La riforma del nuovo codice della strada

Attualità & Cronaca

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Come spesso accade in Italia quando si presenta un problema da risolvere, da parte dei vari governi si preferisce colpire tutti indiscriminatamente piuttosto che legiferare per la singola fattispecie; è quanto sta accadendo con la nuova proposta di riforma del codice della strada voluta dal ministro per le infrastrutture Salvini, che dovrebbe entrare in vigore dal 2024. Il buon senso vuole che la misura sanzionatoria o punitiva venga applicata a chi commette quella specifica infrazione o reato, ma nel nostro Paese, come sempre, tutto funzione diversamente e in nome di una presunta sicurezza stradale tutti i cittadini che dovranno rinnovare la patente dopo dieci anni saranno obbligati a sostenere di nuovo gli esami di guida, sia teoria che pratica, naturalmente a proprie spese. Questo perché, a dire del ministro, dopo dieci anni sia il ventottenne che il cinquantenne potrebbero essere presi da qualche forma di amnesia e quindi non riconoscere più la segnaletica o addirittura non sarebbero più consapevoli nella guida pratica, ma lo farebbero meccanicamente. Siamo nell’assurdo! Questa proposta di legge non solo è lesiva dei diritti e della dignità dei tanti cittadini onesti, ma sembra l’instaurazione di uno stato poliziesco e di un regime di controllo. Ma soprattutto è lesiva dei diritti degli anziani a potersi muovere in autonomia ed è una misura iniqua perché l’anziano non sfreccia per le vie cittadine, né si droga o si ubriaca. Ancora una volta vengono colpite le categorie più deboli, tale riforma servirà ad isolare, ad emarginare, a togliere la libertà e a tagliare fuori dal contesto sociale le donne e gli uomini di una certa età. Inoltre a giudicare dall’inasprimento delle multe nelle varie situazioni sembra più un provvedimento per fare cassa, sempre ai danni dei cittadini, che una misura giusta ed equa. Se realmente interessasse la sicurezza di pedoni e automobilisti si provvederebbe a sistemare per tempo le buche cittadine che oramai in tutte le città italiane, indifferentemente da nord a sud, da est ad ovest sono diventate voragini addirittura difficili da vedere dall’interno della propria vettura, specialmente se è piovuto; a causa di queste profonde buche dell’asfalto a volte scoppiano le ruote di ultima generazione delle autovetture perché prive di camera d’aria o si rompono i semiasse della vettura. Naturalmente quando al malcapitato di turno accade una cosa del genere questi non può più chiedere i danni al comune o alla provincia per la mancata manutenzione della strada perché non esiste più il vecchio libretto di circolazione che furbescamente è stato sostituito dalla dicitura “tassa di proprietà”. In un Paese corretto e civile gli introiti dei parcheggi a pagamento, che sono tanti,  verrebbero spesi per la costante manutenzione del manto stradale, come accade in altre città europee; ma nel nostro Paese da sempre le buone pratiche altrui non vengono mai adottate, al contrario si adottano sempre quei provvedimenti che vanno a ledere gli interessi dei cittadini che sono ogni giorno di più vittime di un sistema politico-amministrativo inteso solo in senso coercitivo, vessatorio e punitivo al quale non interessa nulla del benessere e  della serenità dei propri cittadini.

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