Il procuratore generale del New Mexico, Raul Torrez, ha sollevato gravi accuse contro il gruppo imprenditoriale statunitense Meta Platforms Inc.. L’azienda madre del social network di Mark Zuckerberg sarebbe stata persino oggetto di un’azione legale, avviata in seguito “all’eliminazione delle prove” rilevate nel corso di un’indagine, che avrebbe documentato abusi su minori perpetrati su alcune delle piattaforme gestite dall’azienda (tra le più note delle quali ricordiamo Facebook, Instagram, WhatsApp e Messenger).
Inerzia virtuale o precedenze finanziarie?
Torrez avrebbe enfatizzato l’uso di queste “piazze virtuali” come spazi in cui avvicinare minorenni al fine di interagire sessualmente con essi o in cui “marcanteggiare” materiale pedopornografico. Constatazione che sarebbe emersa da un’investigazione, condotta attraverso l’interazione sviluppata su account fittizi con età inferiore ai 14 anni, che avrebbe svelato, come sostenuto dall’ufficio del procuratore, una “tacita tolleranza” di Meta verso l’azione impunita dei pedofili che frequentano le piattaforme di rete digitale.
“Il signor Zuckerberg e gli altri dirigenti sono consapevoli del grave danno che i loro prodotti possono arrecare ai giovani utenti, eppure non sono riusciti ad apportare modifiche sufficienti. È chiaro che continuano a dare priorità alle entrate pubblicitarie rispetto alla sicurezza”, avrebbe affermato l’Attorney General in un comunicato ufficiale.
La diplomazia che segue testimonianze e critiche d’azione ostruzionistica
Pare che l’ufficio di Torrez abbia inoltre denunciato come l’impresa di Menlo Park starebbe interferendo con il lavoro degli investigatori, sia disattivando i profili oggetto dell’indagine (a poche ore dall’avvenuta richiesta di procedimento – account che, invece, avrebbero sempre “operato” liberamente per mesi -), sia dichiarando l’intenzione di voler cancellare tutti i dati entro un mese dalla segnalazione.
In tutta risposta un portavoce di Meta avrebbe invece dichiarato la decisione aziendale di salvare ogni informazione considerata di una certa importanza dalla stessa compagnia e “in linea con gli obblighi legali”, nonché di “collaborare con le forze dell’ordine”, continuando ad adottare “tecnologie sofisticate ed esperti di sicurezza per i bambini”. Ma tali affermazioni sembrerebbero contrastare con quelle di Arturo Béjar, ex dipendente del gruppo il quale, chiamato a testimoniare dinanzi al Congresso americano, avrebbe prima rivelato dei rilievi statistici (secondo cui il 13% degli iscritti ad Instagram con età inferiore ai 16 anni – tra cui la propria stessa figlia – avrebbe ricevuto settimanalmente offerte sessuali), poi anche sottolineato il fatto che il 26% delle utenze giovanili del social avrebbe riferito di aver notato episodi di discriminazione o violenza online).
40 Stati affrontano i network che possono creare “un’elevata dipendenza”
La causa intentata dal New Mexico, ad ogni modo, non sarebbe essere un caso isolato: circa 40 procuratori generali statunitensi, infatti, avrebbero accusato Meta di promuovere tra bambini e adolescenti un “uso assoggettato e maniacale” della rete sociale, specialmente su Instagram.
E la situazione sembrerebbe essersi complicata ulteriormente dopo la repentina “cancellazione delle prove”, un gesto che avrebbe scatenato ulteriormente la discussione in merito all’integrità e alla responsabilità di Menlo Park nella gestione della sicurezza dei suoi utenti più “vulnerabili” (non è pienamente chiaro, comunque, come possa o debba essere un sito web a garantire un ambiente virtuale privo di rischi durante il proprio utilizzo quando lo stesso si fonda prettamente sull’interazione altrui, che può essere difficilmente prevista (o vigilata) ma tranquillamente evitata, a priori).
Fonti online:
ByoBlu (testata giornalistica ed emittente televisiva nazionale; articolo di Andrea Murgia del 22 dicembre 2023), sito di Raul Torrez, sito istituzionale del procuratore generale del New Mexico, The Guardian, sezione protocollo di segnalazione elettronica (Electronic Complaint Submission, ECS) dell’ufficio del procuratore generale del New Mexico, probabile vecchio sito di Tech Transparency Project (TTP), sezione Mediacenter di Panda Security, The Wall Street Journal, Il Post, Wikipedia;
Canali YouTube: NBC News, NewsNation, CNBC Television.
Antonio Quarta
Redazione Il Corriere Nazionale