La confusione della cicogna

Arte, Cultura & Società

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Editoriale di Daniela Piesco co-direttore Radici 

Qual’ è uno dei principali problemi dei bambini in Palestina? L’infanzia negata, il fatto di non poter vivere la propria età, dovendosi rapportare fin da piccoli con la violenza in ogni contesto. In qualsiasi circostanza i ragazzi e bambini vengono trattati come adulti e si comportano di conseguenza.

L’ ondata di violenza legata al conflitto continua a mietere terribili vittime tra i bambini e le loro famiglie in Israele e nello Stato di Palestina. Nulla giustifica l’uccisione, la mutilazione o il rapimento di bambini. Ogni ritardo nel porre fine al conflitto porterà inevitabilmente a conseguenze ancora più devastanti per i bambini.

La confusione della cicogna di Akram Musallam (Edizioni Q, 2023, prefazione di Samed Ismail) è un racconto vivido su quali conseguenze abbia l’occupazione violenta d’Israele sulla psiche di ogni singolo e unico bambino della popolazione palestinese.

Il protagonista del romanzo è Cicogna.Durante l’infanzia,egli riceve dalla nonna questo soprannome, in arabo Laqlaq, per il suo aspetto fisico: gambe sottili, spalle spioventi, naso lungo.

È un uomo che si rivela a poco a poco, trascinando il lettore in una ricerca di significato che corrisponde al tentativo del personaggio di capire il senso della vita nel Paese in cui vive, un’esistenza intessuta di assurdità e limiti invalicabili.Attraverso le vicende del protagonista e della sua famiglia, infatti, il lettore si immerge nella quotidianità del popolo palestinese sotto l’occupazione israeliana e conosce le nevrosi del protagonista, ossessionato dai divieti e dai confini invalicabili che hanno distrutto la sua famiglia e la sua vita.

Ben presto  Cicogna scopre la dualità delle cose come quella ad esempio del fiume Giordano che gli spezza il cuore in due parti, una dove si trova confinato lui, e una dove vive sua figlia, mentre i social (unico mezzo con il quale può comunicare con la figlia) lo illudono di poter valicare la barriera della solitudine.

Il palestinese,come è  notorio,vive all’infinito le divisioni e i veti, confondendo la demarcazione tra spazi geografici, verità e menzogna, sogno e realtà.

Secondo l’autore, Cicogna, come tutti i palestinesi, si sforza di vivere “normalmente”, ma questa normalità si scontra, continuamente e quotidianamente, con i muri, i fili spinati, il sistema vessatorio dei permessi di circolazione, necessari per farsi curare, per lasciare temporaneamente il Paese, per tornare, per coltivare la propria terra, per commerciare…Un sistema oppressivo,in sintesi,che non può non generare malessere psicologico in chi lo subisce.

Un malessere che si trasforma necessariamente  in lotta di resistenza: l’individuo può eliminare ogni mediazione tra la propria personale lotta per l’esistenza e la causa palestinese, e ciò fa di ogni palestinese un rivoluzionario latente.

La trama

L’azione prende l’avvio nella seconda decade del nuovo millennio, in un paese della Cisgiordania. Cicogna, un quarantenne solitario e depresso di cui ignoriamo il vero nome, ha un appartamento in paese, ma ha preso l’abitudine di dormire in casa della nonna, ormai novantenne, e di coricarsi nel letto di ferro appartenuto al nonno, defunto da dieci anni. Nella vecchia casa della sua infanzia, Cicogna si interroga sul segreto del nonno, che lo tormentava da bambino e che si affaccia di nuovo nella sua vita di adulto: il nonno, infatti, ex militare nell’esercito del Mandato britannico negli anni Trenta, celava un oscuro segreto, legato all’omicidio di un commilitone e a una misteriosa giara di vetro.

Ripercorrendo la vicenda del nonno e la propria, Cicogna dipinge un affresco di storia palestinese lungo quasi un secolo, dagli anni Trenta ai giorni nostri: lunghi decenni segnati dalla sofferenza, dalla Nakba del ’48, dalla guerra del ’67, da quella del ’73, dalle due Intifada, da un’occupazione che ha imposto una serie infinita di proibizioni, così come ha negato il “diritto al ritorno” dei palestinesi nella propria terra, segnando in modo drammatico le vite di quattro generazioni di uomini e donne.

LAQ LAQ SI SPOSA in Giordania dove si è potuto recare dopo aver pagato l’amministratore dei permessi «per cancellare un divieto di viaggio di cui non conosceva la causa». Un matrimonio inatteso, una figlia inattesa e Laq Laq decide di tornare in Palestina per le pratiche di trasferimento della famigliola dalla Giordania alla Palestina. Seleziona per la sua inspiegabile economicità il taxi di Iwaj, altro eroe solitario, che lo accompagna al ponte sul Giordano. Iwaj spiega che faceva pagare ai clienti che si accingevano a fare quel viaggio solo il costo della benzina, perché anche lui era un profugo nato dopo la Nakba e non aveva mai visto nessuno tornare da quel passaggio.
A Laq Laq sarà proibito il ritorno per portare la giovane moglie e la piccolissima figlia come si era illuso di poter fare. Non le rivedrà mai più. Elabora il lutto acquistando per la figlia sempre due vestiti uguali: uno glielo manda e l’altro lo appende in un armadio e segue la crescita attraverso le diverse misure dei vestiti indossati che lui non può vedere.

E dunque i bambini di Gaza sono tristemente prigionieri del conflitto più politicizzato del mondo e la comunità internazionale non ha saputo reagire adeguatamente alle loro sofferenze. L’occupazione da parte di Israele e le divisioni nella leadership palestinese stanno rendendo il vivere inutile e impossibile.

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