“Con l’autorizzazione a benedire le coppie gay, cioè l’uso improprio del fondoschiena tra persone dello stesso, papa Francesco ha di fatto abolito il sesto comandamento. Non pago di aver sdoganato i pruriti dalla cinta in giù, ha pensato di autorizzare anche le brame degli arti superiori. Nei giorni scorsi il Pontefice ha infatti detto: “Anche i ladri ci aiutano spesso a non essere avari. Il loro comportamento è censurabile, ma può anche rappresentare un ammonimento salutare contro l’avarizia”. Tradotto, il novello rappresentate della Nouvelle Théologie della Chiesa 3.0 ha rottamato finanche il nono comandamento e ha fatto subdolamente intendere che desiderare la roba degli altri, è cosa buona e giusta”.
Sono alcune righe di un articolo pubblicato da Affaritaliani.
A questo papa, come ai suoi predecessori, si possono fare critiche serie, però oggi va di moda criticarlo per il semplice fatto che è più vicino al vangelo che al Catechismo della chiesa cattolica. E questa non è una critica seria. Di norma chi muove queste critiche, conosce poco il vangelo e il cristianesimo. In questo caso l’autore dell’articolo non conosce neppure bene il sesto comandamento, che in realtà recita: “Non commettere adulterio”, e quindi non condanna l’amore onesto tra due persone omosessuali.
Riguardo poi al furto, il papa lo ha condannato, giacché ha affermato che è censurabile, però ha volutodire che in qualche modo diventa un monito per chi accumula ricchezze. Giustissimo. Però si potrebbe chiedere al papa da quale pulpito viene la predica, giacché la prima ad avere accumulato ricchezze è proprio la chiesa. Questa, per esempio, è una critica seria.
Renato Pierri