Google chiede alla Politica di dichiarare se usa o meno messaggi prodotti con l’IA

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Il colosso vieta già apertamente i “deepfake” che mirano a ingannare gli elettori, ma la nuova normativa in materia richiederà direttamente a tutte le aziende “di rivelare qualsiasi utilizzo della tecnologia”

AGI – L’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella comunicazione politica va dichiarata. Lo richiede Google, che lo scorso mercoledì ha modificato le sue politiche della pubblicità politica “per richiedere a tutti gli esponenti politici di dichiarare esplicitamente se utilizzano immagini o video non autentici generati dall’intelligenza artificiale” nei loro annunci sulle piattaforme dello stesso gigante della tecnologia, come riferisce il Washington Post.

Insomma, l’azienda vieta già apertamente i “deepfake” che mirano a ingannare gli elettori, ma la nuova politica di Google in materia richiederà direttamente a tutte le aziende “di rivelare qualsiasi utilizzo della tecnologia” oltre a modifiche minori, quali, ad esempio, la regolazione del colore o del contrasto in un’immagine. Insomma, ai politici verrà richiesto di apporre un’etichetta ai propri annunci pubblicitari “avvertendo le persone che includono contenuti non autentici”.

L’obiettivo di Google, sottolinea il Financial Times, è di arginare e “combattere la diffusione di immagini manipolate digitalmente” sulla falsariga di quelli che “fanno sembrare che una persona stia dicendo o facendo qualcosa che nella realtà non ha detto né fatto”, unitamente a quelli che modificano il filmato con l’intento di “mostrare immagini che non esistono nella realtà”. Le nuove regole entreranno in vigore già a partire dalle metà del mese di novembre

Il cambiamento della politica di Google, osserva il quotidiano Politico, “arriva mentre il Congresso sta lavorando ad una legislazione completa per stabilire dei limiti sull’intelligenza artificiale”, tant’è che proprio la prossima settimana incontrerà i leader dell’intelligenza artificiale generativa, incluso il Ceo di Google Sundar Pichai, che possiede la controllata AI DeepMind. All’incontro saranno presenti anche il capo di Microsoft Satya Nadella e il suo fondatore Bill Gates e ci saranno pure Elon Musk e Mark Zuckerberg, rispettivemente per X, l’ex Twitter, e Facebook. Un incontro che sarà rigorosamente a porte chiuse. Il forum è promosso dal leader della maggioranza al Senato a Washington Chuck Schumer.

Le nuove regole in vista delle elezioni 2024

Ricorda infatti il FT, che lo sviluppo dell’intelligenza artificiale “ha aumentato i timori che i contenuti alterati possano ingannare gli elettori nelle prossime elezioni americane del 2024”, anche perché le avvisaglie non mancano: a luglio, un annuncio di Never Back Down, un gruppo di raccolta fondi a sostegno del governatore della Florida Ron DeSantis, “sembra abbia utilizzato l’intelligenza artificiale per ricreare la voce dell’ex presidente Donald Trump mentre leggeva un messaggio promozionale sui social media”.

Recentemente c’è stato infatti un vero e proprio boom di modelli di intelligenza artificiale che consente agli utenti di creare facilmente video e immagini “falsi ma persuasivi”.

I media ricordano, ad esempio, che a Google è da molti anni che viene richiesto di “limitare la disinformazione” sul proprio motore di ricerca e anche su YouTube e a giugno l’Unione Europea ha ordinato alle piattaforme, tra cui Google stesso e Meta, “di migliorare e accrescere i propri sforzi nella lotta contro le false informazioni, anche aggiungendo delle segnalazioni specifiche”, delle etichette, ai contenuti generati dall’AI. Eppure X, l’ex Twitter, secondo il Financial Times, “il mese scorso ha cambiato radicalmente la sua politica che vietava tutte le pubblicità politiche a livello globale dal 2019, sollevando forti preoccupazioni sulla disinformazione in vista delle elezioni del 2024”.

In realtà, nel 2024 non è solo l’America ad andare al voto, come rammenta il quotidiano Politico: ci sono l’Eurpa, l’India, il Brasile. Google aggiorna le regole anche per questi Paesi.

foto © Beata Zawzrel/ NurPhoto/ NurPhoto via AFP – La sede di Google

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