Festival di Sanremo 2024: recensione della terza serata

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C’è una certa consolazione questa mattina e i motivi sono principalmente due. Ma, innanzitutto, volevo rassicurarvi sul Travolta gate, che ha ottenuto l’unico esito che avrebbe potuto avere in un contesto televisivo italiano: tapiro d’oro di Striscia la notizia per Fiorello. Anche se a me puzza tutto un po’ troppo per voltare pagina così, torniamo alle motivazioni.

Primo: i miei pronostici sulla resa della terza serata con co-conduttrice Teresa Mannino non sono stati smentiti proprio grazie a lei, anzi se posso sbilanciarmi direi che le aspettative sono state superate (forse perché di base non erano alte?!) – al di là di quelle note stonate che, purtroppo, con Amadeus bisogna mettere in conto (v. monologo di Edoardo Leo). Secondo: Ghali finalmente nella cinquina della classifica provvisoria subito dopo Angelina Mango. L’”alieno” del Festival è portatore di un messaggio potente e pian piano sta arrivando a tante orecchie e soprattutto cuori.  Un bel traguardo!

Ma andiamo per gradi. La Mannino perfettamente nel suo habitat naturale: simpaticissima, spontanea, genuina. Gli ingredienti necessari per essere l’intrattenitrice di cui avevamo bisogno. Da lei ce lo potevamo aspettare, certo, ma non era affatto scontato che riuscisse oltre ad essere credibile ed efficace negli sketch comici anche come comunicatrice. Avevano annunciato in conferenza stampa che in questa edizione non ci sarebbero stati monologhi e, in effetti, riferendoci al suo non possiamo parlare di monologo nel senso tradizionale del termine, quelli a cui siamo stati abituati negli anni e che – anche se con delle eccezioni – erano ormai diventati sterili. Il suo intervento no, ha catturato tutti per l’ironia tipica della palermitana e al tempo stesso, però, ha provocato le coscienze partendo della presunzione di superiorità dell’uomo occidentale che “ha perso la misura, credendo che il resto del mondo sia a sua completa disposizione”, per giungere a una pillola di saggezza mediante un elogio alle formiche tagliafoglie, le quali “fanno agricoltura da 50 milioni di anni e non hanno rovinato niente, noi solo da 10 milioni e abbiamo sfinito il pianeta”. E sempre attraverso loro ha concluso inaspettatamente con una considerazione femminista: “I maschi umani invece preferiscono il potere: sulle donne, sui bambini, sulla natura. Anche a me piace il potere, ma il potere di ridere e far ridere, di vestirmi con le piume, di cantare anche se sono stonata, di ballare per strada. Non sono disposta a ignorare le storie che non sono ancora passate. Se non è passato, non è il momento di passare oltre.”

Tornando a Ghali, la sua canzone si fonda su una chiacchiera immaginaria del cantante con un alieno che atterra sul pianeta Terra e chiede conto di ciò che vede. Nell’elencare il disastro attuale in cui il mondo versa – un mondo schiavo dei cellulari che non si rende conto di quello che gli accade intorno e di chi, figlio di un lontano deserto, attraversa il mare sognando una vita migliore – offre la possibilità di riflettere sull’integrazione e sull’uguaglianza. Non manca anche un riflettore sulla guerra e di conseguenza sulla sua insensatezza che sta distruggendo popoli.

Già detto che le note dolenti non mancano, vero? Ci aggiungo anche l’ospitata di Eros Ramazzotti e Gianni Morandi, tappa buchi extralusso. Ci ha pensato, però, Russell Crowe a risollevare gli animi con il suo velatissimo “dissing” a Travolta. Ammettiamolo, ha solo dato voce ai pensieri di tutti noi e quando questo accade, la risata è assicurata.

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