Cassibile non fu a Cassibile, perché la firma dell’armistizio finì in campagna

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Mario Sinatra, il proprietario della tenuta in cui avvenne la firma nel settembre del 1943, racconta all’AGI: “Ho ancora quel tavolo, i miei nonni materni erano antifascisti e parlavano inglese”

AGI – È cosa nota che l’armistizio dell’8 settembre fu in realtà firmato cinque giorni prima, il 3, ma pochi sono a conoscenza che le firme su quell’accordo non furono apposte nella frazione siracusana di Cassibile, da cui ha preso il nome, bensì a tre chilometri di distanza, nella tenuta Santa Teresa Longarini. Fu lì, nella contrada San Michele, che la contessa Aline Sdrin Grande (figlia di un ambasciatore e poliglotta) mise a disposizione delle forze anglo-americane un campo agricolo in cui gli alleati avevano insediato il loro quartier generale in Sicilia

Le firme sulle tre copie dell'”armistizio corto”, come fu chiamato il testo di soli 12 articoli, furono apposte alle 17,15 dal generale Giuseppe Castellano per il governo Badoglio e dal generale Walter Bedell Smith per gli Alleati, alla presenza tra gli altri del generale britannico Harold Alexander e del generale americano Dwight Eisenhower, comandante delle forze alleate. Nella foto-simbolo sotto la tenda della mensa dello Stato maggiore si intravedono all’esterno gli ulivi della tenuta. Una curiosità: Bedell Smith sarebbe diventato direttore della Cia e Eisnhower il presidente degli Stati Uniti.

L’ingegnere Mario Sinatra di Camemi è l’attuale proprietario della masseria fortificata del ‘600 che sorge nel feudo Santa Teresa Longarini, sulla strada che da Cassibile porta a Siracusa. “Fu firmato nel terreno dei miei nonni“, racconta all’AGI, “io sono nato nel 1945 a Milano dove si erano trasferiti i miei genitori ma da bambino ho vissuto con i miei nonni qui in Sicilia. Mi raccontavano che gli americani gli regalavano la cioccolata, loro erano antifascisti e mia nonna parlava bene l’inglese, quindi non avevano alcun problema con loro”.

“Ogni tanto negli anniversari veniva qui la Rai a intervistarli”, rievoca Sinatra. “Gli americani o mio nonno avevano anche eretto una lapide nel punto della firma ma un nostro cugino francese di idee politiche opposte che visse l’armistizio come un’onta (il giornalista Enrico De Boccard, ndr) nel 1955 la trafugò. Ci fu anche un processo ma mia madre non volle infierire”. La volontà, ora, è quella di mettere una targa.

Un cimelio, però, a Sinatra è rimasto: il tavolo su cui è ancora impressa la firma del generale Castellano. “I nonni mi hanno sempre detto che è quello originale della firma, di certo era qui in quegli anni. Ora è nella casa di Siracusa perché abbiamo ristrutturato la masseria”, spiega, “ma lo riporteremo qui”. E pure restando ancora oggetto di discussione per la sua originalità, il tavolino “sicuramente è una testimonianza ricordo lasciata ai miei nonni. – nel caso si volesse realizzare un museo dell’ Armistizio a Cassibile, sono disponibile a mettere uno spazio a disposizione esclusivamente a scopo storico”.

La tenuta è ancora meta occasionale di turisti, ma anche di studiosi e storici, che cercano il punto esatto della firma: “Io li accolgo e li faccio salire la torretta da dove a un centinaio di metri si vede la zona in cui fu piantata la tenda”. E se non era Cassibile, “Chessibol” nella pronuncia degli americani, il luogo dell’armistizio, la Storia in quei tragici mesi di 80 anni fa fu davvero scritta su questo tratto della costa siracusana, compreso lo sbarco alleato nella vicina spiaggia del Gelsomineto, il 10 luglio del 1943. Si è anche scoperto che poco distante, in zona Fontane bianche, sorgeva la pista di atterraggio degli aerei alleati realizzata in contrada Cuba, a due passi dal porto.

FOTO Esterno; fortezza San Michele

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