UE, il sogno (o incubo) di un governo centralizzato

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La Commissione per gli Affari costituzionali del Parlamento europeo ha approvato la revisione dei Trattati comunitari vigenti, prendendo in esame i 267 emendamenti proposti. Con il consenso maggioritario degli europarlamentari, tra le altre cose, si punta a dare l’addio alla sinora necessaria unanimità per l’approvazione di regolamenti riguardanti più di 60 àmbiti operativi.

Scacco della Commissione in Parlamento e Consiglio “azzopato”

Il testo, redatto a Bruxelles, nasconde un’ombra la cui vera macchinazione si cela dietro le apparenze: non senza una spiccata dose di ambizione, infatti, la legislazione concordata vedrebbe soprattutto potenziata la Commissione europea, tanto da tramutarla in un vero e proprio esecutivo sovranazionale, sia liberandola dall’obbligo di raggiungere un parere totalmente congiunto in Consiglio su temi di specifico settore (come la politica estera), sia istituendo addirittura una forza armata comune controllata dal nuovo “governo” europeo.

Inoltre le competenze di Palazzo Berlaymont verrebbero allargate anche in materia finanziaria (con l’imposizione monetaria dell’euro ad ogni singolo Stato membro), economica (con la previsione di un mercato unico digitale e dei capitali), sanitaria, ambientale e di giustizia.

Quest’audace atto di “svolta” avrebbe guadagnato, sinora, il consenso dei membri del Partito Popolare, dei Socialdemocratici, dei Verdi e dei liberali, ricevendo invece la bocciatura dei gruppi Identità e Democrazia e dei Conservatori di ECR.

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Il solo italiano a resistere con un secco “no” in Commissione (e questo “solo”, unito alle altre molteplici scempiaggini comunitarie che, da circa tre anni, vanno avanti sulla pelle di cittadini che in Europa – geografica – ci si ritrovano solo per puro caso e senza aver mai votato nessuno di questi personaggi “in perenne ricerca d’autore”, ci dovrebbe far riflettere a fondo sulla natura e sull’italica necessità della medesima istituzione sovranazionale) è stato l’eurodeputato Antonio Maria Rinaldi, del Carroccio, che ha dichiarato: “[…]Se passasse questa proposta si creerebbero dei “patti di sindacato” occulti tra Paesi, che metterebbero in minoranza quelli che non si allineano ai valori del gruppo egemone”.

E le preoccupazioni sottolineate dal parlamentare europeo della Lega, in effetti, sembrano dipingere bene quel quadro inquietante di sottomissione forzata a cui presto potremmo assistere, con l’Italia costretta a piegarsi, per l’ennesima volta in nome di un famoso “vincolo esterno”, alle volontà di una Bruxelles elitaria che minaccia l’indipendenza di Palazzo Chigi. Un pericolo tangibile, tra l’altro, anche nel rischio di veder sfumare il tanto probabile quanto atteso (e consueto) veto polacco e/o ungherese sulle posizioni sempre più “sproporzionate” e discutibili di Ursula Von der Leyen.

Queste rettifiche, studiate con meticolosità e secondo tempistiche a dir poco “olistiche”, sembrano voler trasformare i meccanismi decisionali di un’unione in quelli di una federazione di Stati (gli Stati Uniti d’Europa, che più di qualcuno ha già chiaramente delineati in mente, come se di disgrazie non ne bastasse già una…), minando quella sovranità popolare, fondamento delle democrazie moderne, che dovrebbe essere difesa sempre, a prescindere e in ogni maniera.

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Fonti online:

ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Marco Paganelli del 31 ottobre 2023), sito istituzionale del Parlamento europeo e dell’Unione europea, Wikipedia, La Stampa, EURACTIV;

Canali YouTube: L’anticonformista, Money.it.

Antonio Quarta

Redazione Il Corriere Nazionale

Corriere di Puglia e Lucania

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