VIDEO | FOTO | Il ‘rumore’ di Firenze per Giulia Cecchettin: “Uomini colpevoli? Sono privilegiati, ci aiutino”

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A Firenze la manifestazione di ‘Non una di meno’ ha portato in piazza migliaia di persone per chiedere di fermare la violenza sulle donne: tra pentole e campanelli, è stata una passeggiata “rumorosa” come chiesto dalla sorella di Giulia Cecchettin. Uomini colpevoli? “Sono privilegiati, ci aiutino”

FIRENZE – Fischietti, mazzi di chiavi che si agitano; coperchi che picchiano sulle pentole, grattugie, campanelli di biciclette. E poi urla, cori, fumogeni rossi accesi vicino allo striscione in cui è impresso il verso simbolo della poesia dell’attivista peruviana, Cristina Torres Cácere: “Se domani sono io, distruggi tutto“. Sono migliaia le persone, donne per la stragrande maggioranza, che a Firenze hanno risposto alla chiamata di Non una di meno dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin. Oltre quattromila “a fare casino” dicono in molte prima che parta la “passeggiata rumorosa” attraverso il centro: da piazza Santissima Annunziata a piazza Signoria, sotto il Comune.

La piazza grida “e non sta zitta” davanti all’ennesimo omicidio. E anche qui aleggiano le parole di Elena, sorella di Giulia, quel “tutti gli uomini devono fare mea culpa. Anche chi non ha mai fatto niente “. Un quesito su cui si sta sviluppando un pezzo del dibattito pubblico a cui anche da Firenze arriva una risposta. La dà Isabella di Non una di meno (che preferisce non dare il cognome per rinforzare il senso di collettivo).

“UOMINI PRIVILEGIATI IN QUANTO UOMINI, DEVONO ALLEARSI CON NOI”

Viviamo in una società organizzata intorno a un privilegio, quello che hanno gli uomini. Quindi, anche coloro che, giustamente, pensano di aver mai fatto nulla per nuocere alle donne, per il solo fatto di incarnare quel ruolo in realtà hanno vissuto e goduto di quel privilegio”. Sono colpevoli? “Noi non vogliamo colpevolizzarli, però non basta vivere la propria vita normalmente: occorre un’alleanza, lottare insieme per superare questi privilegi. Se gli uomini vogliono fare qualcosa per essere dei nostri alleati facciano un passo indietro. Partano da questa consapevolezza”.

Aumenta il volume della protesta. In piazza ci sono Tomaso Montanari e il presidente del Consiglio comunale, Luca Milani. “Di tutte quelle donne che non hanno più voce levo il grido altissimo e feroce”, cantano in molte. Lì vicino c’è un ragazzo, Jacopo, che sottoscrive quel che ha detto da Elena Cecchettin: “Penso che dentro ognuno di noi ci sia un animale pronto a esplodere “, sentenzia.

FERMARE UN “FENOMENO STRUTTURALE”

Intanto le attiviste si dicono “molto soddisfatte per la presenza così massiccia. Si è diffusa l’idea che occorre mobilitarsi, scendere in piazza, non appena avvengono i casi. Stringersi insieme e far sentire la nostra voce per chiedere un cambiamento consistente, quindi azioni programmatiche e di lungo periodo contro questo fenomeno strutturale: la violenza sulle donne”.

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