La Commissione ha registrato più di 23.000 dichiarazioni di vittime di violenze (omicidi, stupri, rapine e rapimenti) commesse a partire dagli anni ’60 da gruppi armati di ribelli, milizie di autodifesa comunitaria, gruppi jihadisti ed esercito maliano
Dopo l’adozione da parte delle autorità maliane di transizione, due anni fa – nel settembre 2021 – di un piano di riparazione stimato in 65 miliardi di franchi Cfa, pari a quasi un milione di euro, e poi di una legge che stabilisce le regole per il risarcimento e il sostegno alle vittime nel novembre scorso, la creazione del comitato direttivo che renderà operativa l’autorità incaricata di tali risarcimenti è un ulteriore passo avanti. Tuttavia, alcune figure di spicco coinvolte ad alto livello nel lavoro della Cvjr hanno espresso i loro timori.
Il mandato della Cvjr è terminato nel dicembre 2021, più di un anno e mezzo fa, ma il suo rapporto finale, che avrebbe dovuto essere presentato nel corso del 2022, non è ancora stato reso pubblico. La Cvjr è stata istituita nel 2014 e il suo lavoro è iniziato nel 2015. In sette anni, la Commissione ha registrato più di 23.000 dichiarazioni di vittime di violenze – omicidi, stupri, rapine e rapimenti – commesse a partire dagli anni ’60 da gruppi armati di ribelli, milizie di autodifesa comunitaria, gruppi jihadisti ed esercito maliano. Le vittime hanno persino testimoniato in sessioni pubbliche trasmesse in diretta da Ortm, il canale televisivo statale. Alcuni osservatori, contattati da Rfi, temono che i militari che hanno preso il potere in Mali stiano cercando di nascondere alcuni fatti o raccomandazioni contenuti nel rapporto che hanno contribuito a produrre.