Pd e M5S – Pur divisi sul Mes si dialoga in vista delle regionali

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Da Elly Schlein a Carlo Calenda, passando per Nicola Fratoianni, è un coro – quasi – unanime quello delle opposizioni: “Il ministro Giancarlo Giorgetti dovrebbe trarre le conseguenze” della bocciatura del Mes in Aula. La ‘colpà attribuita al titolare dell’Economia sarebbe stata quella di “andare all’Ecofin dicendo che il Mes sarebbe stato ratificato”, come spiega il deputato del Pd Vincenzo Amendola in Aula.

Schlein attacca: “Giorgetti dovrebbe valutare le dimissioni perchè quella che la maggioranza ha messo in evidenza in Parlamento è una clamorosa smentita al ministro dell’Economia”. “Il ministro dell’economia dovrebbe trarre tutte le conseguenze”, sottoscrive Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana. Ma anche da Italia Viva, partito che segue una linea più ‘dialogante con l’esecutivo, arriva un affondo nei confronti del responsabile dell’Economia: “Giancarlo Giorgetti esce ampiamente delegittimato” dal voto in Aula, spiega il capogruppo di Iv alla Camera, Davide Faraone.

Chi non carica lancia in resta contro il ministro è il Movimento 5 Stelle. Prendendo la parola alla Camera, Giuseppe Conte punta i fari sulla premier Giorgia Meloni: “Meloni ha detto che il Mes è passato col sangue degli italiani, senza dibattito parlamentare, col favore delle tenebre: se oggi siamo qui vuole dire che non è vero, che Giorgia Meloni ha mentito al Parlamento”, dice l’ex premier tornando sul caso del fax sventolato in Aula da Meloni per accusare lo stesso Conte di aver dato l’ok alla riforma del Mes “alla chetichella”.

Un’accusa che ha prodotto alla richiesta dell’attivazione del gran giuri’ alla Camera da parte dei Cinque Stelle. Per Conte e il suo partito, infatti, la responsabilità di quello che è accaduto con il Mes è tutto della premier. Tradotto: attenzione a fare di Giorgetti il “parafulmine di Meloni“. Se il voto sul Mes restituisce l’immagine di una maggioranza divisa, meglio non va all’opposizione che si conferma frammentata.

Il Partito Democratico, con Più Europa, Azione e Italia Viva hanno votato a favore della ratifica. Alleanza Verdi e Sinistra si è astenuta. Il Movimento 5 Stelle ha votato contro, assieme a Lega e Fratelli d’Italia. Un insieme di tessere che, se si guarda al passaggio di oggi, difficilmente sarà possibile mettere assieme. Eppure Elly Schlein, non demorde e cita proprio la maggioranza come esempio di chi sa stare assieme nonostante le differenze.

La segretaria del Pd continua a dirsi sicura che l’alleanza con i Cinque Stelle alle Regionali non è a rischio e a lavorare per l’unità. Un compito ai limiti dell’impossibile che gli è stato affidato da un padre nobile del centrosinistra come Romano Prodi, ma anche dai numeri che fanno del Pd la prima forza di opposizione. Lei si schernisce e dribbla le domande dei cronisti: “Io federatrice? Io sono sempre stata federalista europea convinta”. E a chi fa notare alla segretaria Pd che la domanda non era sull’Europa, Schlein sorride: “Lo so”.

Certamente, ragiona Schlein, la differenza di linea tra Pd e M5s non impedisce “di costruire alleanze sui territori”, come stanno cercando di fare la leader Pd e Giuseppe Conte. In gioco, infatti, ci sono cinque Regioni in cui si voterà in primavera, oltre a un centinaio di Comuni. Alle europee, invece, ognuno andrà per sè, visto che si vota con il proporzionale puro. Ma se queste differenze “non impediscono alla maggioranza di governare insieme”, è il mantra della segretaria, perchè dovrebbero impedire alle opposizioni di trovare un terreno comune su cui costruire l’alternativa alle destre? In ogni caso, “oggi mi sembra che quella più evidente sia la spaccatura dentro al governo: sono incapaci di decidere e trovare un compromesso tra di loro su una rilevante questione di politica europea.

Questa è l’evidenza di oggi”, sottolinea Schlein: “Dopodichè, tra le opposizioni ci sono delle differenze? Si’, ce lo diciamo tutti i giorni, ma nessuno mette in discussione che la maggioranza possa governare insieme” nonostante “le differenze della maggioranza che hanno reso evidente la debolezza di questo governo”.

Dal Movimento 5 Stelle si continua a rigettare l’idea di un processo federativo con il Partito Democratico e si contesta la “pretesa egemonica” dei dem. “Ragionare per pari”, ripete il presidente M5s che, sul Mes, rivendica la coerenza del suo partito. Al termine dei lavori parlamentari, infatti, esponenti Cinque Stelle sottolineano che il Movimento non si è mai mosso dalla convinzione che il Mes, cosi’ come introdotto nel 2011 con il governo Berlusconi, rappresenta un’arma a doppio taglio. Per questo, ricordano, c’è stato un impegno per modificarlo.

La ‘faglià fra Pd e M5s, dunque, rimane ma non si allarga. Il rapporto fra Giuseppe Conte ed Elly Schlein continua ad essere caratterizzato da strappi e ‘suturè e, stando a quanto spiegano fonti parlamentari dem, si andrà avanti cosi’ almeno fino alle europee, quando i due partiti si saranno pesati col proporzionale e si capirà quale dei due avrà la forza di tenere insieme le opposizioni. Lo schema su cui ragionano i Cinque Stelle, tuttavia, sembra diverso: europee o meno, gli accordi si fanno sui singoli provvedimenti e sui singoli territori. Al momento, dunque, il dibattitto sul federatore sembra meramente teorico, anzi “lo escludiamo” rimarca un esponente di spicco M5s.

Ma non sono solo i Cinque Stelle a marcare le differenze sul Mes. Alleanza Verdi e Sinistra ha portato avanti un confronto interno sul Meccanismo Europeo di Stabilità che ha prodotto il voto di astensione di oggi. Sinistra Italiana, una gamba dell’alleanza rossoverde, in passato ha tenuto un approccio scettico quando non apertamente ostile, nei confronti del Mes. Europa Verde, al contrario, è sempre stata aperta alla ratifica e all’attivazione.

Una frammentazione che Carlo Calenda fotografa cosi’: “Oggi la maggioranza si spacca sul Mes e cosi’ il Campo largo. è la testimonianza che questo paese non si puo’ governare con un bipolarismo che produce solo contraddizioni e figuracce”. Fa eco Matteo Renzi per il quale, con il voto sul Mes si è manifestata “la grande contraddizione del campo largo, perchè oggi Conte ha detto che vota convintamente contro il Mes. Siamo quindi in presenza di un fatto destinato a scombussolare le alleanze e i giochi politici italiani”.

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