Italia paese di terre rare

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Editoriale di Daniela Piesco Co-Direttore Radici 

La bellezza salverà il mondo, come nella famosa frase del principe Myskinne L’idiota di Dostoevskij? Niente di più falso, non a caso la stessa frase dello scrittore russo, diversamente da quanto ricorda l’immaginario collettivo, è espressa nel romanzo in forma interrogativa.

Anzi verrebbe da pensare dopo il recente episodio che vede una fotografia di una spiaggia della Sardegna utilizzata dalla vicina Corfù per pubblicizzare le sue spiagge che forse il male ha abbracciato la bellezza molto più a lungo del bene..

Si legge in un post su Facebook fatto dal comune di Baunei(Sardegna)che la pagina social seguitissima per le foto che posta sulle attrazioni greche ha preso un’immagine di una spiaggia sarda e l’ha spacciata per una bellezza ellenica. Inoltre, stando a quanto riporta La Nuova Sardegna, non è la prima volta che succede: «Le varie amministrazioni comunali succedutesi nel tempo hanno dovuto fare in modo che venisse riconosciuta la reale provenienza delle location finite a pubblicizzare altre nazioni o anche regioni».

Viene in mente il vecchio film I favoriti della Luna di Otar Iosseliani, del 1984. Come per il ritratto di signora ed il servizio di piatti attorno ai quali ruotava la trama cinematografica, potremmo ricostruire numerose tragiche ed intricate vicende alle quali, nel corso dei secoli, hanno assistito le nostre più importanti e note opere d’arte.

Da Caravaggio a Picasso, da De Chirico a Munch, da Renoir a Klimt, fino alle statue della classicità molti episodi celeberrimi o poco noti, risolti o tuttora sotto indagine, ci portano nel cuore dell’illegalità, della criminalità, del mercato nero, della cupidigia, della volontà di potenza che si nascondono dietro ogni episodio.

Tutti noi conosciamo gli stereotipi sugli italiani che il mondo ci attribuisce, molto spesso infondati. Agli occhi degli stranieri, l’Italia appare come il Paese della “dolce vita”, del cibo e della passione, delle canzoni e della criminalità organizzata. Se è vero che nel mondo del lavoro veniamo etichettati come pigri, ritardatari e amanti del riposo, in contrapposizione agli instancabili e puntualissimi tedeschi e scandinavi, e nonostante la stampa estera si diverta a commentare le nostre vicissitudini politiche, c’è tuttavia qualcosa di magnetico che ha sempre affascinato e che continua ad affascinare milioni di persone nel mondo…al punto tale da prendere a prestito i nostri paesaggi per pubblicizzare le loro terre.

E dunque dati alla mano, tra ruberie occasionali ed endemiche l’Italia non è solo il “Bel Paese”, ma è anche il “Più Bel Paese del Mondo”.

A certificarlo non è un sondaggio, e nemmeno lo spirito patriottico della sottoscritta, bensì il dipartimento per l’Educazione, la Scienza e la Cultura della Nazioni Unite, meglio conosciuto come UNESCO.

La lista del patrimonio mondiale, stilata dall’emanazione dell’ONU, al momento annovera 890 siti che formano parte del patrimonio culturale e naturale. Questa lista include 689 siti di carattere culturale, 176 naturale e 25 che presentano caratteristiche miste.

Attualmente l’Italia, con 49 siti, è la nazione con il numero più alto di patrimoni dell’umanità.

I criteri utilizzati dall’UNESCO sembrano riassumere le caratteristiche dell’offerta turistica italiana: universale, insostituibile ed unica.

Dalle suggestive vette rosa delle montagne più belle del mondo, le Dolomiti, alle magnifiche città tardo-barocche della Val di Noto (Sicilia) alle bellissime spiagge della Sardegna (giusto per ricordalo ai nostri cari amici greci)i 49 splendidi gioielli italiani destano, da anni, la meraviglia dei visitatori da ogni parte del mondo.

“Nessun paese al mondo offre tanta bellezza ovunque si guardi come l’Italia.” recita questo sito americano che mette il nostro paese al primo posto tra le dieci nazioni più belle del mondo

Ci sono decine di milioni di persone, nel nostro continente, che immaginano l’Italia come il paese dei Mastroianni e siamo noi, unici e soli, italiani, a vergognarcene. Come è possibile essere arrivati a vergognarci della Dolce Vita?

Credo sia stata soprattutto la nostra pigrizia e lo scarso impegno che abbiamo profuso nel capire e nel chiedere di raccontarci qualcosa del nostro ieri.

Abbiamo idea noi, trentenni, quarantenni, cinquantenni, quanto costi un bagno nella Fontana di Trevi con Anita Ekberg? Quanta dedizione e quanto cesello ci sia dietro un Campari? Quanto studio dietro un bucatino di Gragnano trafilato in bronzo ?( lo sai solo se hai provato tutte le marche di pasta possibili con improbabili nomi italiani che ti si maciullano nella caldaia dopo tre minuti di cottura.)

E così che in tutto questo mi sono ritornate in mente le parole nel film di Orson Welles Il terzo uomo: “Sai che cosa diceva quel tale? In Italia sotto i Borgia, per trent’anni, hanno avuto assassinii, guerre, terrore e massacri, ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e che cos’hanno prodotto? Gli orologi a cucù.”

Ma cosa significa essere italiani?E soprattutto siamo consapevoli di quello che significa?

Essere italiani significa essere eredi e custodi della libertà conquistata, con il sangue di chi ci ha preceduti, contro il dominatore austriaco e borbone prima, contro i nazisti poi. Ma vedo una degenerazione di questa idea di libertà nazionale quando essa è declinata nei termini di una antistorica libertà dalle ingerenze straniere nella nostra economia, di una difesa della “italianità” delle nostre imprese, che in realtà è per lo più difesa di un management indigeno meno efficiente dalla concorrenza proveniente dall’estero, che sovente porta con sé piani innovativi e capacità migliori di valorizzare il lavoro degli italiani.

Essere italiani inoltre significa essere eredi di un patrimonio culturale, artistico e ambientale unico al mondo e impareggiabile, fieri della nostra capacità di manutenerlo, difenderlo e arricchirlo, nell’interesse dell’umanità intera. Vedo invece una degenerazione di questa idea quando essa si traduce nel ritenerci liberi, in quanto italiani, di far di questo patrimonio quel che ci pare: liberi di fare scempio dell’ambiente naturale, di lasciar andare in rovina i nostri monumenti, di lasciar ammuffire nelle cantine dei nostri musei tesori d’arte che in qualsiasi altro Paese sarebbero esibiti con orgoglio

Essere italiani e al tempo stesso europei oggi significa far nostra senza riserve la missione , difficile ma niente affatto impossibile ,di aprire la patria dell’arte, della letteratura e della cultura classica alla cultura delle regole.

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