Il presidente della Repubblica chiude la kermesse di comunione e Liberazione tracciando un solco profondo nel quale deve muoversi la società. Per lui una standing ovation
di Stefano Benfenati
AGI – La nostra Costituzione nasce per “superare ed espellere l’odio“. La “concordia e la coesione sociale” e “il rispetto della diversità” come basi delle nostre istituzioni, no ai “muri e alle barriere”, alle “contrapposizioni ideologiche” o alla pretesa di resuscitare “anacronistici nazionalismi”. Sergio Mattarella, sceglie il Meeting di Rimini per il suo primo intervento pubblico dopo la pausa estiva.
Bussola del suo ragionamento è l’amicizia (cifra del tradizionale appuntamento ciellino) che – assumendo un valore di indicazione politica – è “per definizione contrapposizione alla violenza” e il volano per “superare gli ostacoli”. Sceso dalle montagne – ha trascorso le vacanze a Dobbiaco – arriva sul mare tra applausi e cori (Matta-matta-Mattarella).
I richiami alla Costituzione, ai “valori di dignità e uguaglianza”, alla solidarietà all’attenzione verso “il vicino”, al riconoscimento della diversità, all’aiuto verso i più deboli (come i profughi) si fanno largo e danno ossigeno a un’estate contrassegnata da stupri, femminicidi e da un dibattito politico impoverito da schermaglie su antisemitismo e razzismo.
Mattarella parla ai giovani (“non fatevi catturare dai social, diffondete pace e amicizia) ma anche alla Romagna alluvionata (“i sindaci non vanno lasciati soli”). Poi assicura “non ci stancheremo di lavorare per fermare la guerra”. Una pace giusta “non può dimenticare il dramma dei profughi” rileva il Capo dello Stato.
“Occorre un impegno, finalmente concreto e costante, dell’Unione Europea. Occorre il sostegno ai Paesi di origine dei flussi migratori”: è uno dei passaggi più applauditi (insieme al richiamo per la Romagna) del discorso di Mattarella che poi declina il ragionamento anche su binari precisi con la richiesta di ampliare il numero di ingressi regolari. “È necessario – spiega – rendersi conto che, soltanto ingressi regolari, sostenibili, ma in numero adeguatamente ampio, sono lo strumento per stroncare il, crudele, traffico di esseri umani: la prospettiva, e la speranza di venire, senza costi e sofferenze disumane, indurrebbe ad attendere turni di autorizzazione legale”.
Per il presidente della Repubblica “l’aspirazione, non può essere, quella, di immaginare che l’amicizia unisca soltanto coloro che si riconoscono come simili. Al contrario. Se cosi’ fosse, saremmo sulla strada della spinta alla omologazione, all’appiattimento. L’opposto, del rispetto delle diversità; delle specificità proprie a, ciascuna, persona”.
La foto di gruppo con i volontari, i cori da stadio, l’incontro con i volontari e con i ragazzi di PizzAut, la pizzeria dove lavorano persone con autismo: tra gli stand della fiera Mattarella ha visitato anche alcune mostre con un veloce passaggio all’esposizione dedicata all’artista Alberto Burri.
Poi la standing ovation all’ingresso della sala auditorium e il denso discorso. “Vorrei che ci interrogassimo. Su cosa si fonda, la società umana; la realtà – è il ragionamento del Capo dello Stato – nella quale ciascuno di noi è inserito; la realtà, che si è organizzata, nei secoli, in società politica, dando vita alle regole – e alle istituzioni – che caratterizzano l’esperienza dei nostri giorni? È, forse, il carattere dello scontro? È inseguire soltanto il proprio accesso ai beni essenziali e di consumo? È l’ostilità verso il – proprio vicino, il proprio lontano? È la contrapposizione tra diversi? O è, addirittura, sul sentimento dell’odio, che si basa la convivenza tra le persone? Se avessimo risposto affermativamente, anche, soltanto, a una di queste domande, con ogni probabilità, il destino dell’umanità si sarebbe condannato da solo”.
Altro punto centrale è stato il richiamo “al bene comune”. Mattarella ricorda che “sono trascorsi ottant’anni, dal convegno di Camaldoli, nel luglio del 1943, nel quale, un nucleo di intellettuali cattolici, provo’ a delineare, le caratteristiche e i principi, di un nuovo ordinamento democratico. La dittatura, fascista, si stava consumando, ma ancora avrebbe causato – all’Italia e all’Europa – lutti, devastazioni, crudeltà, sofferenze. A Camaldoli, provarono – nella temperie più drammatica – a disegnare una democrazia, un ordinamento pluralista; fondato, sull’inviolabile primato della persona; e sulla preesistenza delle comunità rispetto allo Stato. Perché il bene comune è responsabilità di tutti”, rileva. La dimensione comunitaria “le relazioni sociali” determinano “la concretezza di esercizio dei diritti.
Ecco allora: le nostre istituzioni, sono basate sulla concordia sociale, sul perseguimento – attraverso la coesione, dunque la solidarietà – di sentimenti di rispetto e di collaborazione: l’amicizia, riempie questi rapporti, rendendoli condizione per la felicità. Sono, i sentimenti e i comportamenti umani che esaltano la vita della comunità”.
Solidarietà che non può mancare nella Romagna devastata dalle piogge e dal fango del maggio scorso. “Proprio qui, in Romagna” l’alluvione, “ha lasciato ferite profonde. I cittadini della Romagna – e i loro sindaci – non vanno lasciati soli. La ripartenza delle comunità; e, con esse, di ogni loro attività, è una priorità, non soltanto per chi vive qui, ma per l’intera Italia”. “Siamo di fronte a un’altra grande e grave evidenza che comporta responsabilità. L’ambiente, che abbiamo incrinato e impoverito. Non si possono ignorare gli appelli dell’Onu, attraverso le parole allarmate del suo Segretario Generale”, ha aggiunto.
Solidarietà e amicizia declinata anche nei confronti degli immigrati. “I fenomeni migratori – spiega Mattarella – vanno affrontati per quel che sono: movimenti globali, che non vengono cancellati da muri o barriere”. “Nello studio dell’appartamento, dove vivo, al Quirinale – ricorda – ho collocato un disegno, che raffigura un ragazzino, di quattordici anni, annegato, con centinaia di altre persone nel Mediterraneo. Recuperato il suo corpo, si è visto che, nella fodera della giacca, aveva cucita la sua pagella: come fosse il suo passaporto; la dimostrazione, che voleva venire in Europa, per studiare”.
Per questo “dietro numeri e percentuali delle migrazioni, che spesso elenchiamo, vi sono, innumerevoli, singole, persone, con la loro storia, i loro progetti, i loro sogni, il loro futuro. Il loro futuro: tante volte cancellato”. Il Capo dello Stato infine, si rivolge proprio ai giovani, il ‘suo’ pubblico con un richiamo al giusto utilizzo dei social: “non vi chiudete, non fatevi chiudere in tanti mondi separati. Usate i social, sempre con intelligenza; impedite che vi catturino, producendo una somma di solitudini, come diceva il mio Vescovo di tanti anni addietro. Non rinunciate, mai, alle relazioni personali; all’incontro personale; all’affetto dell’amico; all’amore; alla gratuità dell’impegno”.