Per la pubblicità sui notiziari comunali… Mi manda “Picone”

Attualità & Cronaca

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Editoriale di Roberto Fronzuti Direttore editoriale dell’Eco di Milano e Provincia 

I Comuni sono diventati anche editori. I sindaci, non soddisfatti di tenere sotto scacco l’economia e le famiglie con tasse e balzelli, entrano anche nel mercato della pubblicità, per drenare risorse un tempo destinate alla stampa locale. Non si accontentano di una possibile comunicazione di poche pagine. Nò! Sottraggono il personale ad altre mansioni utili ai cittadini, per far fare loro i redattori di pubblicazioni costose e cariche di pubblicità, che sono fine a sè stesse: la voce del “palazzo”.
Il tutto si regge sul rapporto di soggezione fra il commerciante e l’Amministrazione comunale. In passato, trattando quest’argomento, abbiamo parlato di “conflitto di interesse, sia pure in senso traslato”. Cosa vuol dire traslato, in questo contesto? Chi ha a che fare per la licenza di commercio, la concessione edilizia, le forniture al comune, si sente in dovere (sbagliando) di commissionare la propria pubblicità sui notiziari comunali.
È uno scandalo e si profila anche il reato di corruzione, per chi dà e riceve pubblicità come merce di scambio.
Pensando a questo rapporto malsano fra commercianti e i comuni, mi è venuto in mente il film “Mi manda Picone” con Giancarlo Giannini protagonista. Giannini, nel film, è un poveraccio che trova l’agenda di un estorsore, con una lunga lista di nomi di commercianti con a fianco un importo.
Incomincia a far visita al primo nominativo esordendo: “Mi manda Picone”… L’esercente apre il cassetto e paga il “pizzo”. Va dal secondo e la scena si ripete, e così via.
In buona sostanza, i tartassati pagavano non per paura del soggetto che si trovavano di fronte, ma per Picone. La presenza sempre maggiore di notiziari comunali, sul mercato pubblicitario, è un attacco alla libertà di stampa, che si concretizza attraverso l’esercizio di una posizione dominante. Anche questo è un reato, che richiederebbe cause lunghe e costose.
Ci vorrebbe del buon senso che imponesse ai sindaci di smettere di fare gli editori e di occuparsi dei cittadini.

Roberto Fronzuti

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