Ministro Frattin chiede modifiche al consiglio su Ets europeo per settore marittimo

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“Su richiesta del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin c’è stato l’impegno del Consiglio europeo ambiente di una discussione sulla revisione della direttiva europea che impone la tassazione sull’Emissione
di Co2”. Così in una nota l’eurodeputato di Fratelli d’Italia-Ecr Denis NESCI a proposito dell’applicazione del
sistema Ets al settore marittimo e quindi i porti. Un tema che spesso viene sottovalutato ma che invece potrebbe avere un impatto importante per un paese come il nostro a grande vocazione marittima, “E’ una buona notizia il fatto che il Consiglio abbia valutato positivamente la possibilità di rivedere e di riconsiderare una scelta economicamente e socialmente insostenibile per il settore marittimo italiano”, spiega NESCI.
“Un’apertura che permette di seguire gli sviluppi istituzionali con maggiore fiducia e con la rinnovata consapevolezza di una costante attenzione del governo Meloni e dell’autorevole impegno del ministro Pichetto Fratin in merito a una questione cruciale per il futuro delle infrastrutture portuali del Mediterraneo, come quella di Gioia Tauro”,

L’EU ETS opera secondo il principio del “Cap and Trade”. Viene fissato un tetto o limite, che stabilisce la quantità massima che può essere emessa dagli impianti che rientrano nel sistema. Entro questo limite, le imprese possono acquistare o vendere quote in base alle loro esigenze. Le quote rappresentano la valuta centrale del sistema; una quota dà al suo titolare il diritto di emettere una tonnellata di CO2 o l’ammontare equivalente di un altro GHG. Le quote di emissioni di CO2 vengono assegnate con una procedura d’asta. Il numero delle quote che ogni Stato colloca attraverso queste aste viene calcolato partendo dalle emissioni storiche degli impianti che emettono CO2 che sono presenti nel singolo Paese. Il sistema prevede che la metà – come minimo – di quanto incassato con le aste debba essere reinvestita dagli Stati in attività che abbiano l’obiettivo di contrastare il climate change, ponendo di fatto un tetto alle emissioni delle industrie europee che inquinano di più.

Ad essere particolarmente svantaggiato sarebbe proprio i comparto del trasporto marittimo, che pagherebbe qualcosa come 7  miliardi di euro, con l’introduzione dell’Emission Trading Scheme (ETS), se durante il 2024 il carbonio continuerà a oscillare intorno ai 90 euro/tonnellata.

E’ quanto è emerso in occasione di un recente workshop organizzato dal Gruppo Giovani Armatori di Confitarma in collaborazione con Brs Shipbrokers Group e intitolato ‘Eu Ets – 2024 Eu Emission Trading System’.

Dal 2024 in poi, le navi più grandi di 5.000 Gt che fanno scalo nei porti dell’Unione Europea, della Norvegia o dell’Islanda, saranno incluse nel sistema europeo di scambio di quote di emissione dove dovranno acquistare quote europe (Una Emission Unit Allowance equivale ad 1 tonnellata di CO2eq) e restituirle agli Stati membri.

Per garantire un’agevole inclusione del settore marittimo nell’EU ETS, la restituzione delle quote da parte delle compagnie di navigazione sarà gradualmente aumentata rispetto alle emissioni verificate. Queste saranno tenute a restituire le quote secondo il seguente calendario: 40% delle emissioni verificate dichiarate per il 2024, il 70% delle emissioni verificate comunicate per il 2025 e il 100% delle emissioni verificate comunicate dal 2026 in poi. Inoltre, le navi che effettuano viaggi con partenza da un porto dello Spazio Economico Europeo e arrivo in un porto extraeuropeo o viceversa vedranno ridotto del 50% il loro requisito di resa.

Un meccanismo che chiaramente sarebbe assai svantaggioso per tutto il sistema portuale e marittimo italiano. L’Italia intende “aprire una discussione seria e approfondita che possa portare a iniziative concrete per mitigare alcuni effetti negativi derivanti dall’inclusione nel sistema ETS del settore marittimo”. Lo ha detto a Lussemburgo, nel corso della sessione dei lavori del Consiglio Ambiente, il Ministro Gilberto Pichetto.

Già in precedenza il Ministro aveva comunicato l’intenzione di far inserire tra i punti all’ordine del giorno del Consiglio di oggi una informativa al fine di difendere gli scali italiani.

“Come riconosciuto dalla stessa Commissione, le soluzioni adottate fino a oggi non valgono ad affrontare con efficacia il problema di reindirizzamento dei traffici marittimi di merci con trasbordo su rotte esterne all’Unione, che comporta, oltre che risultati indesiderati dal punto di vista ambientale, gravi conseguenze negative per la stessa competitività europea”, ha detto Pichetto. Il Ministro ha ribadito che, senza modifiche, si va verso una sicura perdita di competitività di molti porti di scalo europei, e in particolare italiani”.

Il nostro Paese, quindi, ritiene che il meccanismo correttivo a oggi individuato “non sia assolutamente sufficiente”. Il Governo italiano, ha spiegato Pichetto, chiede quindi alla Commissione di fornire una lista di possibili misure correttive, “e si rende disponibile a una discussione immediata per evitare le indesiderate conseguenze economiche, sociali ed ambientali che deriverebbero dall’applicazione delle regole attuali”.

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