La breccia del nazereno

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Dal sessantottismo all’eurocomunismo, fino a scivolare nel profondo rosso. L’allarme fascismo e la campagna arcobaleno si sono rivelati veri e propri boomerang ed ai vermigliosi vogatori non resta che tirare i remi in barca.

Il tedioso mantra dell’antifascismo non produce più i suoi frutti, usato come uno spauracchio per spaventare gli uccelli e farli volare verso altri reti, dopo circa ottanta anni è arrivato al capolinea, un fantoccio privo di vita dal 1943, messo in croce con camicia nera ed una svastica sul braccio è stato il cavallo di battaglia che ha accorpato gli acchiappa fantasmi, compagni nostrani.  La costruzione di una ideologia fondata sul valore morale della resistenza italiana ha dato vita alla lotta di classe e la forza del movimento partigiano ha rappresentato la sua vera ricchezza, fino al punto da tenerlo in vita ancora oggi,  nonostante sia  rimasto da tempo senza straordinari custodi della memoria. La sinistra ha trascinato l’antifascismo fino a farlo diventare  una opinione politica al servizio di un partito cangiante, il cui trasformismo per sopravvivere ha denotato la sua vera debolezza, dal Pci al Pd e dalla falce e martello al tricolore,  avvicendando ben diciannove segretari ed un reggente. Era stata una partenza giusta che soddisfaceva le esigenze dei lavoratori in cerca di diritti e rispetto, quella che verso la fine degli anni sessanta da una scissione in seno al Movimento Studentesco di Torino faceva  nascere Lotta Continua e Potere Operaio, creando così  la forza più consistente della sinistra extraparlamentare. Una realtà forte al fianco della classe operaia ed al popolo. Era l’epoca di una sinistra che svolgeva il giusto ruolo e lontano dai poteri forti, contestava i capitalisti, cercando di sanare lo storico abisso sociale tra il nord ed il sud del paese, una sinistra che oggi non si è piegata ai poteri forti ed alla finanza, ma ne è diventata parte integrante, al servizio delle multinazionali, delle banche e dei mercati.

Il Pci impegnato a promuovere la riforma intellettuale morale d’ Italia, mette in atto fin dalla metà degli anni cinquanta una politica determinata e ferrea a difesa della famiglia e quel “ Per una famiglia felice, pace e lavoro” diventa la propaganda del movimento femminile di allora. Fare appello ai valori familiari risultò fin da subito una formula vincente, per poi caducare, oggi,  per mezzo delle famiglie omogenitoriali della Schlein che stanno seppellendo quel che resta di una sinistra sessualmente evoluta, ma confusa, divisa, contraddittoria  e  di un rosso alquanto scolorito.

Quella sinistra del political correct che per  oltre settant’anni ha dileggiato ed offeso gli omosessuali, definendoli  “invertiti nemici di classe”, espellendo Pasolini, affermando che “è meglio che un bambino cresca in Africa piuttosto che con due uomini o due donne”, o ancora quel “ niente nozze gay nel programma Pd e quel “ Unioni omosessuali ? E’ mai possibile che i problemi in Italia siano questi ?”. Ebbene si, da qualche anno a questa parte i problemi più seri ed urgenti del Paese sono questi! Gli scivoloni ed il pensiero di Togliatti, di Berlinguer, di D’Alema e della Bindi nulla contano, il giudizio sull’omosessualità, fiutato il consistente elettorato, diventa diametralmente opposto ed i “pederasti, gli invertiti ed i deviati” di allora diventano di colpo vittime del sistema da tutelare, senza dar peso alcuno al fatto che quel sistema infamante era stato alimentato soprattutto dalla sinistra moralista e perbenista.  Una politica probabilmente giusta, ma che, strumentalmente sfruttata per far cassa di consensi,  non perdona l’opportunismo e tantomeno l’equilibrismo, spacciato per evoluzionismo. Tutto diventa boomerang, la stanchezza ideologica prende il sopravvento ed all’insegna di quel “Dio, Patria e Famiglia” che diventa un pericoloso slogan nazionalista, anche la voglia di ascoltare una Schlein, comparsa dal nulla, si disperde. La sinistra, quella vera, è stata devastata dai sinistri, i lavoratori e la classe operaia sono rimasti orfani, il movimento partigiano è rimasto senza partigiani e dribblando l’oltraggio alla memoria di una Resistenza Italiana, recluta cantori immigrati irregolari, in camicia rossa e tricolore sulle spalle, per intonare “O bella ciao”. Questa Italia figlia della mancanza di un sentimento condiviso di appartenenza nazionale, privata delle proprie radici, non più si desta ed a capo chino sotto il sinistro arcobaleno, custodito da una chiesa evanescente, tira dritta verso quell’ orizzonte dove i cavalli di battaglia, nel profondo rosso, lasciano intravedere ormai una grande sconfitta.

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