Villaggi. Un’esperienza fondamentale in Etiopia è visitare i villaggi, che si trovano in tutto il paese

La mia Africa

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Le capanne hanno forma rotonda e sono spaziose, con il pavimento in terra battuta e giacigli alle pareti; nello spazio centrale si cucina l’injera, il piatto tipico che anche gli studenti si portano dietro la mattina come merenda da consumare a scuola. E’ composto da una focaccia di teff , il loro cereale tradizionale, condita con sugo di carne (in genere montone non frollato) insaporita con berberè, spezia a base di peperoncino rosso.

Nei villaggi l’attività principale è agricola, ma anche artigianale.

La principale occupazione degli uomini è legata alla coltivazione, effettuata con sistemi antichi: i buoi tirano l’aratro per i solchi, dove avviene la semina. Si tratta quindi di agricoltura estensiva, che non rende molto; inoltre i campi sono pieni di sassi, che non vengono asportati. Non si battono pozzi, benché il sottosuolo sia ricco di acqua.

Mentre gli uomini sono nei campi, le donne si occupano di (tutto) il resto: per esempio, è facile vedere ragazzine trasportare enormi contenitori per trasportare l’acqua da un unico pozzo lontano dal villaggio; tali contenitori in plastica gialla a forma di cubo hanno una capacità fino a 50 lt, ovvero pesano circa 50 Kg. Le ragazze quindi trasportano anche più del loro stesso peso, e lo sforzo immane che sono costrette a fare traspare chiaramente dal volto deformato dalla sofferenza, in un’espressione di fatica tremenda. Tali sforzi ripetuti in età giovanissima provocano loro prolassi uterini: significa che non potranno avere figli, quindi non avranno accesso al matrimonio (in una società primitiva, è come dire che saranno infelici tutta la vita…).

Molte donne soffrono di fistole all’apparato riproduttivo: per fortuna una signora inglese, Elizabeth Asfau, vedova di un importante ufficiale etiope, ha creato qualche decennio fa il Fistola-Village; in tal modo, parecchie donne hanno potuto ricevere cure.

Ho visto morire delle persone distese per terra: è stata un’esperienza durissima, perché per noi è inconcepibile che si possa morire così, senza alcun aiuto. Ma è facilmente spiegabile, perché nei villaggi

non esisteva assolutamente nulla, nessun servizio per trasporto malati o feriti : del resto, non ci sarebbe stata alcuna struttura dove portarli…

Sembrano cose inimmaginabili, ma è realtà.

Portavamo sempre degli aiuti durante le nostre visite ai villaggi, ma occorreva ben altro per risollevare le sorti degli abitanti.

Tuttavia si tratta di un paese in crescita e anche se occorrerà ancora tempo, se la situazione politica migliorerà le condizioni della popolazione avranno una svolta: le proteste sono in aumento, e non è raro vedere ad Addis Abeba centinaia di ciabatte in plastica abbandonate per strada. Perché?

Perché la polizia carica le manifestazioni di protesta (talvolta ha sparato ad altezza d’uomo), e la gente fugge lasciando sull’asfalto un gran numero di colorate ciabatte in plastica – le loro uniche scarpe -.

Successivamente, gli arrestati vengono deportati in Dancalia su grossi camion e lasciati lì: il deserto se ne occuperà, facendo risparmiare al governo il costo delle munizioni…

Coraggio, Etiopia.

Sandra Fallaci©

2 Replies to “Villaggi. Un’esperienza fondamentale in Etiopia è visitare i villaggi, che si trovano in tutto il paese”

  1. Bruno ha detto:

    La vita nei villaggi etiopici
    è durissima, confermo, siamo al limite della sopravvivenza! Molta strada c’è da percorrere nella via dello sviluppo, una via accidentata che impone spesso delle soste lunghissime e talvolta degli arretramenti!

    • Sandra Fallaci ha detto:

      Già. C’è solo da sperare che accada qualcosa che faccia fare una vera svolta al paese, che è uno dei più interessanti dell’Africa. Mi sento solidale con loro, e credo che ci tornerò presto.

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