Autonomia: decadenza e declino della scuola

Scuola, Formazione & Università

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L’autonomia scolastica ha rappresentato una riforma strutturale del sistema organizzativo, formativo ed educativo italiano che era rimasto pressoché immutato nel corso di quasi tutto il Novecento.

Questa radicale riforma si era resa necessaria a causa dei profondi cambiamenti sociali avvenuti nel corso degli anni “80” e consequenziali al passaggio dal modello industriale fordista, che poneva al centro le materie prime, a quello post-industriale della produzione snella, che privilegiava il ruolo dell’innovazione tecnologica della comunicazione.

Fu un cambiamento profondo che richiese, in tutti  i settori dell’esperienza umana, il possesso di una grande duttilità mentale ed organizzativa, ma anche di un efficace pensiero critico che si alimenta soprattutto attraverso forme di apprendimento continuo e di elevata qualità considerato che le tecnologie informatiche e della comunicazione in generale sono in continuo divenire.

Da tempo non serve più, per scrivere una ricerca  o approfondire un argomento, andare in giro per biblioteche oramai obsolete e testimonianze storiche di un passato recente , ma già antico.

Qualsiasi informazione, anche la più improbabile e remota, si ottiene con un semplice ”clic”. Per questo motivo tutti i Paesi più sviluppati hanno promosso già sul finire degli anni ottanta delle riforme scolastiche strutturali: la Francia con la “Loi d’Orientation”, la Spagna con la “Ley Organica”, la Gran Bretagna con la “Reform Act”.

In Italia si avviò un nuovo processo storico nel 1990, con la Conferenza nazionale della scuola promossa dal Ministero della Pubblica istruzione che individuò problemi che trovarono soluzione in parte nell’ultimo decennio del Novecento.

Si avvertiva la necessità di un riordino dell’assetto complessivo del sistema scolastico italiano, di realizzare l’autonomia scolastica, di sviluppare il settore dell’educazione post- secondaria e di trasformare i centri di formazione professionale in agenzie formative.

Tutta la scuola italiana era in fermento, da tempo aveva intrapreso, sia a livello di singola istituzione, sia partecipando a progetti di sperimentazione nazionale, un’intensa attività di ridefinizione di curriculi, programmi di studio e modelli organizzativi.

Bisogna riconoscere però che anche le riforme degli anni Sessanta e settanta avevano prodotto dei significativi cambiamenti nel costume scolastico tradizionale anche se era rimasto immutato l’impianto generale della scuola italiana di matrice gentiliana che prevedeva la netta separazione tra la formazione culturale e quella professionale.

Dal 1997 con la Legge Delega n.59 ha inizio la fase della modernizzazione della scuola, che per certi aspetti è ancora in atto, detta legge affermava la revisione globale del sistema scuola con l’autonomia, col riordino del sistema e con il miglioramento della qualità della formazione. Con la nota riforma Berlinguer ossia con il Regolamento in materia di istituzioni scolastiche, il D.P.R. 275/1999, in attuazione della L. 59/1997(legge Bassanini) sul decentramento amministrativo, viene concessa l’autonomia organizzativa, didattica, finanziaria, di ricerca, sperimentazione e sviluppo nonché l’autonomia alle scuole di associarsi in rete.

Questa autonomia e specificità delle singole scuole si sostanziava nel documento identitario della scuola, il POF, il piano dell’offerta formativa, oggi PTOF.

Con l’autonomia il legislatore vuole realizzare una scuola moderna ed efficiente che interagisce col territorio. Nelle scuole autonome e dimensionate le singole scuole sono enti pubblici e in quanto tali hanno personalità giuridica autonoma quindi possono instaurare rapporti( anche processuali) con terzi, con altri enti e con lo stesso Stato.

Ma va ricordato che nella riforma gli Istituti scolastici sono enti ausiliari pertanto hanno una certa libertà di scelta circa le modalità operative, ma restano vincolati alle linee generali tracciate dal Ministero.

Il vecchio preside diventa dirigente, cui spetta l’adozione degli atti e dei provvedimenti amministrativi compreso tutto ciò che impegna l’amministrazione verso l’esterno, nonché la gestione finanziaria, tecnica ed amministrativa attraverso autonomi poteri di spesa, di organizzazione delle risorse umane, strumentali e di controllo.

Il dirigente scolastico, come gli altri dirigenti della P.A., è soggetto alla responsabilità dirigenziale oltre a quelle di ogni dipendente delle pubbliche amministrazioni: civile, penale, amministrativa, disciplinare.

La scuola dell’autonomia ha rappresentato un’importante interazione del mondo scuola col territorio e le sue ricchezze e potenzialità, ma sembrerebbe che spesso ha in qualche modo imbrigliato l’azione educativa dei docenti e sminuito nei fatti il loro ruolo e la loro autorevolezza che nel nuovo sistema, per come viene attuato in diversi casi, nonostante le intenzioni del legislatore, diventa marginale a causa del peso sempre maggiore dato alle famiglie da molti dirigenti e dagli atteggiamenti sempre più invadenti e prevaricanti di molti genitori che spesso intimoriscono psicologicamente i docenti nel loro operare.

Gli insegnanti si vedono spesso pressati nelle loro valutazioni dai dirigenti che insieme alle famiglie vogliono valutazioni positive anche là dove, a causa dello scarso impegno degli alunni, non vi sono le condizioni oggettive per tali valutazioni; oppure si alzano i voti in modo a volte poco realistico proprio per garantire un certo equilibrio nel contesto classe.

La situazione precipita quando si ha a che fare col raggiungimento di un certo credito nelle classi terminali.

I dirigenti promuovono sempre valutazioni positive per garantire l’immagine di una scuola di eccellenza dove i voti sono alti, inclusiva, facile e competitiva nei confronti delle altre scuole. Tutto ciò è finalizzato al raggiungimento di un numero di iscrizioni adeguato per garantire l’autonomia della scuola.

Accade così che a volte qualche genitore poco abituato a ricoprire un ruolo marginale o collaterale diventa violento nei confronti di quel docente o dirigente quando le sue pretese o istanze non trovano nell’immediato la dovuta attenzione, come purtroppo testimoniano diversi fatti di cronaca. Ma le conseguenze di questo mal costume interno ad alcune istituzioni scolastiche si ripercuotono anche sul sistema nazionale di valutazione infatti quando si svolgono le famigerate prove Invalsi i risultati sono spesso scarsi e la colpa ricade automaticamente sui poveri docenti che non solo vengono additati come i soli responsabili dell’ignoranza e dell’incompetenza degli alunni, ma anche di essere incapaci perché non sanno valutare gli alunni dal momento che attribuiscono loro valutazioni alte che poi contrastano con i risultati della valutazione nazionale.

Ma il carattere poco realistico di queste ottime valutazioni viene ulteriormente confermato quando gli studenti accedono al mondo universitario e non riescono a capire il contenuto dei test di ingresso o il senso delle domande di un esame, accade così che delle tesi finali presentano errori macroscopici quali la mancanza delle concordanze o l’uso improprio dei tempi e dei modi verbali o ancora la mancanza di coesione di interi periodi.

In teoria il sistema, agli occhi di chi non lo conosce, appare coerente e sulla carta tutto funziona perché alla fine tutti sono promossi anche quegli alunni che nelle classi rendono difficile e a volte impossibile lo svolgimento di qualsiasi lezione a causa dei loro comportamenti più che indisciplinati.

Ci sono contesti nelle scuole italiane dove i docenti sono una sorta di servizio d’ordine, ma ipocritamente si parla poco di queste realtà che non sono sparute eccezioni. In un sistema così disfunzionale, spesso poco coeso, ed ipocrita accade che un alunno che ha avuto comportamenti più che irriguardosi verso una docente, come da recenti fatti di cronaca, prenda 9 in condotta.

Ma si sa che oggi la scuola ha superato la tradizionale logica della selezione e si caratterizza per l’orientamento formativo! Purtroppo questi sono mali endemici del sistema scuola che si potranno superare solo con l’acquisizione di una doverosa consapevolezza e una  reale e coraggiosa presa in carico del problema da tutto il sistema scuola.

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