Fallisce la mediazione, in Usa lo “shutdown” è più vicino

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La linea dura della destra del Partito repubblicano prevale sul tentativo di dialogo avviato dallo Speaker della Camera Kevin McCarthy. Se entro sabato notte il Congresso non troverà un accordo sul bilancio, gli stipendi dei dipendenti pubblici e una serie di servizi amministrativi verranno congelati

AGI – La linea dura della destra del Partito repubblicano sta avendo la meglio sulla mediazione dello Speaker della Camera Kevin McCarthy. Dopo qualche timido segnale positivo arrivato in tarda mattinata, ecco la doccia gelata. Il tentativo di trovare un compromesso, rinviando di un mese la scadenza entro cui garantire la copertura dei fondi federali, è fallito nel pomeriggio.

Inserire nel testo tagli alla spesa e stanziare fondi per mettere in sicurezza i confini a sud con il Messico non sono bastati a raggiungere un accordo. Ormai restano meno di due giorni entro cui il Congresso deve trovare una soluzione per evitare lo shutdown dei conti pubblici, cosa che non accade dal 2019, e che porterebbe al blocco degli stipendi per milioni di dipendenti federali, inclusi più di un milione di soldati americani. I rappresentanti della destra, guidati dal trumpiano Matt Gaetz, hanno ribadito che non avrebbero votato un testo che garantiva la copertura fino al 31 ottobre.

Sono ore drammatiche a Washington. In questi minuti i Repubblicani della Camera si sono riuniti in una sala del Campidoglio per trovare una soluzione che rischia di travolgere i conservatori, accusati di aver messo in difficoltà milioni di persone per portare avanti la loro battaglia contro il presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Secondo la Cnn, McCarthy avrebbe comunicato ai suoi che “non ci sarebbero molte opzioni per evitare lo shutdown”.

Scaricare la colpa sulla Casa Bianca appare difficile: negli ultimi sondaggi due americani su tre attribuiscono ai conservatori la responsabilità dell’eventuale shutdown. Critiche ai rappresentanti dell’ala dura sono arrivate dall’interno del partito. Dusty Johnston, Repubblicano del South Dakota, ha detto dei ventuno che si sono opposti al compromesso che “capiranno presto che dire no a un testo che tagliava la spesa e garantiva confini più sicuri non li renderà più affidabili in futuro”. Il piano, però, non aveva molte possibilità di essere approvato dal Senato, a maggioranza Democratica, proprio per la presenza di tagli alla spesa, che colpiva la classe media e le fasce più deboli.

Entro la mezzanotte di sabato va trovato un accordo, che con il passare delle ore sembra sempre più lontano. Secondo gli economisti intervistati dai media americani, un breve shutdown che congeli gli stipendi e blocchi una serie di servizi amministrativi, dalla concessione di licenze all’apertura dei parchi pubblici, non rallenterà l’economia americana in modo significativo, tanto da spingerla verso la recessione, ma un periodo più lungo avrebbe effetti devastanti sui conti.

Il leader dei Democratici alla Camera, Hakeem Jeffries, ha accusato i Repubblicani di aver scatenato una “guerra civile interna”, mentre il leader progressista al Senato, Chuck Schumer, ha puntato il dito sulla “debolezza” dello Speaker McCarthy, cioè il presidente dei Repubblicani alla Camera, e colui che dovrebbe mantenere il controllo del partito, ma che sta uscendo ridimensionato in questa che è la battaglia più importante in cui si trova coinvolto, da quando è stato eletto nel gennaio 2021, alla quindicesima votazione, alla guida della Camera.

foto © Olivier Douliery/ AFP – Gaetz e McCarthy

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