Pierfranco Bruni emoziona Telese con una sorprendente Lectio sulla Duse e D’Annunzio

Arte, Cultura & Società

Di

in occasione dell’assegnazione del Premio alla Carriera

 

di Stefania Romito*

 

La cittadina di Telese Terme (BN) ha reso omaggio a Pierfranco Bruni con un Premio alla Carriera conferito per l’esemplare impegno e per la prestigiosa produzione letteraria, esempio di alto valore umano e culturale. L’evento, organizzato dai Borghi della Lettura, si è tenuto presso la Biblioteca comunale alla presenza del sindaco Giovanni Caporaso e di Antonio Alterio, referente dei Borghi della Lettura di Telese Terme e del Sannio.

Pierfranco Bruni, candidato nuovamente quest’anno al Nobel per la Letteratura (dopo la prima candidatura nel 2015) nella sua Lectio Magistralis dal titolo “Il Mediterraneo nel teatro fra Eleonora Duse e Gabriele D’Annunzio” introdotta da Franca De Santis (Presidente dell’Associazione culturale “Terra dei Padri”), ha celebrato la genialità di due importanti figure che hanno impresso, nella cultura tra Ottocento e Novecento, un nuovo tracciato artistico ed esistenziale aprendo le porte alla modernità.

Eleonora Duse e Gabriele D’Annunzio. Due personaggi simbolo di un amore che rinviene nell’estetica dell’esistenza la Bellezza del senso del tragico.

Pierfranco Bruni ha sottolineato come la cultura del Novecento affondi le sue radici nella grecità confluita in una latinità nata dall’incontro tra Oriente e Occidente. Affascinante commistione che contraddistingue quella letteratura del Novecento che nel tragico di una recita rinviene la grecità del canto estetico dannunziano. Quella stessa grecità, figlia del Mediterraneo, che vive il suo fulcro nella visione cristiana di San Paolo e di Sant’Agostino e nell’Ulisse omerico del concetto di partenza e ritorno.

Nella nostra letteratura, come ha sottolineato Bruni, abita questa circolarità labirintica che nasce in un Oriente che diventa Occidente nell’”eterno ritorno del sempre uguale” nicciano. Ed è proprio la fusione tra queste due dimensioni letterarie, che confluiscono in una unica visione esistenziale, che Pierfranco Bruni ha voluto indagare ricordando il D’Annunzio frequentatore del salotto di Matilde Serao, in una napoletanità custode di testimonianze arabe e greche. Quella stessa affascinante commistione che contraddistingue la concezione femminile pavesiana in cui la sensualità diventa “divina e selvaggia”.

Questa compresenza di grecità e latinità in D’Annunzio trova sublime manifestazione anche nell’espressione linguistica generando nuovi termini entrati nel vocabolario nel linguaggio moderno. Un D’Annunzio, che attraverso il rinnovamento della parola, inaugura un costume esistenziale che si recita sul “palcoscenico della vita”. Pierfranco Bruni, infatti, nella sua Lectio ha insistito molto sulla dimensione dialogica che connota il romanzo Il Fuoco, trasposizione velata dell’amore di D’Annunzio per la Duse, evidenziando come nel Vate la figura della donna diventi centrale proprio attraverso il linguaggio.

Ed è mediante la teatralità della Duse che D’Annunzio esprimerà quel senso del tragico che ha radici greche e che si infinita in una cultura occidentale di cui Dante è eccezionale esponente. Pierfranco Bruni invita a notare quanti echi danteschi si respirano nel teatro dannunziano a partire dalla Francesca da Rimini.

D’Annunzio ed Eleonora Duse sono divenuti simbolo di una cultura che, in questo intreccio di Oriente e Occidente, ha rinvenuto la sintesi di una dimensione identitaria che è appartenenza. Perché per “includere”, come sostiene Bruni, bisogna conoscere le proprie radici e la cultura è quello strumento elettivo che, in una società “fragile” come la nostra, consente di ritrovare noi stessi “al di là del bene e del male” recuperando “il sottosuolo dell’anima”.

Una Lectio Magistralis, quella del prof. Pierfranco Bruni alla presenza della cittadinanza di Telese Terme, che manifesta una impareggiabile capacità analitica nel penetrare aspetti di grande spessore umano rinvenendo l’essenza ontologica di quei personaggi le cui esistenze sono divenute modello di sentimento. Perché chi ha vissuto – come ha ricordato Bruni citando una frase del caro amico Francesco Grisi – ha l’obbligo della testimonianza che deve diventare “testamento”. Eleonora Duse e Gabriele D’Annunzio hanno rappresentato proprio questo: un modello di vita vissuta tra finzione e realtà in cui la recita non è mai inganno bensì autenticità dell’essere.

 

*giornalista e scrittrice

 

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