro la sinistra”, sottolinea il leader di Azione, “ma troviamo il modo di collaborare”.