“Giulia Cecchettin era una oplita”: ecco cosa significa

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La giovane uccisa dall’ex fidanzato, Filippo Turetta, amava definirsi così, lo ha raccontato suo padre durante i funerali, in un toccante discorso

ROMA – Oggi a Padova sono stati celebrati i funerali di Giulia Cecchettin, la ragazza di Vigonovo uccisa dall’ex fidanzato, Filippo Turetta. In migliaia si sono stretti nella Basilica di Santa Giustina, gli altri, circa 9mila persone, hanno seguito la celebrazione sui due maxischermi allestiti in Prato della Valle, la vastissima piazza antistante la Basilica che è stata divisa in due settori.

Commovente il discorso del padre Gino Cecchettin a fine funzione, che ha ricordato così sua figlia: “Giulia era una giovane donna straordinaria, così come l’avete conosciuta, allegra e vivace mai sazia di imparare. Oltre alla laurea che si è meritata, Giulia si è guadagnata ‘ad honorem’ anche il titolo di mamma dopo la prematura scomparsa della sua: nonostante la sua giovane età era una oplita“.

CHI ERANO GLI OPLITI

Il termine oplita, che in greco significa “armato”, sta ad indicare il guerriero di fanteria pesante che era dotato di una possente armatura. Alla fine dell’età micenea, dopo che in battaglia si iniziarono ad utilizzare le armi offensive di ferro, divenne infatti necessario per i guerrieri dotarsi di una corazza e uno scudo più resistenti in metallo (precedentemente erano realizzati in vimini), a cui si aggiungevano l’elmo, la lancia o la spada.

Inizialmente, essendo questi materiali costosi, gli unici ad utilizzare tale protezione erano i nobili, ma successivamente (secoli VIII e VII) con il progresso economico e della metallurgia anche classe media agiata iniziò a dotarsi di questa armatura. Gli opliti quindi iniziarono ad unirsi in battaglia, attraverso delle formazioni compatte impenetrabili dai nemici. Questa rivoluzione segna il passaggio dal guerriero aristocratico (prima in battaglia andavano solo i nobili) al soldato della polis.

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