Foibe, Giorgia Meloni è la prima presidente del Consiglio in visita a Basovizza

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Meloni: “Siamo qui per rendere omaggio a istriani, giuliani e dalmati, che per rimanere italiani decisero di lasciare tutto”

di Miloš Malinić

TRIESTE – “Sono venuta qui da ragazza, quando lo facevano in pochi, e farlo significava essere anti-Italia, isolati, accusati. Sono tornata qui da adulta per celebrare qui il Giorno del Ricordo, che spazzava via una volta per tutte la congiura del silenzio che per interminabili decenni aveva avvolto la tragedia delle foibe e il dramma dell’esodo nell’oblio e nell’indifferenza”. Queste le parole oggi di Giorgia Meloni che è il primo presidente del Consiglio a commemorare ufficialmente alla Foiba di Basovizza (Trieste) le vittime italiane delle foibe alla fine della Seconda guerra mondiale. Presente con i ministri Antonio Tajani (Esteri), Gennario Sangiuliano (Cultura), Luca Ciriani (Rapporti con il Parlamento), Andrea Abodi (Giovani) e Giuseppe Valditara (Istruzione e merito).

“Siamo qui per rendere omaggio a istriani, giuliani e dalmati– sottolinea la premier- che per rimanere italiani decisero di lasciare tutto, case, beni, terreni, per restare con l’unica cosa che i comunisti titini non potevano togliere loro. E cioè l’identità“.

Meloni ricorda che l’Italia a lungo non ha ricambiato l’amore degli esuli istriani, giuliani e dalmati, e cita “il treno partito da Ancona nel febbraio del 1947, che conduceva gli esuli partiti da Pola. Quando il treno si fermò alla stazione di Bologna, venne preso a sassate. Il latte che era destinato ai bambini, che già soffrivano di disidratazione, venne buttato sulle rotaie. Gli esuli vennero insultati, fu impedito loro di scendere”. Quello era il “treno della vergogna”, ma oggi, sottolinea Meloni, partirà da Trieste un altro treno “che compirà un viaggio dal Nord al Sud, non per riaprire le ferite del passato, ma per chiudere un cerchio: per sanare una vergogna, per accompagnare quegli esuli in Italia e far conoscere la loro storia e il sacrificio, e ricucire il sentimento di solidarietà”. Solidarietà fondata sulla verità storica, continua la premier, “che per noi è un patrimonio da condividere anche con i popoli delle repubbliche di Slovenia e Croazia, con lo stesso spirito di pacificazione che ha portato Gorizia e Nova Gorica a condividere la candidatura a Capitale europea della Cultura del 2025″. La presidente ricorda infine la legge del 2004 che ha istituito il Giorno del Ricordo, che ha permesso “al fiume carsico del ricordo” di emergere “in superficie, ha intercettato affluenti, è diventato forte e impetuoso, e oggi risplende in una luce che nessun tentativo riduzionista, negazionista o giustificazionista di quella tragedia, che spesso ancora riemerge, potrà mai oscurare”, conclude.

Agenzia DIRE www.dire.it

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