Espropri illegittimi e silenzio colpevole della politica.

Economia & Finanza

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Un debito pubblico verso i  3000 miliardi di euro, interessi passivi 100 miliardi di euro, rischio downgrade dalle agenzie di rating tra un mese,  genera esultanza in alcuni il parere positivo del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici per una delle opere più inutili e costose: lotti 1 b e 1c Romagnano/Praia a Mare della linea alta velocità Salerno/Reggio Calabria.

Inutile perché esiste una alternativa di fattibilità meno onerosa e realizzabile in tempi relativamente brevi.

La linea tirrenica, dove il numero dei treni nel tratto Salerno/Reggio Calabria è oggi pari a 19 su una potenzialità di 220 treni al giorno con possibilità di incremento installando il sistema di controllo unificato europeo: lo “European Rail Traffic Management System” (ERTMS).RFI società per azioni, incredibilmente nel paese dell’egemonia lobbistica, investita del potere di esproprio che è una funzione della Pubblica Amministrazione invia lettere di esproprio ai cittadini interessati dal lotto 1° A, senza che nessuno al ministero dell’ambiente persegue RFI per la mancata modifica, di arbitrarie varianti sostanziali al progetto definitivo, lotto 1 A, approvato in conferenza dei servizi.

Varianti rilevate dal MACE e trasmesse a RFI a giugno. Si attendono risposte dalla Politica !

Sul business delle grandi opere in particolare delle ferrovie ad alta velocità, molti economisti esprimono riserve e dubbi su molti progetti, considerato che l’enorme investimento non è giustificato da benefici economici (ampiamente trattato questo aspetto in“ Results and Efficienty of Railway Infrastructure Financing in the EU”, Study for the European Parliament, Brussels 2015).

La Salerno /Reggio Calabria alta velocità è un disastro annunciato!

Ricerche, studi sulla formazione dell’elevato debito pubblico italiano non hanno prodotto il necessario rigore analitico sugli investimenti.

Voglio citare uno studio, dei Prof. Ugo Arrigo e Giacomo Di Foggia:  “L’alta velocità della spesa pubblica ferroviaria. Un contributo alla spending review”, 2014, Università degli Studi di Milano – Bicocca. Riporto un pezzo della ricerca: “ Questi calcoli dell’impatto dell’alta spesa ferroviaria italiana sul debito pubblico si ri­feriscono all’eccesso di spesa che è stato possibile stimare dal 1992, vigilia dell’inizio della cosiddetta “seconda repubblica”, a oggi.Poiché sembra difficile ipotizzare che la spesa ferroviaria nel più lungo arco temporale della “prima repubblica” sia stata più virtuosa rispetto alla seconda, non dovremmo stupirci di scoprire, qualora si riuscisse ad andare molto più a ritroso nella ricostruzione dei sussidi ferroviari, che l’eccesso di spesa ferroviaria italiana sia in grado di spiegare oggi tra un quarto e un terzo del debito pubblico totale italiano e oltre la metà dell’eccesso di debito rispetto a quello ammes­so dal vincolo di Maastricht.”

Nessun investimento delle ferrovie, è stato mai sottoposto ad Analisi Costi Benefici ma nemmeno a previsioni della domanda servita, né dei ritorni finanziari possibili.

In un contesto di crisi una classe politica responsabile e non prigioniera delle lobby vincolerebbe i soldi pubblici diventati scarsi dove si è ben certi che servono.

Integrerebbe una politica responsabile l’ACB con analisi di valore aggiunto e in particolare sugli impatti occupazionali.

IL riscontro ai rilievi di scarsa tutela degli interessi e diritti alla mobilità arrivano dall’ultimo Rapporto Pendolaria.

Come non pensare all’assurdo spreco di soldi pubblici per una Salerno /Reggio Calabria via corridoio autostradale quando si legge nel Rapporto Pendolaria“ tra Napoli e Bari non esistano, ancora oggi, treni diretti o che esistano situazioni come quella della linea Palermo-Trapani, via Milo (chiusa dal 2013 a causa di alcuni smottamenti di terreno), della Caltagiro­ne-Gela (chiusa a causa del crollo del Ponte Carbone l’8 maggio 2011) e della tratta Corato-Andria in Puglia (ancora inattiva dopo 6 anni e mezzo dal tragico incidente del 12 luglio 2016 che causò 23 morti). (…) Il tema dei pendolari e del trasporto su ferro devono diventare una priorità del governo Meloni se vogliamo cambiare questa situazione. Il nostro Paese ha infatti bisogno di aumentare sensibilmente il numero di passeggeri che viaggiano in metro e in treno, se vuole migliorare la qualità dell’aria e ridurre le emissioni di CO2 come previsto dall’Accordo di Parigi. Al Ministro Salvini chiediamo di dedicare ai pendolari almeno la stessa attenzione che ha mes­so in questi mesi per il rilancio dei cantieri delle grandi opere. Perché ci sono tantissimi investimenti e opere pubbliche da fare nel settore dei trasporti, meno visibili mediaticamente del Ponte sullo Stretto di Messina, ma molto più utili alla collettività e all’economia del nostro Paese.

Infine denuncio la scomparsa degli Intercity da parte di una programmazione ferroviaria che consapevolmente carica costi, visto che diventa obbligatorio prendere le frecce, il contribuente e il consumatore italiano che ha pagato costi unitari a Km dell’alta velocità abnormi, paga la manutenzione straordinaria e gli interessi passivi che riguardano l’alta velocità e infine anche i contratti agevolati per l’energia elettrica.

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