Una scelta politica chiara, quella che sta emergendo soprattutto a livello globale, la massimizzazione del profitto e la minimizzazione dei costi anche se in ballo c’è l’aggressione alla Natura e la conseguente“ risposta di costei”, in termini di mutamenti climatici e stato di salute degli uomini.
Un virologo come Fauci al tempo della pandemia scrisse: “ci sono molti esempi dove l’emergenza di malattie riflette la nostra crescente incapacità di vivere in armonia con la natura” e, che “ vivere in maggior armonia con la natura richiederà cambiamenti nel comportamento umano così come altri mutamenti radicali che possono necessitare decenni per essere raggiunti: ricostruire le infrastrutture dell’attività umana, dalle città alle case ai luoghi di lavoro, dall’acqua alle fognature, dai luoghi di svago e di incontro”.
Altre ricerche di scienziati hanno raggiunto la seguente conclusione: “ gli ecosistemi possono giocare un importante ruolo di regolazione delle malattie mantenendone le dinamiche naturali nella vita selvatica e, riducendo la probabilità di contatto e la trasmissione del patogeno tra gli esseri umani e il bestiame da allevamento”.
Anche le parole di Papa Francesco:” non è possibile rimanere sani in un mondo malato”.
La scienza oggi afferma che la salute va considerata come un unicum, che riguarda la stretta relazione tra la dimensione umana e quella planetaria (“One World – One Health”).
Ci ammaliamo perché con le nostre attività intacchiamo il Capitale Naturale, che sostiene i servizi che gli ecosistemi ci erogano.
Uomini, animali e piante devono respirare aria pulita, bere acqua non contaminata e mangiare cibi sani. Sono i sistemi naturali con le loro complesse e delicate strutture, che ci consentono, quotidianamente e gratuitamente, di vivere e di farlo in buona salute.
Se tuteliamo la Natura, indeboliamo noi stessi e se al contrario la preserviamo, preserviamo l’uomo. Perseguire una vera sostenibilità vuol dire inserire la Natura nelle scelte di ogni uomo e soprattutto della programmazione politica.
Nel triste tempo corrente si nega il cambiamento climatico, che insieme al consumo di suolo causano lo stress degli ecosistemi.
Su questa importante battaglia la Unione europea che aveva puntato sulla proposta di Nature Restoration Law, sta facendo marcia indietro. Ripristinare un ecosistema equivale a tutelare la biodiversità, in esso contenuta e nel contempo garantire la funzionalità dell’ecosistema stesso, assicurando la continuità e la funzione si quei ‘servizi ecosistemici’ da cui le società umane dipendono direttamente.
L’Italia presenta un enorme problema di corretta gestione degli ecosistemi sia terrestri che marini, modificati e inquinati da cementificazione, frammentazione degli ecosistemi e perdita di suolo agricolo.
Irresponsabilmente una classe dirigente opera ignorando, che lo IARC di Lione inserisce nella lista dei cancerogeni certi per l’uomo l’inquinamento atmosferico.
Nel PNRR la missione 6 è dedicata alla “salute” ma è assente qualsiasi riferimento alla prevenzione. IL Prof. Forastiere epidemiologo, membro dell’Imperial College di Londra, insignito dall’International Society for Environmental Epidemiology del premio John Goldsmith 2022, con la motivazione di aver concorso alla messa a punto di metodi per lo sviluppo dell’epidemiologia ambientale ha dichiarato alla stampa britannica:“ La nostra scoperta sottolinea l’importanza cruciale di attuare misure rigorose per ridurre l’esposizione umana agli inquinanti atmosferici. Queste sono cruciali non solo per salvaguardare dai disturbi fisici, ma anche per preservare il benessere mentale”.
Uno studio dell’Agenzia Europea per l’Ambiente conferma che l’inquinamento atmosferico ci sta uccidendo. Un pericolo per la salute umana e per l’ambiente. Anche Bruyninckx direttore dell’Agenzia europea afferma che “L’inquinamento atmosferico è un assassino invisibile “.
Gli inquinanti maggiormente pericolosi sono quattro: il particolato (PM10 e PM2.5), il Biossido di azoto (NO2) e l’Ozono troposferico (O3). IL più pericoloso è il biossido di azoto presente ovunque c’è una combustione perché bruciamo aria, che contiene per quasi l’80% azoto. Da questo punto di vista considerato il progetto alta velocità a Vicenza con la massiccia presenza del tris di inquinanti, la eleggeremo probabilmente come la Bhopal della pianura padana.
Una grande, originale risposta arriva a mio modesto avviso dalla Capitanata di Foggia attraverso il Modello di sostenibilità fondato sulle vocazioni del territorio e la economia circolare